Asse Roma-Milano.

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L: Sì che sto mangiando Mà. Stai tranquilla...

Ero in video chiamata con mamma. Cercavo di trovare il tempo per sentirla tutti i giorni, almeno via messaggio, ma non sempre era possibile.

Una volta a settimana ci prendevamo entrambi del tempo per parlare con calma e guardarci negli occhi. Eravamo sempre stati molto legati e il nostro rapporto continuava ad essere lo stesso nonostante la lontananza. La amavo profondamente. Era sempre stata la persona più importante della mia vita. Anche se certe volte era un po' fuori di testa, impicciona e troppo entusiasta, non avrei cambiato niente di lei e del nostro rapporto.
In quel momento, per la millesima volta, mi stava rimproverando perché secondo lei ero troppo sciupato.
A: Non lo so, Piccolo. Non mi sembra proprio. Dovresti scendere a trovarmi un po' così posso prepararti tutte le cose che ti piacciono.
L: Te l'ho detto, Mà. È un po' difficile al momento. Ma appena ho un fine settimana libero, salgo il primo treno.

Sorrisi alla sua espressione contenta.

A: E porta anche Diego. Ho parlato con sua madre oggi e si è lamentata che non si fa mai sentire. È lì con te? Così gliene dico quattro.

Mi misi a ridere.
L: No, è uscito per uno shooting. Sono solo.
A: Quando ti troverai un fidanzato, dico io! Va bene, dai raccontami cosa hai fatto questa settimana

Ignorando il suo commento sulla mia vita sentimentale, alla quale era decisamente troppo interessata, iniziai a raccontargli la mia settimana. Mi piaceva renderla partecipe di quello che mi succedeva, soprattutto perché non volevo che pensasse che l'avessi abbandonata o lasciata indietro. Lei sarebbe stata per sempre una parte importante della mia vita, la più importante. E mi piaceva che sapesse come stesse cambiando il mio mondo. Perché tutto quello che avevo, tutto quello che ero lo dovevo a lei.

Ero così preso a raccontarle le ultime novità che neanche mi accorsi della porta che si apriva e chiudeva, né della persona che era entrata nella mia stanza. Ero completamente ignaro di non essere più solo, finché mia madre non mi interruppe nel mezzo di una frase, con gli occhi accesi e un'espressione ipervigile.

A: Ma non avevi detto di essere solo, Lele? Chi è quel giovanotto mezzo nudo dietro di te?

Sbiancai.

Non ebbi neanche il coraggio di voltarmi e mi limitai a spiare dall'inquadratura della videochiamata.

Ovviamente. Tancredi. Senza maglietta. Che cercava chissà cosa nel mio armadio.

Sentendo la frase di mia madre, lui si mise dritto e guardò verso il computer.

T: Salve signora
La salutò senza la minima ombra di imbarazzo, come se già si conoscessero e non fosse stato appena beccato mezzo nudo nella stanza del figlio. Provai un misto tra terrore e sadismo nella consapevolezza che non avesse idea di cosa stava per scatenarsi. Il terrore però era prevalente.
L: Mamma non è come credi.
Le dissi subito mettendo le mani avanti, ma lei non mi filò minimamente.
A: Ma che bel ragazzo. Vieni più vicino che voglio guardarti meglio. Lele non mi ha mai presentato un ragazzo prima, ho sempre dovuto fare la stalker per scoprire le cose. Se li tiene nascosti come se avesse paura che li possa far scappare.
L: Chissà perché... - commentai tra me e me.

Almeno pensai che adesso Tanc sarebbe andato nel panico e lo avrei visto fuggire per nascondersi con la coda tra le gambe. Invece no. Lui ridacchiò e fece per avvicinarsi alla telecamera come gli era stato chiesto.
L: Per favore – lo bloccai- almeno vestiti. Prendi una mia felpa.
A: Io mica mi formalizzo per così poco.
L: Io sì – dissi rivolgendomi alla telecamera prima di tornare a lui e indicargli la felpa pulita che avevo sulla poltrona. Una volta resosi presentabile mi raggiunse, si sedette al mio fianco e mi portò un braccio intorno alle spalle sorridendo tranquilla mente nell'inquadratura.

Tutte le volte che ti ho detto di noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora