Finalmente la verità

41 2 0
                                    

Sorrido, seguendo i ragazzi con lo sguardo mentre escono per giocare con Jack e Jasper. Mike si è integrato bene, anche se sono passate soltanto poche ore da quando Vittoria li ha portati qui. Lucy, invece, è più diffidente.
Raggiungo la cucina e prendo la bottiglia d'acqua dal tavolo. La apro e faccio per bere, ma la metà del liquido si solleva e si mette a fluttuare dietro di me. Do la schiena al tavolo.
"Ne lascio sempre un po', non si sa mai".
"Sai che se ti cade la puoi riprendere, vero?".
"Quelli sono futili dettagli".
Grande è il mio stupore, soprattutto quando la bolla d'acqua cambia forma e diventa una scritta in greco.
Ciao, Percy
Sospiro, immaginando chi mi stia cercando di fare uno scherzo coi propri poteri.
"Luke, smettila subito" dico. Osservo la scritta cambiare.
Non sono Luke
La scritta rimane sospesa. Se è uno scherzo, non è per nulla divertente.
Ricorda
L'acqua mi va alle spalle, passandomi attorno alla mano sinistra e lasciandomela bagnata. Quanto vorrei non ricordare...
"Percy, mi fai male!".
Mi volto, mentre l'acqua rientra tutta nella bottiglia, fino all'ultima goccia.
"Ecco, neanche un singolo schizzo. Come piace a me".
"Perché non fai così anche quando mettiamo a posto la 3?".
"Taci, fratellone". 
Scuoto la testa. È impossibile che sia davvero lei. Eppure non riesco a fare a meno di sperarci.
"Una volta..." dico, ingoiando il nodo che ho in gola. "Una volta ho detto una cosa sulle cicatrici. Eravamo solo noi due, nella casa dei miei a New York".
Il silenzio che segue sembra infinito. Il mio cuore ha preso a galoppare, così come le mie speranze. Vorrei poter dire di essere preparato ad una delusione, ma non è così. Non è mai così. Poi, una voce.
"Hai detto che c'era tempo per recuperarle. Che non erano quelle le cose importanti. Poi hai approfittato del mio sconvolgimento a causa di questa perla di saggezza uscita dalla tua bocca e ti sei chiuso in bagno" risponde la sua voce.
Mi volto lentamente, ricordando che potrebbe non essere vero. Che potrei essermela immaginata. Il mio cuore perde un battito quando incrocio il suo sguardo.
"Ciao, Percy" mormora Laura. Mi serve qualche istante per realizzare che è davvero lei, che è qui, che è tornata. Poi, mi avvicino rapidamente e la stringo, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. Quasi non mi rendo conto che lei ci mette un secondo di troppo a ricambiare l'abbraccio. Quasi.
"Ehi..." dico, prendendola per le spalle. Lei evita accuratamente il mio sguardo. "Sorellina, che hai?".
Finalmente, mi guarda. I suoi occhi sono lucidi come i miei e pieni di gioia, ma ci leggo anche un'altra emozione... Paura?
"Temevo..." dice. "Temevo che non mi volessi più vedere, fratellone".
Io sgrano gli occhi.
"Io... Ma cosa dici? Il freddo ti ha danneggiato il cervello, Lau? Io ti voglio bene. Sei mia sorella" le dico, tornando a stringerla. Stavolta, la risposta è istantanea.
"Laura! Marc!" esclama Annabeth, entrando nella stanza. Mia moglie si precipita verso di noi, abbraccia mio cognato e poi mi sottrae mia sorella.
"Dei, ragazzi..." mormora. "Quindi Vittoria aveva ragione...".
"Vittoria?" chiede Marc. "È qui?".
Vorrei rispondergli, ma altre due voci mi precedono: "Mamma? Papà?".
Guardo verso il corridoio, dove sono comparsi Mike e Lucy. Quest'ultima si allontana rapidamente, per andarsi a chiudere nella stanza degli ospiti, mentre Mike si lascia raggiungere da Lau, per poi scoppiare in lacrime tra le sue braccia.
"Va tutto bene, tesoro" mormora mia sorella, stringendo a sè il dodicenne. Marc li raggiunge e si unisce all'abbraccio.
"Ascolta..." mormora. "Ascolta, campione. Vi diremo tutto, ok? Tutta la verità. Ma devi convincere tua sorella ad ascoltarci".
Mike annuisce, e dopo aver ricevuto un bacio sulla fronte da Laura si dirige verso la stanza.
"Mi era sembrato che avessero qualcosa di familiare" ridacchio, avvicinandomi a mia sorella e abbracciandola da dietro non appena lei si alza.
"Cosa avete raccontato su di noi?" chiede, voltando la testa.
"Niente" risponde una voce dalle mie spalle. 

Mi divincolo malvolentieri dall'abbraccio di Percy e gli giro attorno. Mi ritrovo davanti una Vittoria sorridente con gli occhi lucidi.
"È bello rivederti" dice, mentre la raggiungo per abbracciarla.
"Mi sei mancata, Vicky" mormoro. "E... Grazie. Grazie per aver aiutato i miei figli".
La figlia di Ade sorride, guardandomi negli occhi.
"Iris?" chiedo. L'atmosfera si fa improvvisamente tesa. La cosa mi ricorda in modo inquietante il mio incubo, tanto che un brivido mi corre lungo la schiena.
"Domani ti accompagno da lei" dice Vittoria. "Avete molto da raccontarvi, lei in particolare".
Noto che la figlia di Ade evita accuratamente di incrociare il mio sguardo. Come se mi stesse nascondendo qualcosa. Non ho tempo di farle nessuna domanda, però, che suonano alla porta. Come mi accorgo che Percy si è assentato per un attimo, capisco chi possa essere arrivato. Mio fratello mi afferra per un polso e mi trascina fino all'ingresso, e mi lancia un'occhiata un secondo prima di aprire.
"Giuro che se è uno scherzo..." inizia a dire Jason, rivolto a mio fratello. Poi, mi vede. "Lau...".
Tempo cinque secondi, sto venendo soffocata dal mio biondo cugino divora-spillatrici... Wow, adoro questo soprannome.
"Jason... Non..." rantolo, e lui mi lascia subito andare. Lo guardo in faccia, ha gli occhi lucidi. Come me, del resto.
"Mi sei mancata, cuginetta" dice, sorridendo. Poi, qualcuno lo scosta violentemente da un lato e io vengo travolta da un altro abbraccio.
"Pip!" esclama Jason, mentre la figlia di Afrodite mi stringe. Quando mi lascia andare, mio cugino mi prende sottobraccio e io mi ritrovo di fronte due ragazzini coi capelli biondo Grace.
"Laura, questi sono Jack e Jasper. Ragazzi, questa è Laura" dice Jas, indicando i due fratelli.
"Quella Laura?" chiede Jasper, fissandomi coi suoi occhi azzurri. Jack, invece, si fa beatamente gli affari suoi, ignorandomi completamente.
"Sì, Jasper. È lei" risponde mio fratello, avvicinandosi.
"Sì, ok, tutto molto interessante. Luke è in casa?" fa Jack, lanciando un'occhiataccia al fratello. Jason sospira.
"Sì, è dentro. Ci sono anche Mike e Lucy, i figli di Laura..." risponde Percy, e il maggiore dei fratelli Grace si infila in casa. Il minore, invece, raggiunge la madre.
"Non farci caso" dice mio cugino, mentre torniamo dagli altri. "Jack ha un caratteraccio, e Jasper è... beh... Jasper".
"Jack è...?" chiedo. Non ho bisogno di finire la frase, Jason annuisce.
"Sì, è quello che sarebbe dovuto diventare il tuo figlioccio. Poi... è successo quello che è successo" risponde. Io ripenso a quando, un paio di settimane prima del mio matrimonio, mi aveva chiesto di fare da madrina al bambino che sarebbe nato di lì a un mese. Ripensando al passato, mi viene in mente anche qualcos'altro.
"Marc..." dico, avvicinandomi a mio marito. Lui mi guarda, poi apre il borsone che ha ancora a tracolla e mi mette in mano una scatola.
"Sicura di non voler aspettare Iris?" chiede. Io annuisco e do la scatola a Percy.
"Qui dentro..." gli dico. "Qui dentro ci sono delle lettere. Ne ho scritta una ogni due o tre mesi. Sono indirizzate a voi, come la prima che vi ho mandato".
Lui annuisce, prima di abbracciarmi. Sono passati tredici anni, ma lui ha capito che stavo per scoppiare in lacrime, come effettivamente succede.

Proteggerli. A qualunque costoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora