Incubi e voci

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Corro su per la Collina, mentre Lucy e Mike cercano di fermarmi per chiedermi dove stiamo andando. Raggiungo la cima, con gli occhi lucidi di lacrime. Sfioro con una mano l'Athena Parthenos e il Vello d'Oro, soffermandomi sulla cucitura. Guardo il Campo. Sento il ruggito di Peleo provenire da qualche parte nelle vicinanze.
"Siamo a casa" mormoro. Senza fermarmi ad aspettare gli altri, corro giù per il versante della collina. Chirone mi raggiunge al galoppo.
"Laura? Sei tu?" chiede, raggiungendomi.
"Chirone!" saluto, trattenendomi dal saltargli addosso. Il centauro ha gli occhi lucidi.
"Laura!" esclamano due voci dalla mia sinistra, e faccio appena in tempo a girarmi che Iris e Vittoria mi fanno quasi cadere.
"Mi siete mancate" dico, con le lacrime che ormai mi scorrono sulle guance.
Dopo essere rimaste un po' lì, abbracciate senza dire nulla, mi stacco dalle ragazze.
"Voglio vedere Percy. È qui anche lui?" chiedo. Le ragazze si lanciano un'occhiata.
"Sì, ma..." risponde Iris. Decido di non ascoltarla, e corro verso la casa 3.
Accarezzo la porta per un attimo, prima di afferrare la maniglia. Apro, inspirando a pieni polmoni. La casa 3 odora sempre di mare. Odora di casa.
In quel momento, mio fratello esce dal bagno con la maglietta in mano. Mi mordo il labbro inferiore, cercando di non urlare il suo nome. Lui alza gli occhi. Mi vede. Distoglie lo sguardo. Riporta l'attenzione sul vano della porta, con un'espressione indecifrabile.
"Laura?!" esclama.
Prendo la rincorsa e gli salto addosso.
Sulle prime resta immobile, poi mi afferra i polsi e si sottrae al mio abbraccio. Lo guardo, confusa e ferita.
"Alla fine sei tornata, eh?" dice, freddo come il ghiaccio.
"Ma... fratellone..." mormoro, confusa dalla sua reazione. Lui mi lascia ancora più di stucco alzando la mano e tirandomi uno schiaffo in pieno viso. Rimango lì, ferma, la testa voltata da un lato, la guancia che brucia e le lacrime che lottano per uscire.
"FRATELLONE UN CORNO! FACILE, VERO, TORNARE COSÌ? FACILE FARE FINTA CHE NON SIANO PASSATI TREDICI ANNI, TREDICI, DALL'ULTIMA VOLTA CHE CI HAI FATTO SAPERE QUALCOSA DI TE! HAI UNA MINIMA IDEA DI QUANTO ABBIAMO SOFFERTO, EH? NO, PERCHÈ LEI È LAURA, LEI HA SEMPRE RAGIONE. IO TI ODIO!" urla, mentre la sua faccia diventa paonazza. Guardo mio fratello con gli occhi sbarrati. Il mio adorato fratello... mi odia?
"Percy! Dopo tredici anni ti sembra questo il modo..." esclama la voce di Jason alle mie spalle. La voce di Percy ha sovrastato tutti i rumori, e non mi sono accorta della discreta folla che si è radunata alle mie spalle.
"Lascia stare, Jason" lo interrompo. "Evidentemente a non tutti importa che io sia tornata. Meglio scoprirlo subito". Giro i tacchi ed esco di corsa, scansando i mezzosangue che si trovano sul mio cammino prima che qualcuno si renda conto che sono sul punto di mettermi a piangere.
Mi metto a sedere di scatto, gli occhi pieni di lacrime.
"Va tutto bene?" chiede Marc. Alzo lo sguardo. Lui è ai piedi del letto, con un vassoio in mano.
"Ma sei impazzito?" domando, distogliendo la mente dall'incubo e non sapendo se ridere o arrabbiarmi. "I nostri figli sono spariti, e tu ti preoccupi di portarmi la colazione a letto?".
Il figlio di Ermes mi si avvicina, mente io mi metto seduta. Mi dà un bacio sulla fronte, e mi posa il vassoio sulle gambe. Io, però, sto fissando il vuoto. Come se non bastassero la nostalgia per i ragazzi del Campo che avverto ogni giorno di più e gli incubi, i gemelli sono scappati. Ora rimpiango di aver nascosto loro la verità. Forse, se avessimo spiegato la situazione, avrebbero capito...
"Lau?" mi chiama Marc, sollevandomi il mento e guardandomi negli occhi. Io scuoto leggermente la testa.
"Non è niente, credo... Credo che mi manchi Percy, tutto qui" dico, spostando lo sguardo sul caffelatte e sui biscotti che mi ha portato. Lui mi passa una mano tra i capelli.
"Torneremo da loro. Te l'ho promesso, no?".
Annuisco, lasciandomi sommergere dai ricordi.
Mi asciugai le lacrime col dorso della mano, mentre il SUV bianco si allontanava. Marc mi abbracciò.
"Andrà tutto bene" mormorò, prima di staccarsi da me. Ci avviammo verso l'aereo. Papà aveva promesso che avremmo avuto un viaggio tranquillo, che avrebbe parlato lui con Zeus.
Quando ci sedemmo ai nostri posti, poggiai la testa sulla spalla del figlio di Ermes.
"Non riesco a crederci" mormorai. Sapevo che mi stavo comportando in modo egoista, e che anche a lui faceva male lasciare il Campo, ma non ce la facevo. Percy, papà e i ragazzi del Campo erano diventati la famiglia che non avevo mai potuto avere quando vivevo con mia madre, e non credevo che sarei riuscita a tenermi lontana da loro senza soffrirne. Mio marito mi baciò tra i capelli.
"Guardami" disse. Io sollevai la testa e fissai il mio sguardo nel suo.
"Lo so che è difficile, ok? So che ti mancano già perché mancano già anche a me. Ma torneremo. Te lo prometto. Torneremo, vedrai di nuovo tutti. E una volta tornati, faremo in modo di non doverci separare mai più da loro. Va bene?".
Mi riscuoto dall'ondata di ricordi, rendendomi conto che Marc non è più qui. Probabilmente è in bagno, mi dico, immergendo il primo biscotto nella tazza.

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