EPILOGO

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Che non dovreste leggere.
Ma proprio no.
No.




Ho detto no.


Eh però...

Avevo la schiena appoggiata contro la porta della stanza, il suo corpo appiccicato al mio e la sua bocca sul mio collo mentre con una mano si cercava la chiave nelle tasche e con l'altra stimolava la mia erezione facendomi gemere vergognosamente.
L: Apri questa cazzo di porta
T: Non trovo la chiave, facciamolo qui
Lo allontanai, nonostante la fatica che mi costasse.
L: Tanche. Apri quella porta.
Lui si guardò nelle tasche finché non trovò finalmente la chiave magnetica, mentre cercava di capire come metterla sulla porta mi attaccai al suo collo iniziando a baciarlo lui mollò la chiave, per sbattermi nuovamente contro la parete e spingere il bacino contro di me.


Ma come pretendeva che riuscissi a concentrarmi su qualsiasi cosa se mi baciava in quel mondo? Come potevo fare qualsiasi cosa se lui mi gemeva nell'orecchio, strusciandosi su di me come un gatto. Ma poi che me ne fregava di aprire quella maledetta porta? Avevo tutto quello di cui avevo bisogno lì con me. Lui. Non mi serviva nient'altro.

T: Dopo...Ma chiaramente lui era un maledetto e ormai mi teneva in pugno, ero il suo burattino, gli bastava una parola.
L: Amore, la porta...

Un maledetto.

Quando riuscì ad aprire la porta si attaccò alla mia bocca e mi spinse dentro in un secondo.
T: Quello che sto per farti...
Oddio quando mi parlava così. Mi sarei fatto fare qualsiasi cosa.
Gemetti mentre spingendomi mi fece indietreggiare finché non sentii il letto dietro le gambe, e ci caddi sopra guardandolo da lì.
Lui iniziò a spogliarsi ed ero come ipnotizzato dal modo in cui si muoveva e dal suo corpo.
T: Che aspetti?
Mi strappò via dalle mie fantasie, impaziente e io cominciai a svestirmi a mia volta. Lui mi raggiunse poso dopo e prese ad aiutarmi.
T: Sei lento, Lele.
Poi mi bloccò le braccia sopra la testa, ma invece di baciarmi o toccarmi, iniziò a ispezionare il mio corpo, ogni centimetro di pelle.
Io ridacchiai.
L: Che c'è non ti fidi?
T: Devo controllare che quello non ti abbia toccato. Se ti trovo mezzo segno addosso lo ammazzo.
Risi di nuovo e lui mi guardò inarcando un sopracciglio.
T: A giudicare da come te la ridi non sembra che tu mi voglia poi così tanto.


Improvvisamente, sul suo volto apparì quell'espressione maliziosa, capace di ridurmi in poltiglia il cervello.

Sorrise e poi si liberò dalla mia stretta per invertire le nostre posizioni.
Prese a baciarmi, a succhiarmi le labbra lento, di una lentezza che mi accendeva e mi torturava.
Sentivo la sua lingua lenta danzare con la mia, poi si staccò e iniziò a scendere in basso.Più in basso.
Cristo sì.
Quando raggiunse la mia erezione alzò gli occhi per guardarmi e iniziò a leccarmi.
Come quella maledetta caramella che 
mi aveva fatto uscire di testa.

Oh mio Dio, ma era legale che fosse così bello mentre mi leccava? Era legale che sorridesse in quel modo mentre il contrasto tra la lingua e il metallo del piercing mi mandava fuori di testa?

T: Sbrigati, Lele.

Gli infilai le dita tra i capelli spingendolo di più verso di me e lui finalmente mi prese in bocca.
Mi sforzai di non chiudere gli occhi perché dovevo guardarlo. Era troppo bello per non essere guardato mentre faceva quella cosa lì con la bocca.
T: Ti amo, Lele.
E lui, a quelle parole, raddoppiò l'entusiasmo con cui mi stava succhiando.
Cedetti, chiusi gli occhi e gettai la testa indietro.
Che cazzo, a saperlo prima glielo avrei detto mesi e mesi fa.
E neanche mi interessava che fosse un pensiero orribile perché ero in paradiso.
Con uno sforzo titanico, gli tirai appena i capelli per allontanarlo ed evitare di finire troppo presto.
Lui gemette forte, vibrandomi addosso e quasi mi lasciai andare.
Alla fine, lui si tirò su. E mi sorrise.

Quando mi ritrovai con la schiena sul materasso chiusi immediatamente gli occhi e mi concentrai sulle labbra di Tanc, e poi sulla lingua e i denti con cui mi stava torturando le clavicole, i capezzoli inturgiditi e poi lo stomaco.
Allargai le gambe d'istinto spingendomi verso di lui. Sì. Qualsiasi cosa facesse, in qualsiasi punto mi toccasse, era tutto così perfetto.
L: Toccami. Toccami, Tanc.
Lui lasciò scivolare le dita tra le mie gambe e iniziò ad accarezzarmi proprio dove volevo sentirlo.
T: Non lo so mica, Lè. Stavi a guardà quello prima...
L: No, no.
Era veramente uno stronzo. Ma quando mai? Quando mai avevo considerato seriamente un altro da quando era entrato nella mia vita.
Lui rise, mi leccò sulla punta per distrarmi mentre entrava con due dentro di me.
T: Dimmelo che sei mio. Mio.
Che possessivo del cazzo. Quanto avrei voluto avere la forza di non rispondergli, ma lui sforbiciò le dita dentro di me e poi spinse diretto sulla mia prostata.
L: Sono sempre stato tuo.
Ed era vero. Ero suo, con ogni fibra del mio corpo e della mia anima. E volevo sentirlo più vicino, su di me, dentro di me.
L: Ti voglio. Ti voglio adesso.
T: Sì? Sicuro? Non vuoi dirmi un altro no, Lele?
L: Amami.

A quella richiesta raggiunsi le sue labbra e lo baciai.

Lui disteso sul letto, con i capelli neri spettinati sulle lenzuola bianche.
Gli occhi opachi per il desiderio. E le labbra lucide e rosse.
Mi sistemai in mezzo alle sue gambe, sopra di lui. E poi mi spinsi dentro.
T: Ti amo. Cristo se ti amo.


Quando si spinse dentro di me gli morsi la spalla per trattenere un urlo.
Ogni spinta era così intensa da farmi girare la testa. Gettai la testa all'indietro e incrociai il suo sguardo mentre eravamo una cosa sola.
T: Sei bellissimo. Sei talmente bello da farmi male.
Io arrossii, e cercai di mascherare l'emozione con l'ironia.
L: Chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Tancredi?
Lui mi lanciò un sorriso sghembo e poi spinse più forte, con una precisione incredibile mozzandomi la risata nella gola.
T: Che c'è? Hai finito le battute? Non ridi più, Emanuele?


Era bellissimo. Bellissimo e Mio.Ed ero io che lo stavo facendo godere.
Era per me che era felice, che stava bene.
L: Non mi lasciare, Tanche.
Ed era pazzo se pensava che avrei mai lasciato andare tutto quello. Non era possibile.
T: Mai. Mai, Amore Mio. Mio per sempre.
L: Ti amo.
Ed era la prima volta che me lo diceva quella sera. Era la prima volta che me lo diceva sapendo che lo amavo anche io. Ed era la prima volta che sentivo di avere davvero il diritto di ascoltare quelle parole.
T: Ancora.
Mi guardò negli occhi accarezzandomi il viso mentre continuavo a spingermi in lui.
L: Ti amo.
E seguivamo con i fianchi il ritmo del cuore. Ed era amore. Era arte. Era sesso, piacere, desiderio.
T: Ripetimelo. Voglio sentirtelo urlare.
L: Ti amo. Ti amo.
T: Anche io.

Venni prima io. Sul mio stomaco. E subito dopo lui, dentro di me.
Ancora affannato, si rotolò per liberare il mio corpo e mi tirò sopra di sé.
E io, improvvisamente mi sentii stanchissimo. Chiusi gli occhi, appoggiato a lui che mi accarezzava il braccio delicato.
Mi addormentai al suo fianco e, per la prima volta, non vedevo l'ora che fosse domani.


Angolo di Mika

Ragazze, è finita davvero, almeno per il momento.
Come dicevo, ho bisogno di far respirare un po' la storia, prima di pensare eventualmente a un sequel.
E poi volevo iniziare una nuova long ma mentre preparo lo scheletro ho pensato che potrebbe andarmi di scrivere qualche OS. 
Su questo, se vi va, mi piacerebbe ricevere prompt. Ho postato una richiesta. 
😁
Colgo l'occasione per ringraziarvi ancora per i commenti e l'entusiasmo.
A presto 
💕
Ve se ama.
Mika

Tutte le volte che ti ho detto di noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora