Non lo so se mi piace

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Dopo Zoe, anche Cecilia ci aveva raggiunti per qualche giorno.

L'agenzia riteneva che fosse un'ottima occasione per produrre contenuti e ci incoraggiava a spendere quanto più tempo possibile insieme. Inoltre, ogni giorno, ci ricordavano quanto fosse importante creare una community interattiva e quindi trovava tutti i modi possibili per spingerci a conoscere nuove persone che facessero parte del nostro mondo.

L'ultima trovata era stata quella di organizzare una festa.

Divieto assoluto: pubblicare contenuti live che non fossero supervisionati prima di essere diffusi. E, onestamente, non mi sentivo di dargli torto. Mettere un gruppo di ventenni di bell'aspetto in una stanza con alcol e musica era probabilmente il modo più sicuro per dare scandalo.

Fatto sta che mi andava di andare ad una festa e conoscere nuove persone.

Negli ultimi giorni avevo passato fin troppo tempo a riflettere e a rimproverarmi per i pensieri che mi affollavano la testa. Quello di cui avevo bisogno era una serata con i miei amici, di sentirmi bellissimo e conoscere nuove persone.

L: Che ne dici di questa maglietta?

C: Dipende da che messaggio vuoi mandare...

Rispose Cecia guardandomi di sottecchi mentre sistemavo lo scollo in modo tale da esporre le clavicole il più possibile. Forse era un po' troppo.

L: Nessun segnale in particolare?
C: Non ci sarebbe niente di male, eh. Hai dato un'occhiata agli invitati?
La guardai sollevando il sopracciglio. Ovviamente avevo dato un'occhiata. E c'era materiale. Lei rise della mia espressione e tornò a contemplare intensamente i vestiti che aveva steso sul letto.
Per il tempo in cui sarebbe stata con noi avremmo condiviso la camera, e non era un'impresa facile considerando che si era portata dietro tutto l'armadio e il mio già esplodeva di roba.
C: Non riesco a decidermi... facciamo una pausa.
Annuii d'accordo. Ci eravamo ritirati in camera da quasi un'ora per scegliere l'outfit perfetto. Era giunto il momento di allontanarsi, bere qualcosa e tornare al nostro task con occhi e mente fresca.

Stavamo per entrare in cucina quando sentimmo aprirsi la porta d'ingresso.

T: Ciao Cecia - salutò Tanche raggiungendoci in cucina per un bicchier d'acqua.
Aveva lo skate sotto il braccio, una felpa rossa addosso e i capelli sudati appiccicati sulla fronte imperlata. La pelle, di solito chiara, era visibilmente arrossata un po' per il freddo, un po' per l'attività fisica.
T: Ciao Principessa -aggiunse poggiando lo skate a terra con un sorrisetto fin troppo consapevole stampato in faccia. Io, come richiamato all'attenzione, distolsi lo sguardo da lui.

T: Dove devi andare con quella maglietta indecente?
Abbassai lo sguardo su me stesso, un po' insicuro. Forse era davvero esagerata. Eppure quando l'avevo comprata sembrava così innocua.
L: Dici che è troppo? Devo cambiarmi?
Chiesi senza riuscire a trattenermi.
T: Oh credimi, l'unica cosa che ti starebbe meglio addosso di quella maglietta sono io
Di nuovo distolsi lo sguardo, questa volta scuotendo la testa. Lui, per tutta risposta, ridacchiò compiaciuto prima di andarsene, dandomi appena il tempo di seguirlo con lo sguardo torvo e sbuffare. Poi, sentii uno sguardo indagatore puntato sulla mia nuca. Mi voltai e Cecilia era appoggiata al piano della cucina, un braccio intorno alla vita e il bicchiere di coca cola alle labbra. Negli occhi tutto il giudizio possibile.
L: No
C: Non ho detto niente
rispose lei, lasciando che le fossette tradissero la del tutto assente serietà del suo tono di voce.
L: Torniamo in camera. Abbiamo solo due ore per prepararci.
C: Devi cambiare la maglietta?
L: No. Mi piace, la metto.
C: Ridicolo.

Tutte le volte che ti ho detto di noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora