Durante il giorno precedente Sherlock aveva cercato di rintracciare l'intera squadra d'emergenza. Non aveva voluto coinvolgere Mary, per una volta che conosceva nuove persone, uscendo finalmente dalla bolla che il 221b di Baker Street era diventato. Si era fatto aiutare da qualche agente di polizia e insieme avevano trovato quasi tutti i componenti della squadra. Tutti eccetto tre. Durante la notte erano spariti, scappati, forse. Per il momento, quelli erano i sospettati.
Quella sera Sherlock comunicò che l'indomani avrebbe lasciato la polizia a occuparsi degli interrogatori degli agenti della squadra che erano rimasti a Londra, e soprattutto a sorbirsi le loro lamentele. Lui invece sarebbe andato a cercare quelli che erano andati fuori città. Senza esitazione, Mary e James si proposero per accompagnarlo. Sherlock spostò lo sguardo su John: per la prima volta dopo quasi tre anni lui rinunciò a opporsi alle decisioni degli altri tre e chiarì solamente il fatto che sarebbe stato presente anche lui:
- Partiamo alle 7:00 -
Era 00:45 quando Mary impostò la sveglia alle 6:00 per il giorno seguente. "La sveglia suonerà tra 5 ore e 15 minuti" le comunicò l'avviso che veniva automaticamente sul cellulare. - Sì, certo, come se non sapessi contare - bisbigliò Mary allo schermo in tutta risposta.
Fu la sveglia a prenderla al volo. Aveva già fatto quel sogno. Ricorreva spesso, dal giorno in cui aveva arrestato Moriarty.
Quando uscirono di casa Sherlock si mise al volante della sua auto, mentre James aprì lo sportello di quella di John.
- Che cosa fai? - gli chiese quest'ultimo. James si appoggiò al tettuccio - Tu e Sherlock andate in un'auto e io e Mary vi seguiamo con l'altra – disse sbuffante.
- Ma non ha senso, meglio andare tutti in una - disse John.
- Su questo non ho niente da ridire - intervenne Sherlock.
- Io sì - borbottò James, ma chiuse l'auto e si sedette sul sedile posteriore di quella di Sherlock.
- Bel tentativo - gli sussurrò Mary - Se c'è una cosa che mi dà fastidio è stare nel sedile di dietro -
Sherlock aveva segnato un itinerario in base ai possibili luoghi dove si potevano trovare i sospettati: abitazioni di conoscenti, amici e parenti, più che altro. Per ora dovevano sperare di trovarli lì, ma poteva anche essere che si fossero diretti più lontano. Dovevano aggrapparsi al fatto che non erano persone abituate a scappare e soprattutto alla mancanza di tempo per farlo.
- Prima fermata: Sadie Webb, May's Ln 11, Chiseldon. Non dovremmo impiegare molto tempo per arrivare, forse un'ora e tre quarti, ma niente di più - Disse Sherlock leggendo la cartina.
- Ci mancava solo questo – disse Mary ironica, ma a voce così bassa che riuscì a sentirla solo James – 11, May's Ln, quasi "la strada dell'11 maggio" - il giorno di nascita di James, come se l'intero concetto di "compleanno" stesse tormentando Mary di proposito. Per un attimo le venne voglia di gridare, di dire a suo padre di fare inversione e andare all'aeroporto, di fuggire chissà dove per scappare da Moriarty. Ma no. Moriarty aveva con tutte le probabilità dei complici anche all'aeroporto, questo era il motivo per cui Mary aveva eliminato l'ipotesi della fuga. Qualunque mezzo di trasporto sarebbe stato rintracciato e lei sarebbe stata fermata da uno dei "seguaci" dell'assassino, come amava chiamarli lui. Quello era il motivo per cui non ne aveva parlato con gli altri: avrebbero sicuramente fatto di tutto per salvarla e lei non poteva permetterlo, voleva vivere gli ultimi giorni della sua vita senza i loro tentativi vani di trarla in salvo. E questo valeva ancora ora. Non aveva paura. Troppo pragmatica per temere, la sua mente era giunta alla conclusione che dal suo punto di vista non sarebbe accaduto nulla di male. Avrebbe messo un punto alla sua vita, sì. Ma si sentiva di aver fatto abbastanza e di aver visto scomparire fin troppe persone a cui voleva bene. Ora faticava ad affezionarsi a una persona per paura di perderla. Era cosciente che la sua concezione della morte come concetto in sé avrebbe dovuto essere diversa, ma doveva ammettere che dopo tutte le perdite che aveva subito la vita aveva perso importanza per lei. La morte non era più un evento occasionale, nonostante ferisse ugualmente. Ebbe un'improvvisa voglia di abbracciare i suoi nonni. Non incontrava nessuno dei quattro da anni. I genitori di Sherlock erano morti solo un anno dopo la scomparsa di Daisy e i nonni materni di Mary dopo la morte della figlia avevano voluto tagliare tutto ciò che li legava a qualunque ricordo. Vivevano ora a Leeds, neanche troppo lontano, tanto che Sherlock aveva più volte provato a visitarli. Ma non volevano vederlo e non volevano vedere neanche Mary. Il sentirsi, oltre che abbandonata, rifiutata, a otto anni, dopo la perdita di sua madre, era stato per Mary un ennesimo duro colpo. L'unica figura anziana per cui aveva sempre provato molto affetto fin da quando era bambina era Ruth Baker, la madre di John, nonna di James.
- Potremmo far visita ai tuoi genitori, John? - chiese Mary con indifferenza - Magari questa domenica - aggiunse per occupare il momento di sorpresa che aveva seguito la sua richiesta: Mary non chiedeva mai le cose. Quando da bambina voleva passare del tempo con Ruth lo faceva capire uscendosene ogni tanto con una frase del genere "E' pericoloso non vedere le persone care per un po', si rischia di perdere i rapporti".
- Penso che vada bene - rispose semplicemente John, troppo apatico per mostrarsi anche solo sorpreso.
Chiseldon non era un bellissimo posto. Era un po' triste, o forse era solo colpa del cielo plumbeo. Ma sicuramente, a dispetto del nome della via, non faceva pensare ai fiori maggiolini. Il civico 11 era una villetta grigio scuro delimitata da un prato molto curato. Due auto erano parcheggiate nel vialetto. I quattro si avviarono sul retro, nel giardino. Avvicinandosi sentivano sempre più chiare delle voci allegre, che si interruppero quando i proprietari della casa si accorsero di loro. Una donna sulla cinquantina dai capelli tinti biondi legati in una piccola coda si alzò dal tavolino a cui sedeva con i genitori. Si avvicinò con diffidenza.
- Serve qualcosa? - chiese.
- Lei è Sadie Webb? - domandò educatamente Sherlock.
- Chi lo vuole sapere? - Sadie era sospettosa. Sherlock tirò fuori il proprio documento.
- Sherlock Holmes, investigatore privato... insomma, mi consideri un agente di polizia. Piacere di conoscerla -
- Oh, Sherlock Holmes, devo averla vista sui giornali, il suo viso mi sembrava familiare - si tranquillizzò finalmente l'agente Webb.
- Lei è Sadie Webb, quindi? -
- SADIE? Cosa succede? - chiamarono i genitori della donna.
- Credo che mia madre abbia risposto per me, sì, sono io - rise lei - Accomodatevi, spero che non ci siano problemi -
Quando Sadie ebbe rassicurato i suoi anziani genitori che non era successo niente e li ebbe convinti ad andare a riposarsi in casa e terminare lì la colazione, Mary, James, John e Sherlock poterono finalmente cominciare l'indagine, seduti a un tavolino bianco decorato con piccole figure di limoni.
- Ascolti - cominciò Mary - Lei mi sembra una persona piuttosto ragionevole, quindi vediamo di fare in fretta ma tranquillamente: agente Webb, lei fa parte della squadra di polizia che è entrata nella villa di Catherine Clifford subito dopo l'omicidio di quest'ultima, dico bene? Immagino che la squadra si sia sparsa nella casa per controllare le stanze. Riesce a ricordare precisamente quali stanze ha controllato lei? - mentre Sadie si preparava a rispondere, Mary si preparò a osservarla bene negli occhi per cogliere anche un minimo accenno di bugia. Ma Webb non sembrava darne.
- Ho ispezionato il piano di sotto, questo lo ricordo bene, l'ingresso, il salone e la cucina, se volete posso fornirvi i particolari della stanza che mi sono saltati all'occhio - rispose tranquillamente.
- Non ce ne sarà bisogno, grazie, abbiamo visitato la scena del crimine. Ancora una domanda... Il bagno com'era? Le è sembrato ci fosse qualcosa di strano? - chiese ancora Mary.
- Non c'era un bagno nel piano terra della villa. Se vuole può contattare il mio caro amico Daniel Young, sono abbastanza sicura del fatto che lui fosse al piano di sopra - domanda a trabocchetto superata.
- Per quale motivo ieri e oggi non si è recata a lavoro? - si intromise James.
- I miei genitori sono anziani ormai, non possono stare qui a Chiseldon da soli, soprattutto quando il supermercato è a 10 km di distanza, devo chiedergli di trasferirsi a Londra proprio come ho fatto io, vendendo questa villa -
- Ha ragione. Porti loro i nostri saluti, allora, e scusi per l'interruzione - Terminò Sherlock. Mary gli aveva dato una gomitata per comunicargli l'innocenza dell'agente Webb.
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La figlia di Sherlock Holmes - Word Games
Misterio / SuspensoUn unico caso, la morte di Catherine Clifford, una famosa giornalista ormai in pensione. Parallelamente continua però anche il caso Moriarty, assassino che i protagonisti cercano di fermare da anni. Saranno Mary Holmes e James Watson, figli rispetti...