No. No. E no.

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POV TANC

L: Io ci sono nato a Roma...

Prima che riuscissi a realizzare quello che aveva appena detto o il fatto che si stesse muovendo mi ritrovai le sue labbra incollate alle mie.

Per un secondo, un solo attimo, restai immobile. Non ci stavo credendo. Erano mesi, mesi che aspettavo questo bacio. Mi aveva tormentato il pensiero di quelle labbra piene e la sua fissazione per mettersi in bocca qualsiasi cosa non aveva minimamente aiutato.
Non appena riuscii a riconnettere il cervello con il resto del corpo, iniziai a rispondere al suo bacio. Muovevo la bocca sulla sua e con la lingua iniziai a picchiettare le sue labbra per chiedergli l'accesso. Lui, per una volta, non si fece pregare. Schiuse le labbra e subito tutto si fece più caldo. Mi sentivo andare a fuoco, mi sentivo come stessi uscendo dal mio corpo. Posai la mano sulla sua guancia e facendomi avanti sul divano mi misi sopra di lui facendolo distendere e sistemandomi tra le sue cosce. Quelle cosce.

Non pensarci Tanc.

Mi rimproverai. Concentrarmi su quella parte del suo corpo era il modo migliore per fare una colossale figura di merda e venire prima ancora di sfiorarlo.

Per quanto potessi cercare di controllare i miei pensieri, però, la vicinanza, i suoi sospiri che ingoiavo e le sue dita incastrate tra i miei capelli, iniziarono a provocare qualche effetto.
Sentii la mia erezione svegliarsi e crescere, tutto il corpo mi formicolava, e la sua pelle era sempre più calda sotto le mie mani. Le guance bollenti, il collo incandescente. Lui aveva addosso troppi vestiti e io avevo solo una domanda per Dio: perché ci avesse creati con solo due mani. Me ne servivano di più.

La cosa che però mi stava mandando letteralmente fuori di testa era il modo in cui stava rispondendo al mio bacio, al mio tocco e al mio corpo. Il modo in cui mi lasciasse prendere il controllo della sua bocca, come inseguiva la mia lingua con la sua e i brividi che danzavano sulla sua pelle, sotto le mie mani. Sentivo la sua eccitazione crescere sotto di me. Incapace di controllare ancora il mio corpo diedi un colpo di reni facendo scontrare le nostre erezioni, strette quasi dolorosamente nei pantaloni. E a quel punto successe di nuovo. Come quella sera. Il mio nome, con quella voce.

Non è legale sta cosa.

L: Tanche...
T: Ti voglio.
Risposi sulle sue labbra, mordendo quello inferiore mentre con una mano stringevo con forza il suo fianco sinistro.
L: sì.. – sospirò lui, non so se in risposta alla mia dichiarazione o a quello che gli stavo facendo.
Aveva gli occhi e le labbra socchiuse, il collo inclinato era un invito che non mi sentivo di declinare. Mi fiondai sulla pelle sensibile e iniziai a leccarlo, a morderlo e a marchiarlo. Volevo lasciarlo ricoperto di segni. Volevo che li vedessero tutti, che tutti sapessero che glieli avevo lasciati io. Che era mio. E soprattutto volevo che lui non riuscisse a pensare ad altro. Nel delirio dell'eccitazione, volevo renderlo incapace di fare qualsiasi altra cosa se non pensare a me.

Avevo avuto decine di amanti. Ma mai nessuno mi aveva fatto uscire di testa in quel modo.

T: Ti prego Lele. Fai sparire sti vestiti.
mi lamentai mentre infilavo la mano nel retro dei suoi pantaloni e boxer per toccare finalmente quel culo. Non appena sentii la pelle liscia e tonica sotto il palmo della mia mano, credetti di sentire gli angeli cantare.
L: Per favore, sì... - gemette lui. E tanto mi bastò per iniziare a muovermi con più decisione e ritmo su di lui, assecondando la voglia di averlo più vicino.

No. Io non ce la potevo fare così. Io dovevo portarlo in camera tipo subito. Ma come aveva osato in tutti quei mesi nascondermi tutto questo dietro quella maschera da frigido rompicoglioni? Ma non ci si comporta così.
L: Oddio Tanche...
Mi chiamò ancora e una parte del mio cervello si chiese come avrei fatto dopo quel momento a non saltargli addosso ogni volta che avrebbe pronunciato il mio nome, a prescindere da dove ci trovassimo.
T: Ti voglio. Ora.
Dissi ancora. Appena prima di tornare sulle sue labbra, lasciandogli appena il tempo di rispondermi.
L: Prendimi.

Tutte le volte che ti ho detto di noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora