Capitolo 17

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- James... - Mary si avvicinò piano. Lentamente, lui le cinse le spalle con le braccia. Passarono i secondi, tutto era fermo, tutto era opaco e ovattato. La frase di James risuonò come un'eco.

- Verrò con te - Mary si allontanò.

- Assolutamente no - disse senza guardarlo, la voce incrinata.

- Assolutamente sì - James era stranamente sicuro, più di quanto non lo fosse mai stato.

- No, non te lo permetterò - Mary continuava a non guardarlo.

- E io non ti lascerò andare da sola –

- Non riusciresti a impedirmelo. E comunque è sbagliato, non lo capisci? Sbagliato in tutti i sensi. Per te, per John... è sbagliato per me! Se devo morire, voglio che accada almeno con la sicurezza che voi tre stiate bene –

- E noi? Dovremmo sopportare la tua morte? Dovremmo lasciarti andare, così, "vado a farmi uccidere, ma voi non mi seguite". No, questo è sbagliato –

- Non ricominciamo con questo discorso, James, devi trovare i nostri genitori, devi salvare loro, non ti sembra già abbastanza? –

- Io voglio salvare te! –

- Ma non puoi! –

- Forse no, ma sicuramente ci proverò - capitava di rado che James parlasse senza pensare. Questa era una di quelle volte, le parole venivano fuori come un fiume in piena.

- Non puoi giocare a fare l'eroe ora. Non riesci a capire cosa potrebbe succedere? Moriarty ucciderà anche te, molto probabilmente prima! Perché non capisci mai il livello di pericolo? –

- Perché continuate a dirmi che cosa potrebbe succedere? Perché siete così spaventati per qualunque cosa io debba affrontare? –

- Ti diverti a fare domande retoriche o proprio non ci arrivi? - Gridò Mary esasperata - Non capisci proprio, vero? Dopo dieci anni ancora non hai capito che tengo a te più di quanto tenga a chiunque altro? –

- Sei tu che non hai capito, Mary - James invece parlava a bassa voce - dopo dieci anni, ancora non hai capito che nessuno di noi ti lascerà andare verso morte certa da sola –

Mary gli voltò le spalle, non riuscivano neanche a guardarsi. Vedeva tutto sfocato per via delle lacrime. Fu in quella superficie offuscata che era diventata la libreria che Mary colse una luce rossa. Spalancò gli occhi e si avvicinò per guardare meglio.
...8...7...
- James - balbettò - Scappa - Lui impallidì.
...6...5...
- Fuori dalla casa - continuò Mary finalmente voltandosi.
...4...3...
- ORA! -
...2...1...

Tutto era rallentato. La sua corsa era come bloccata dalla forza del tempo. A rallentatore passarono quegli ultimi due secondi, a rallentatore realizzò che la casa stava esplodendo, stava esplodendo con loro dentro. A rallentatore sentì la botta netta dell'onda d'urto che la sollevò da terra. Vide James atterrare prima di lei, sul divano. "Sto volando", pensò. Da lì, fu tutto velocizzato. E quasi non vide la parete prima di scontrarcisi violentemente.

Era tutto nero. Non riusciva a capire, dove era finita la casa, o quel che ne restava? Si accorse quasi subito dello sbalzo di temperatura. Cominciava a capire, era agosto, era il sei di agosto del 2007.
Era in ginocchio per terra, aveva le mani sporche di sangue. Ma non era il suo sangue. Ora tutto cominciava a prendere forma: James era accanto a lei, steso sull'asfalto. La polizia dopo aver chiamato l'ambulanza era partita all'inseguimento del trio mascherato. Il panico dentro di lei cresceva sempre di più. Sentì la sirena dell'ambulanza in lontananza.

- Mary... - quella voce era così lontana. Come se fosse nell'acqua, rimbombava.

Rivide in un secondo gli attimi appena passati, così veloci, così inspiegabilmente lontani. Le maschere dei due criminali che rendevano impossibile distinguerli. La polizia che tardava a venire. La maschera di Trevor Sprane che cadeva a terra mostrando il suo volto tramortito dal pugno ben piazzato di Mary. Quella strana felicità, la soddisfazione di aver steso un ladro e assassino. E poi tutto che svaniva, con il rimbombo per Pickard Street di quell'unico sparo. Quello sparo che avrebbe segnato la loro vita per sempre. Il sentimento improvviso che quel colpo fosse andato a segno, ancor prima di averne prove visive. La corsa verso dove sembrava provenire il colpo, la ricerca di James, che si era allontanato per continuare, come lei con Sprane, quello strano combattimento con Lhinter. E poi l'immagine di lui a terra, praticamente immobile, il respiro mozzato da quel colpo. E dietro di lui la terza maschera, rimasta fino ad allora nell'ombra, che celava il ghigno di Moriarty. Lo aveva colpito alle spalle. Aveva atteso l'arrivo di Mary, forse soltanto per godere della sua reazione. Ma solo ora Mary si spiegava l'arrivo di due ambulanze invece di una: la prima era stata chiamata proprio dall'assassino, che non poteva rischiare di essere artefice della morte di un minorenne. I due criminali che fuggivano e la vita di Mary che si sgretolava insieme a quella di James. Le ginocchia della ragazza che cadevano sull'asfalto bagnato di pioggia e sangue. James che la guardava, ogni respiro un tormento, ogni sguardo occultatore di una supplica d'aiuto, e le dichiarava il suo amore che fino a quel momento lei aveva provato a considerare infantile. Mary che afferrava la sua mano, come a volerlo trattenere nel mondo dei vivi. Infine i suoi occhi che si chiudevano e la risposta di Mary che moriva ancor prima di essere pronunciata. Aveva quindici anni, quindici anni, quando ha rischiato di vedere morire il suo migliore amico.

La figlia di Sherlock Holmes - Word GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora