Capitolo 1

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Mary e James scesero dall'autobus e incontrarono Sherlock alla casa della vittima.
- Ti prometto che questa è l'ultima volta che qualcuno dovrà venirti a prendere, Mary, so che è imbarazzante e per questo oggi ho preferito mandare James. Comunque quando compirai diciotto anni potrai uscire da sola, ha detto la preside -
C'era un motivo per cui inviare James sarebbe stato meno imbarazzante: dopo il caso Moriarty i giornalisti accorsi erano stati tantissimi, ma per una questione di privacy John e Sherlock avevano preferito rifiutare di mostrare i volti dei ragazzi, come i compagni di classe di Mary avevano ampiamente ricordato. Ma bisognava giungere a un compromesso, perciò i loro volti li avevano dovuti mostrare. E così le foto di Sherlock e John fecero il giro di tutta l'Inghilterra, nonostante la loro assenza quel giorno a Pickard Street. L'aiuto di Mary durante i casi era più indispensabile di quello degli altri tre messi insieme, perciò la ragazza si ritrovava spesso a dover uscire prima da scuola, ma c'era questa regola insensata sull'uscita preventiva. Le prime volte era andata a prenderla Sherlock, ma ciò aveva alzato tanto scalpore che Mary avrebbe voluto sotterrarsi dall'imbarazzo. Il viso di James era il meno conosciuto, molto meno anche di quello di Mary, di lui si conoscevano solo il nome e la storia, quindi la situazione dell'uscita era stata comunque molto migliore delle volte che era venuto Sherlock.

La casa era più che altro una villa: la vittima, Catherine Clifford, era un'affermata scrittrice e giornalista ormai in pensione.

- John arriverà fra poco - aggiunse Sherlock sbuffando. Mary capì subito per quale motivo il padre di James fosse in ritardo: insieme alle tante cose che erano cambiate dopo il caso Moriarty, erano cambiate anche le personalità e i comportamenti di ognuno di loro quattro. Se possibile la mente di Mary era diventata ancora più brillante e veloce, ma il suo umorismo si era trasformato in sarcasmo puro e semplice, era diventata meno paziente ed era facile che le saltassero i nervi. Al contrario James era diventato più insicuro e nonostante la voglia di continuare a lavorare come investigatore sembrava sempre spaventato. Sherlock tentava di celare il fatto che anche in lui fosse cambiato qualcosa, ma era diventato umile, meno coraggioso e indipendente, più devoto alla polizia e allo Stato che al proprio amore nel risolvere i casi.
Ma John era quello che era cambiato di più. Era diventato iperprotettivo, nervoso, perennemente in ansia e sempre a lavoro. Aveva praticamente proibito a James, dopo ciò che era successo, di continuare a occuparsi dei casi, ma, prosciugato dall'ansia e dal nervosismo, non ci era riuscito. In quel momento quindi, con tutte le probabilità, John stava richiedendo una scorta o qualcosa di simile; arrivò infatti ancora più irritato del solito per non essere riuscito a ottenerla.

Dopo aver parlato con il medico legale e il capo della squadra omicidi della polizia, i quattro ebbero il permesso di entrare nella villa. L'arredamento era antico e di valore, tutto ciò che si trova nelle case delle persone anziane, ma moltiplicato per dieci: i mobili a vetrina erano pieni di oggettini in ceramica e le tende pesanti erano ricoperte da sfarzosi merletti. Ogni cosa era contrassegnata da un cartellino giallo numerato, che la scientifica aveva sistemato poco prima quando aveva preso i campioni.

James si fermò a curiosare in salotto, mentre Mary, dopo uno sguardo che come uno scanner constatò che non ci fosse niente di interessante a parte due bicchieri di brandy sul comò, andò dritta al piano di sopra, nelle camere. Dopo aver trovato ciò che cercava tornò di sotto.

Proprio mentre scese l'ultimo gradino James indossò un paio di guanti di lattice e prese uno dei due bicchieri di brandy, portandolo vicino alla bocca come se volesse berlo.

- Fermo, sei impazzito? Sono prove! - Gli disse senza tanta enfasi, sapendo benissimo che le stava facendo solo quello che avrebbe dovuto essere uno scherzo, oppure non avrebbe indossato i guanti.

Come previsto, James rise. Non era proprio una risata vera, era palesemente forzata, ma ormai era così da due anni e mezzo:

- Ma dai! Ti stavo solo prendendo in giro. Ti pare che lo bevo? Non voglio suicidarmi -

- Ok che con un sorso di birra perdi la ragione, ma fino a morire no - affermò Mary sarcastica.

- Ma non c'entra l'alcool: Catherine è morta bevendone solo un sorso! -

- Ma che stai dicendo, quello è semplice brandy, non è mica veleno - disse Mary con poca importanza. L'espressione di James si fece confusa.

- Secondo il medico legale è proprio questa la causa della morte, ce lo ha detto prima, ricordi? -

- No, perché sinceramente non l'ho mai ascoltato, preferisco non farmi condizionare e chissà perché non mi sembri molto sorpreso a riguardo. E comunque io ho scoperto qualcosa che tu, ascoltando il medico legale, non avresti scoperto - commentò Mary con un leggero sorrisetto sulle labbra:

- In effetti non c'è solo brandy in quel bicchiere, ammetto che prima non avevo notato l'effervescenza dovuta all'acido del veleno, ma nella cabina armadio c'è una pistola - spiegò armeggiando con la scatola dei guanti. Guidò James fino alla cabina armadio

- La vedi? Era seminascosta, ma l'ho toccata solo con un piede perché magari con un po' di fortuna ci troviamo delle impronte digitali e non volevo inquinarla. È stata buttata lì di fretta, l'assassino deve essere stato colto di sorpresa da qualcuno che entrava in casa, sennò non l'avrebbe lasciata qui -

- Qualcuno che passava sulla strada ha sentito dei rumori e ha chiamato la polizia, da quel che hanno riferito, quindi deve essere stata la squadra di emergenza - disse James.

- Probabile. Ma la finestra dovrebbe essere aperta o non ci sarebbe stata via d'uscita. Non è possibile chiuderla dall'esterno. Ci servirà la squadra che è entrata e che perciò ha visto per prima il corpo, il medico legale, i familiari della vittima e una sala per gli interrogatori. Possiamo chiedere a Nancy se ce la presta di nuovo? - Nancy era un'amica d'infanzia di Sherlock, nonché dirigente di una delle più importanti centrali di polizia di Londra.

- Non penso sia un problema. Vuoi che richieda anche la squadra della scientifica per gli interrogatori? - chiese James scrivendo velocemente su un blocchetto per gli appunti.

Mary ci pensò su, poi decise che in quanto alla scientifica sarebbe bastato riunire tutti nel giardino per qualche minuto. Mentre James scendeva a rivolgere al capo della squadra omicidi e a Sherlock le richieste che aveva scritto sul blocchetto, Mary si sfilò lo zaino di scuola dalle spalle e ne estrasse un grande rotolo di scotch. Ne staccò un pezzo valutandone la lunghezza e si avvicinò alla maniglia della porta: anche se l'assassino fosse stato abbastanza sveglio da evitare di lasciare impronte sull'arma, con meno probabilità si sarebbe ricordato di usare un fazzoletto per aprire la porta. Mary fece aderire bene lo scotch alla maniglia, poi lo staccò e lo infilò in una bustina di plastica. Scese in salotto e osservò con attenzione i due bicchieri di brandy. Il primo particolare non poteva non saltare subito all'occhio: erano due. L'assassino perciò non aveva colto di sorpresa la vittima, ma aveva provata a ingannarla. Mary fece diversi ragionamenti su come sarebbe potuta andare la vicenda, e proprio quando raggiunse il suo obiettivo James rientrò nel salotto.

- Nancy è disposta a prestarci la sala domani alle 18:00 e sono già stati convocati tutti quelli che hanno trovato il corpo e che sono entrati in questa casa prima di noi; per quanto riguarda i familiari ci parleremo oggi alle 16:00 a casa nostra. La squadra della scientifica stava ancora cercando indizi sull'assassino nel giardino, quindi tra un paio di minuti sarà qui -

Mary scese nell'atrio e uscì, ritrovandosi davanti a una ventina di persone, ognuna completamente ricoperta da tuta bianca, cuffia sui capelli, mascherina, guanti e occhiali. Dopo aver dato il sacchetto con lo scotch a suo padre rimase immobile davanti al gruppo per quasi un minuto, aspettando di essere notata. Quando capì che il chiacchiericcio della squadra, che avrebbe preferito tornare al lavoro più che stare lì, non sarebbe terminato con poco, entrò in casa, prese una sedia e ritornò fuori. Ritornata davanti al gruppo la sbatté con forza sul lastricato e poi ci salì sopra. Le chiacchiere si affievolirono. Senza tanti preamboli o presentazioni, Mary attaccò subito con il nocciolo del discorso:

- Chi ha chiuso la finestra della cabina armadio? - osservò le reazioni di ognuno nel nanosecondo che seguì la domanda.

- Grazie a tutti, potete andare - Disse poi scendendo dalla sedia.

- Non tu, però - disse rivolgendosi a una delle sagome bianche che ritornavano al lavoro - Tu resta qui - La donna che Mary aveva indicato si girò di scatto e avvampò fino alle orecchie. Era l'unica che una volta posta la domanda non aveva assunto un'espressione perplessa e non si era guardata intorno cercando di capire a chi si stesse riferendo Mary. Semplice, perché si stava riferendo a lei. 

La figlia di Sherlock Holmes - Word GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora