13 Reason Why...

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Non so se dipendesse dal fatto che fossi circondato da persone che continuavano imperterrite a parlarmi di sentimenti, se fosse il modo composto con cui aveva gestito la nostra conversazione oppure l'idea che se ne andasse a Berlino da Gianculo lasciandomi indietro. Quello di cui ero sicuro, però, era che il mio umore, una volta che ero rientrato nella mia stanza chiudendo fuori il mondo, fosse pessimo.

Mi sentivo solo, triste e stremato. Per tutto il giorno, avevo sognato il momento in cui mi sarei buttato a letto e avrei dormito ma, in quel momento, sapevo che chiudere gli occhi sarebbe stato inutile e che, se anche miracolosamente fossi riuscito a prendere sonno, sarei di nuovo precipitato in qualche incubo. Avrei finito con il riconcorrere Lele sul punto di trasferirsi chissà dove con chissà chi. E no, non ne avevo voglia.

Per rilassarmi, provai a recuperare il mio materiale da disegno. Di solito quello era il metodo più veloce per svuotare la mente e rilassare il corpo, ma non risolvetti molto. Ancora una volta l'unica cosa che mi veniva da disegnare era lui. Riuscivo a inserirlo in tutte le cose, nei profili di tutti gli oggetti, e di tutte le città. In particolare, c'era uno schizzo di Roma che continuava a uscirmi fuori dalla mia matita e che mischiava lui e la mia città. Come se ormai fossero la stessa cosa. Come se fossero capaci di colpirmi allo stesso modo.

E in parte lo erano. Perché entrambi avevano quell'odore unico di casa.

Frustrato allontanai l'album da disegno e gettai la matita sulla scrivania.

Non potevo continuare in quel modo. Era il momento di ammettere che avessi un problema e dovevo affrontarlo. Avevo bisogno di guardare in faccia me stesso e capire cosa stesse accadendo. Perché forse, e dico forse, se tutto il mondo continuava a dirmi una cosa, valeva la pena che io considerassi quell'ipotesi no? Quantomeno per avere argomentazioni serie con cui controbattere alla loro strampalata convinzione che provassi qualcosa per Lele.

C'era il problema che io non avessi idea di cosa significasse provare qualcosa per qualcuno. Cioè, sapevo di voler bene a Lele o a Gian e a Diego. Ma a livello sentimentale, non ero in grado di capire cosa significasse essere innamorato. Cosa avrei dovuto provare? Che segnali dovevo cercare?

Come facevo di solito quando ero alla ricerca di risposte, mi rivolsi alla più grande risorsa dell'umanità: Google.

Quindi mi sistemai sul letto. Smartphone, MacBook, carta e penna alla mano e iniziai le mie ricerche.

Come prima cosa stilai una lista di tutti quelli che erano considerati i segnali più comuni dell'innamoramento.

Fatichi a prendere sonno: Oggettivamente vero.

È sempre nei tuoi pensieri: Okay vero. Ma considerato che vivevamo insieme non so quanto rilevante.

Faresti qualsiasi cosa per lui: Facevo delle cose per lui. Ma qualsiasi cosa? Evidentemente no. Altrimenti non saremmo in questa situazione?

Sei disposto a scendere a compromessi: Promettere di non raccontare se vai con un altro è un compromesso? Non mi sembra un gran segnale... conta quando gli faccio scegliere che film guardare?

Ti ha cambiato: Io non mi sentivo proprio cambiato. A parte il fatto che in quel periodo non avessi voglia di andare con chiunque. E okay, magari facevo delle cose che prima non pensavo avrei fatto. Ma dipendeva da Lele? O stavo semplicemente crescendo?

Sei geloso: Non è che sono geloso è che mi preoccupo per lui. E non mi piace particolarmente pensarlo con altre persone. Okay. Ma non era gelosia quella. Io non credevo nella gelosia.

Ti senti completo quando sei con lui: Sì.

Rilessi il foglio con attenzione un paio di volte. Poi, preso dalla frustrazione lo appallottolai gettandolo a terra. Possibile che fosse così difficile venirne a capo?

Tutte le volte che ti ho detto di noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora