Cena con (possibile) delitto

36 1 0
                                    

Mi volto verso Lau, sentendo suonare alla porta. Le prendo le mani prima che inizi a mangiarsi le unghie.
"Rilassati, ok?" mormoro, prima di voltarmi e raggiungere l'ingresso. Non appena poggio la mano sulla maniglia, mia moglie mi abbraccia da dietro. Sorrido, le lancio un'ultima occhiata e apro.
"Marc! Che piacere vederti!" esclama Sylvia, non appena mi vede. Lau mi stringe a sè con fare possessivo.
"Sylvia! È davvero un piacere anche per me, avete fatto buon..." faccio per risponderle, poi vedo le due persone dietro di lei. Una è una ragazza, potrà avere sedici anni, bionda e con gli occhi scurissimi. L'altra è una giovane donna dai lunghi capelli rossi e gli occhi verde chiaro. Fisso il mio sguardo su quest'ultima. Dei del cielo, non è...
"Ciao, Marc" saluta, abbassando lo sguardo.
"E-... Emily? Sei... Sei davvero tu?!" esclamo, incredulo. Lei annuisce, e io corro subito ad abbracciarla.
"Oh, sorellina, quanto mi sei mancata..." mormoro, scostandola leggermente per guardarla. "Guardati, sei uno splendore...".
Sono così preso da mia sorella che quasi non mi rendo conto di mia moglie, che si è staccata da me già da un po' e che sta fissando l'altra ragazza. Mi avvicino a Lau, mentre Sylvia e Emily si dirigono all'interno.
"Mamma..." fa la giovane, guardando la figlia di Poseidone negli occhi. "Mamma voleva sapere come stai, ma non è voluta venire. Ha detto che non la avresti voluta vedere".
Sbarro gli occhi. Mamma. Ma quindi...
"Daphne?" chiede Lau, facendo un passo verso la nostra interlocutrice. Lei annuisce.

"Vedo... Vedo che vi siete sistemati bene" commenta Sylvia, mentre mangiamo (meno male che non ho avvelenato la cena, Marc non mi avrebbe perdonato se avessi ucciso sua sorella). Io annuisco.
"Naturalmente, senza di te non sarebbe stato possibile. Grazie, davvero..." fa per dire Marc, prima di beccarsi un calcio. Ops.
"Figuratevi, dopo che mi avete spiegato la situazione... Oh, sono una stupida. Daphne, Emily... Voi sapete...?".
"Sì" risponde la mia sorellastra. Emily si limita ad annuire, per poi lanciare a Marc un'occhiata colpevole.
"Lo sai? E da quando?" chiede mio marito.
"Saranno... cinque anni, ormai. Forse anche di più. Me l'ha detto mamma" risponde la giovane.
"E tu... Daphne?" chiedo, alzando lo sguardo su di lei.
"Mamma... Mamma mi ha detto quasi tutto molto presto, anche se papà non era d'accordo. Diceva che era pericoloso" risponde.
"Beh, non aveva tutti i torti" replico. "Un mezzosangue è più in pericolo se conosce la verità, ma dopotutto mamma...".
"MA DOPOTUTTO MAMMA COSA?" esclama lei, scattando in piedi, improvvisamente adirata. "Tu le hai sempre dato la colpa, vero? Di tutto quel che ti è successo. Non mi stupirei se le avessi dato la colpa anche del tuo esilio qui, in questo posto dimenticato dagli dei. Lei soffre, non lo capisci? STA MALE A CAUSA TUA E DEI TUOI RIFIUTI!".
Mi alzo di scatto, mentre Marc invita le altre nostre ospiti a spostarsi in soggiorno.
"Tu..." dico, avvicinandomi alla giovane. "TU hai il coraggio di farmi la predica su di lei? Tu che sei la figlia che da loro ha avuto tutto l'affetto possibile?! Tu non sai come sono cresciuta, Daphne. Non ne hai idea. E quella che dà la colpa non sono io. È la tua adorata madre, che mi ha biasimata per tutta la vita solo perché quando è rimasta incinta l'hanno licenziata! IO sono quella che sta male a causa sua, quella che è stata abbandonata a New York quando Lewis le ha chiesto di sposarla! IO sono quella che ha rischiato la vita per salvare te, quando avevi solo pochi mesi. IO sono quella che per mesi non è riuscita a parlare con nessuno del suo passato, di quella madre per la quale ero uno scherzo della natura, senza neanche sapere perché! Che diritto hai tu, Daphne Greens, per farmi la predica? Eh?".
Lei non ha ancora abbassato lo sguardo. Ha fegato, devo ammetterlo. Io, alla sua età, sarei probabilmente scappata con la coda tra le gambe, dopo essermi fatta urlare contro da una semisconosciuta.
"Ha fatto degli errori, e allora?" replica. "Tutti ne facciamo. Ma si è pentita. Ha mandato me perché pensava che mi avresti ascoltata...".
"Lei ha mandato te perché è una codarda. Come altro definiresti una donna che manda sua figlia a combattere le sue battaglie? Dei, proprio non capisci?" ribatto, guardandola negli occhi neri. "È stata buona con te perchè sei la figlia che voleva. Io sono la figlia che ha avuto durante una vacanza al mare, quando lei voleva solo divertirsi. Io sono la figlia a causa della quale è stata licenziata alla banca. Non puoi capire come sia vivere con quella donna come ci ho vissuto io".
Finalmente, abbassa lo sguardo. Mi gira intorno, e raggiunge gli altri. Io riempio il mio bicchiere d'acqua e lo svuoto tutto d'un fiato per il nervoso. Faccio un paio di respiri profondi, prima di andare in soggiorno.
"Scusatemi" dico, entrando e andandomi a sedere sul divano accanto a Marc, "una... una piccola discussione, niente di preoccupante. È che non riceviamo ospiti da diverso tempo".
Mio marito mi stringe a sè.
"Emily mi stava dicendo che mia madre non fa altro che parlare di noi, a casa. Vero, Em?" dice.
Sorrido, cercando di concentrarmi sulla conversazione, ma continuo a portare lo sguardo sulla quindicenne bionda, che non spiccica parola per il resto della sera.
Quando, finalmente, le ospiti si allontanano, dirette al b&b, Marc mi stringe a sè.
"Sei andata bene" mormora. "Insomma, non hai cercato di uccidere Sylvia, e non hai cacciato Daphne di casa a calci...".
Sbuffo, nascondendo una risatina.
"Le ho urlato contro" dico, lasciandomi coccolare. "Dei, è solo una ragazzina...".
"Ti ha provocata" osserva, scostandosi per guardarmi negli occhi. "Hai fatto di tutto per essere gentile con lei...".
Scuoto la testa, lo bacio e vado in bagno. So che ha detto quel che ha detto solo per consolarmi, penso, lasciando scorrere l'acqua. Mi sento stranamente in colpa per quel che ho detto a Daphne. Ha solo quindici anni... Non era neanche ancora nata quando i rapporti con mia madre si sono spezzati definitivamente. Quando mi ha mollata a New York dicendomi "Tuo padre è un dio greco, ma non ti posso dire quale. Questo ragazzo ti porterà in un posto per quelli come te. Noi andiamo in Florida".
L'acqua ha iniziato a seguire un percorso strano. Non scende dritta, come dovrebbe. Fa una sorta di curva, mi gira intorno e poi finisce dritta nello scarico. Quando me ne rendo conto, chiudo il rubinetto e mi assicuro che neanche una goccia cada per terra. Mi metto il pigiama, e vado a sedermi nel letto, prendendo dal comodino un libro molto particolare. Lo apro. Parlare di libro è esagerato, in realtà è solo un quaderno con la foto di un'onda sulla copertina. Doveva essere il regalo di nozze di Percy, ma è diventato il suo regalo d'addio. Inizio a leggere le prime pagine, ricoperte di fitte scritte in greco a prova di dislessia.
Ciao Lau! 
E così, hai sposato Marc, eh? Sono tranquillo, incredibilmente. So che è un bravo ragazzo, e che ti proteggerà. Ok, probabilmente questo "libro" sarà inutile, visto che vivremo letteralmente l'uno di fronte all'altra, ma nella vita di un mezzosangue non si sa mai. Te l'ho insegnato io, no? Comunque, questo è il mio regalo di nozze per te. Per Marc c'è il quaderno rosso, con una serie di regole da seguire per non rischiare di avere un grave incidente a seguito del quale potrebbe ritrovarsi con tutte le ossa del corpo rotte. Ma non pensiamo a lui, ora. Qui, ci siamo noi. Io e te. Per tutti i momenti in cui ti sentirai sola, o persa. Nel caso in cui tua madre dovesse farsi di nuovo viva, e tu avessi bisogno di conforto.
In realtà, quest'idea non mi è venuta recentemente, come noterai dalle foto. Ops, questo non dovevo scriverlo.
Ok, allora: l'idea mi è venuta dopo che ci hai detto che tu e Marc sareste andati a convivere. Io e Jason eravamo a sclerare nella 1, quando lui mi ha detto: "Ma ci pensi che un giorno forse si sposeranno?".
Ecco, questa frase mi ha mandato nel panico. Voglio dire, tu sei la mia sorellina!
Quindi, ho deciso di prepararmi per tempo. Ho chiesto a Vittoria di scattarci delle foto, senza farsi vedere da te. Lei è stata bravissima, le foto sono meravigliose. Non che avessi qualche dubbio a riguardo. Ho iniziato a segnarmi la data di ciascuna immagine, tenendo da parte le più belle. Ho preso questo quaderno a New York, e ce le ho attaccate tutte...
Ok, ok: Annabeth ha incollato la maggior parte, mentre io scrivevo il quaderno di regole per Marc. E non dire che non riconosco alla Sapientona i suoi meriti!
Comunque, qui di seguito ci sono le foto. Vittoria ci voleva mettere anche una foto del compleanno di Iris, ma poi le ho fatto notare che tu ne hai già una. Comunque, c'è il posto libero, se la vuoi aggiungere.
Sotto a ciascuna foto ci sono la data, l'evento e un paio di righe scritte da me. Già ti immagino, a leggere i commenti dandomi dell'idiota!
Domani ti sposi. Aggiungerò una foto del matrimonio, ma non ho bisogno di aspettare per sapere che il mio commento sarà fedele alla verità.
Ti voglio bene, sorellina. Ti auguro di essere felice.
Percy
P. s. Se non dovessi essere felice, ci penseremo io e Jason. Sappilo
Con un sorriso amaro dipinto sul viso, raggiungo l'ultima pagina. Nella foto ci siamo io e Percy, abbracciati. Era poco prima che Rachel pronunciasse la profezia.
Sotto l'immagine, ci sono le scritte:
16 agosto 2022 (due giorni al mio compleanno? Ma siamo seri?)
Ti sposi con Marc
Ok, in realtà è ancora il 15, e tu ti sposi domani, ma in bocca al lupo per la tua nuova vita. E per tua informazione, secondo la tradizione è lo sposo che non può vedere la sposa prima delle nozze. Che c'entro io? Comunque, sarai sicuramente bellissima, sorellina. Ti voglio bene.
Sospiro, pensando che aveva ragione: nella vita di un mezzosangue non si può mai sapere. Eccomi qua, in Alaska, coi miei figli scomparsi, dopo tredici anni senza mai vederlo. Marc si sdraia accanto a me, mentre poso il quaderno sul comodino.
"È il quaderno di Percy?" chiede, mentre mi accoccolo addosso a lui.
"Sì" rispondo, mentre mi abbraccia. "Mi mancano".
"Mancano anche a me".

Proteggerli. A qualunque costoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora