Un po' di Lucy, Mike e Vittoria

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Vittoria ci afferra per un braccio, e ci fa uscire dalla strada per nasconderci poco distante. Provo a chiederle cosa stia facendo, ma mi fa segno di stare zitta. Solo allora inizio a sentire due voci, un uomo e una donna.
"Non lo so. Già una volta sono intervenuto in questa cosa, e lui era infuriato. Mi chiedo cosa potrebbe fare in questo caso" dice l'uomo.
"Andiamo, fratello. Te l'ho detto, no? Non lo saprà mai. E, nel caso, farò tutto ciò che è in mio potere per placare la sua ira. Vedrai, mi ascolterà. Però devi acconsentire a tutti i dettagli del nostro accordo" replica la donna. L'uomo, dopo un attimo di silenzio, sospira.
"E va bene".
"Grazie. Andremo subito a San Francisco, pare che siano riusciti a rapire un'altra coppia di semidei. Chissà, magari stavolta sono davvero loro...".
Vittoria ci fa due gesti: prima un tre, poi l'indice e il medio che corrono su una superficie invisibile. Traduzione: al tre, scappate.
Uno...
"Ah, un'altra cosa, fratello...".
Due...
"Occupati dei tre ficcanaso nascosti laggiù, ti va?".
Tre!
Afferro Mike per la maglietta, e lui inizia a correre davanti a me. Lo seguo, e mi volto solo quando sento Vittoria urlare. Ha bloccato un attacco di un uomo con le sue spade. Non ho tempo di osservare meglio il tipo strano, mi giro di nuovo e seguo mio fratello al sicuro. Vittoria ci raggiunge poco dopo.
"Per fortuna non cercavano noi" dice.
"Perché qualcuno ci dovrebbe cercare?" chiedo. "Due gemelli opposti caratterialmente e una trentenne sola che non ha niente di meglio da fare che occuparsi di tutti i ragazzini che trova per strada!".
"Non esattamente" dice una voce maschile alle mie spalle. "Vittoria non è mai davvero sola".
Mi volto. La voce appartiene ad un uomo, potrà avere trentacinque, quarant'anni. I capelli neri tagliati corti, e gli occhi dello stesso colore, così come i jeans e le converse che indossa. A completare il tutto, una maglietta nera con sei teschi disegnanti, uno per ciascun colore dell'arcobaleno, e un giubbotto da aviatore. Due anelli luccicano leggermente alla sua mano sinistra, uno a forma di teschio all'indice e uno molto semplice all'anulare.
"Fratellone!" esclama Vittoria, buttandogli le braccia al collo e lasciandosi stringere. Quando si separano, si volta di nuovo verso di noi.
"Lucy, Mike, questo è mio fratello, Nico. Nic, questi sono Mike e Lucy".
L'uomo le lancia un'occhiataccia. Credo non gli piaccia quel soprannome.
"Ragazzina, ci sono più motivi di quanti tu ne possa immaginare per cui qualcuno dovrebbe cercarvi" dice. "Vicky, è pericoloso vagare nel mondo mortale così. Vi porto a Nuova Roma...".
"No" lo interrompe lei. "Poi chi lo sente Will? E poi, siamo distanti...".
"Ho fatto un viaggio-ombra da una costa all'altra dell'Atlantico con due persone e una statua di dodici metri di altezza" le fa notare Nico. Aspetta. Ma quindi questo è quel Nico?
"Anni fa" ribatte Vittoria, ma Nico la fissa negli occhi, non demorde. La donna sospira, e annuisce.
"Va bene. Ma non contare su di me, non ti coprirò con tuo marito".
Il figlio di Ade allunga una mano verso di me. Io la afferro, mentre Vittoria prende l'altra mano del fratello e quella di Mike. È un attimo, scompariamo nelle ombre e ci ritroviamo...
"Siamo nel mezzo di un'autostrada?!" esclamo. Vittoria annuisce.
"Ecco la galleria" dice, indicando una collina pochi metri più avanti. Si mette a camminare, e noi possiamo solo seguirla.

Lucy mi fa segno di fare silenzio e di avvicinare un orecchio alla porta. Siamo arrivati al Campo Giove, e la figlia di Ade ci ha portati subito a casa Jackson. Poi, si è chiusa coi Jackson e altre persone a parlare in una stanza, abbandonandoci con un ragazzo della nostra età e la sorellina.
"Se sono davvero figli suoi..." dice una voce, che riconosco come quella di Perseus.
"Io ne sono convinta. Per come si comportano, oltre che per la loro somiglianza con entrambi. Ma ora ci sono questioni più urgenti" lo interrompe Vittoria. "Tuo fratello, Percy... Non è più dove lo abbiamo lasciato l'ultima volta".
"Siete stati a Vancouver?" chiede il figlio di Poseidone.
"Dovevamo. Una delle tue sorelle lo ha reclutato. E non ci crederai, ma-".
"Ehm... Ragazzi" interrompe un'altra voce, appartenente ad un uomo che camminava in modo strano. "Io non vorrei dirvelo, ma c'è qualcuno fuori dalla porta".
Mia sorella mi trascina in salotto dai fratelli Jackson, mentre la porta si apre. La maggior parte degli ospiti se ne va, Vittoria compresa, mentre Percy Jackson si avvicina a noi.
"Permetti?" chiede, sedendosi accanto a Lucy. "Sai, capisco la vostra confusione. Anch'io avevo dodici anni quando ho scoperto... Beh, tutto quanto".
Vedendo che lei non risponde, sembra sul punto di dire qualcos'altro, quando suonano alla porta. Lui si alza e va ad aprire.
"Quasi dimenticavo. Tua sorella... Ha detto che avevano rapito qualcuno, qui a San Francisco. Una coppia" dice la voce di Vittoria dall'ingresso. "Credeva che potessero essere loro".
Sento il figlio di Poseidone ringraziarla e salutarla, e guardo mia sorella.
"Percy" chiama, quando l'uomo torna da noi. "Mi chiedevo... Vittoria aveva un'amica, anni fa. Si erano fatte fare un ciondolo, con due pietre incastonate, ma lei non ce ne ha mai parlato. Non è che...?".
Lui scuote la testa.
"Mi dispiace, ragazzi. Non... Non ne voglio parlare, ok? Ho abbastanza a cui pensare con ciò che mi ha detto Vittoria. Ma prometto che ve ne parlerò, prima o poi".
"Rispondi solo ad una domanda" lo prega Lucy. Lui annuisce. "La coppia rapita... Potrebbe trattarsi di lei?".
L'uomo annuisce, si alza e se ne va.

"Si può sapere perché ci hai fatti venire? È notte fonda!".
La voce di Nico Di Angelo mi sveglia. Mi alzo dal letto della camera degli ospiti, e vado alla porta. Aprendola leggermente, riesco a vedere il figlio di Ade.
"Tempo fa saresti stato felice di aiutarmi" fa Percy, ridacchiando. Nico arrossisce violentemente.
"Ero un bambino, Percy! Non capivo i miei sentimenti, senza contare che adesso sono sposato e amo mio marito!" esclama.
"Ok, ok. Ascoltate: abbiamo individuato il possibile rifugio dei mostri. È un bar dell'aeroporto" spiega Percy.
"Non mi piacciono gli aeroporti" borbotta una donna di colore in piedi tra i due uomini.
"Neanche a me, ma voi siete la scelta migliore. In questo momento, non affiderei a nessun altro la sua vita" dice il figlio di Poseidone. Gli altri due annuiscono.
"Partiamo domattina" dice la donna, prima che lei e Nico spariscano con un viaggio-ombra.

Tendo le orecchie, per cercare di capire cosa stia succedendo. Le empuse che ci fanno da carceriere hanno litigato già una trentina di volte, ma ora è diverso. Ora sembra che ci sia qualcun altro a combattere contro di loro.
Dopo un paio di minuti, crolla il silenzio. Poco dopo, sento la porta dello sgabuzzino aprirsi. Dei passi si avvicinano, una mano mi si posa sulla spalla mentre un'altra afferra il sacco che ho in testa. Quando questo viene sollevato, la prima cosa che vedo sono due occhi neri come la morte, che si fanno grandi e lucidi non appena incrociano i miei. Due mani pallide mi abbassano il bavaglio, mentre una voce sussurra il mio nome.
"Nico..." mormoro io, non appena ne sono in grado. Mio cugino mi stringe a sè, mentre qualcun altro mi scioglie la corda ai polsi in modo che io possa ricambiare l'abbraccio. Quando mi stacco, tocca ad Hazel abbracciarmi stretta, mentre Nico libera Marc.
"Ci siete mancati" mormora, guardandomi negli occhi. Io ho troppa paura per fare qualunque domanda. "Oh, quando gli altri lo scopriranno... Aspetta, dovrei avere delle dracme, così contattiamo Percy...".
"No!" lo interrompo io. Hazel mi mette una mano sulla spalla.
"Laura...". 
"Haz, devi farmi un favore" le dico.

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