Mary non parlò con nessuno della conversazione con Moriarty, non nominò nessuno dei punti salienti della loro conversazione.
- Cosa ha detto Moriarty? - le chiese infatti James, e nella sua voce c'era una sfumatura di paura nel pronunciare quel nome. Non aveva voluto accompagnare Mary nella stanza che Nancy le aveva offerto come extra all'orario stabilito. James non avrebbe voluto incontrare mai più quell'uomo. Aveva paura, paura vera e propria.
- Questa volta non c'entra niente - Mary aveva parlato senza guardarlo in faccia, tirando fuori i libri per i compiti.
James non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo, ma ancora non era convinto. Mary se ne accorse con una rapida occhiata:
- James, capisco quando qualcuno mente, lo sai bene - Il ragazzo annuì.
Cinque minuti e trentotto secondi dopo Mary aveva chiuso l'ultimo quaderno. James invece aveva il naso immerso in un grande libro e sembrava disperato.
- Vuoi una mano? - chiese Mary.
- Sì, ti prego - rispose lui. Quando Mary si avvicinò le indicò una frase sul libro.
Mary si mise dietro di lui per guardare il libro da sopra la sua spalla e quando il suo respiro arrivò sul collo di James lo vide tremare per un momento.
Gli spiegò brevemente facendo riferimento a diverse frasi sul testo.
- Grazie... - cominciò lui voltandosi a guardarla con intensità. Lei gli rivolse un sorriso, ma non appena si fu voltata la sua espressione si fece grave e si affrettò a chiudersi nella propria stanza: James le voleva bene come a nessun altro. Se lei non ci fosse stata più lui e Sherlock non ce l'avrebbero fatta. Ma scappare da Moriarty era impossibile e Mary aveva solo due settimane.
Dieci minuti prima delle 18:00 Mary, James e Sherlock entrarono in macchina e si avviarono verso il distretto di polizia dove Mary era stata poche ore prima. Nancy li accolse frettolosamente e con fare sbrigativo li portò dritti alle stanze da interrogatori.
- Non avete molto tempo – li avvertì – massimo mezz'ora – Aprì la porta a vetri e rimase fuori dando delle spintarelle leggere sulle spalle dei due ragazzi per farli entrare in fretta. Sherlock stava entrando, ma lei lo trattenne per un braccio. Aveva un'aria tesa. Bisbigliò qualcosa nell'orecchio di Sherlock, che annuì.
- Ti ho sentito, spero non sia un problema – le gridò dietro Mary, ma se ne era già andata. Poi abbassò la voce per riferire a James quello che aveva sentito: la squadra di emergenza che era entrata per prima nella villa dopo l'omicidio non era contenta di essere interrogata.
Davanti a loro, dall'altra parte del macabro ma ormai familiare tavolo di metallo, era seduto il medico legale: un uomo abbastanza giovane ma atterrito dagli anni, alto e magro, con i capelli corti neri e il volto rasato. Gli occhi erano di un azzurro chiarissimo, quasi di ghiaccio. Aveva il pomo d'Adamo molto sporgente, che si abbassava e si rialzava ogni volta che deglutiva. E doveva essere in ipersalivazione, perché continuava ininterrottamente a deglutire.
Ci fu un lungo silenzio: Mary prese la parola, con il suo solito tono da interrogatorio: freddo e sicuro.
- È stato minacciato, dico bene dottor Ward? – Il medico non rispose, gli occhi fissi sulle proprie scarpe, quasi fossero più interessanti di quello che gli era stato chiesto. Aveva incrociato le dita delle mani sul tavolo e le teneva ancora giunte.
- Con qualcuno di molto importante, qualcuno che le sta molto a cuore – Mary continuava imperterrita nonostante i silenzi del medico.
- La conosco da diversi anni, ormai, e sono sicura che non farebbe mai una cosa del genere se non sotto minaccia – Mary si ricordava di diversi anni prima, quando lei e James erano scoppiati a ridere quando il medico si era presentato: Edward Ward. Quello stesso Edward Ward ora non faceva altro che deglutire.
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La figlia di Sherlock Holmes - Word Games
Misteri / ThrillerUn unico caso, la morte di Catherine Clifford, una famosa giornalista ormai in pensione. Parallelamente continua però anche il caso Moriarty, assassino che i protagonisti cercano di fermare da anni. Saranno Mary Holmes e James Watson, figli rispetti...