Torniamo a casa...

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"Te l'avevo detto che ti saresti fatta un nome!" esclama una voce in greco antico, mentre guardo Marc uscire di casa. Mi volto con un sorriso in quella direzione.
"Leo!" saluto, correndo incontro al figlio di Efesto. Gli salterei addosso, ma mi rendo conto per tempo che ha un bambino sulle spalle e un altro per mano.
Li osservo per un attimo: avranno tre, quattro anni. Sono perfettamente identici, e assomigliano a Leo in modo quasi inquietante.
"Si è sentita la tua mancanza in questi anni, Lau" dice lui, afferrando saldamente il gemello che tiene per mano che sembra intenzionato a scappare dal suo controllo.
"I tuoi figli?" chiedo, ridacchiando. Lui annuisce.
"Ti presento Alejandro e Eneas... O Eneas e Alejandro, decidi tu" dice, indicando prima uno dei bambini e poi l'altro.  "Si assomigliano troppo, non sappiamo quasi più chi è chi, e loro non aiutano. Sospettiamo che ci confondano di proposito. Sai, per dispetto".
Rido, guardando il figlio di Efesto che fa scendere il gemello che ha sulle spalle per prenderlo per mano.
"Chissà da chi hanno preso..." osserva una voce alle spalle di Leo.
"Calipso!" saluto, andando ad abbracciarla.
"Ciao, Laura..." dice, ricambiando la stretta.
Decidiamo di passare un po' di tempo insieme prima della partenza per New York, e mentre torniamo in casa di Percy per appropriarci del divano scopro che anche i Valdez sono diretti là.
"Quindi ci vedremo a Long Island!" esclama Annabeth. Calipso annuisce.
"Già. Vi accompagneremmo volentieri, ma abbiamo già preso i biglietti dell'aereo" risponde Leo, tenendo a bada Alejandro (o Eneas?) che sta litigando col fratello.
"Non importa, ci incontreremo là. Ma non dite a nessuno che stiamo arrivando, vogliamo che sia una sorpresa" dico, guardando Cal. Se c'è una persona, nella famiglia Valdez, di cui ci si può fidare, quella è lei.
"Tranquilla, Lau" risponde. "Non apriremo bocca".
Alejandro, invece, mi guarda con la bocca spalancata, per poi farmi una linguaccia.
"Ale!" lo rimprovera Leo. "Guarda che questa señorita si fida di mamá y papa. Vedete di comportarvi bene, tutti e dos!".
"Leo vuole che i bambini siano abituati a parlare e sentire sia l'inglese sia lo spagnolo" spiega Calipso, sorridendo mentre il figlio di Efesto fa il solletico a uno dei due bambini.
"Sono davvero adorabili" dico, mentre Eneas mi si avvicina. "Ma come fai a sopportare tre Leo invece di uno?".
"Non ne ho idea. Ma è difficile" risponde lei.
"Hola, Eneas" saluto, afferrando le mani del bambino.
"Yo soy Ale" protesta lui, guardandomi negli occhi.
"Mmh, ah sì?" chiedo, prendendo il bambino e iniziando a fargli il solletico. Contrariamente a ciò che temevo, il piccolo non si mette a strillare spaventato (come sarebbe ragionevole, visto che mi ha appena conosciuta) ma si mette a ridere fino alle lacrime.
"Da un beso a Laura" fa Calipso rivolta al figlio che, subito, mi dà un bacio sulla guancia.
"Awwwwwww" fa Annabeth, sporgendosi verso di noi.
"Quieres dar un beso también a Annabeth?" chiede, e il piccolo si allunga verso di lei per schioccarle un bacio sulla guancia.
"Vai così, hijo!" esclama Leo, tornando a partecipare alla conversazione.
"Preferiscono lo spagnolo o è una mia impressione?" domando, mentre Eneas si libera dalla mia presa per raggiungere la madre.
"No, non ti sbagli. Parlano entrambi quasi meglio lo spagnolo dell'inglese, e di sicuro lo preferiscono" risponde lei, mentre Eneas decide di raggiungere il fratello tra le braccia del padre. "Io cerco di evitare che si sbilancino troppo verso una... me lastimas, Ale!".
Alejandro guarda spaventato la madre e la ciocca di capelli di lei che ha afferrato nella lotta col fratello per la posizione più comoda in braccio a Leo.
"Él non es Ale! Yo soy Ale!" esclama l'altro gemello, ma Cal ne ha abbastanza.
"Adesso basta, tutti e due!" esclama, mettendo entrambi a tacere. I bambini scendono dalle gambe di Leo e si siedono, buoni e zitti, per terra.
"A volte bisogna fare così. È l'unico modo che ho per non impazzire, spaventarli ogni tanto alzando la voce" si scusa la figlia di Atlante, accarezzando i capelli di uno dei figli.

Dopo aver accompagnato i Valdez in aeroporto, ripartiamo alla volta di New York.
"Fortuna che siamo riusciti a noleggiare un'auto" commenta Laura, dal sedile del passeggero. Annabeth ha insistito per farla venire in macchina con me, Mike e Lucy, mentre lei è con Marc, Zoe e Luke.
"Già. Non sarebbe stato il massimo dover andare a piedi fino a New York" rispondo io, facendo sorridere mia sorella. Non ho neanche bisogno di guardarla, per sapere che sta sorridendo. Lo so, perché la conosco troppo bene.
"Non vedo l'ora di essere a casa" dice. "E di dormire di nuovo nella 3... A proposito, come facciamo coi ragazzi?".
"Chirone ha pensato a tutto già quando è nato Jake" rispondo, tenendo gli occhi fissi sulla strada. "Ciascuno di loro dorme nella casa del nonno del quale ha ereditato il potere. Per capirci, Luke ha ereditato i nostri poteri, infatti dorme nella 3, mentre Zoe, che ha la genialità di Annabeth, sta nella 6".
"Quindi noi come facciamo?" chiede Lucy dal sedile posteriore.
"Tu dormi con papà nella 11, e Mike con me nella 3" risponde Lau.
"Ah" è l'unica risposta che giunge da dietro. Proprio quando il silenzio inizia a farsi un po' pesante, Laura inizia a canticchiare.
"Non posso credere che te la ricordi" sorrido, approfittando della coda per guardarla.
Mi unisco a lei sulle note di Questa è la terra di Minosse, incurante degli sguardi confusi dei miei nipoti. Laura sospira quando la canzone finisce, e apre il finestrino.
"Dovrò rimettermi in pari. Credi che Will accetterà di insegnarmi tutte le canzoni di questi anni?" dice. Io le sorrido.
"Ne sono sicuro" rispondo. "Ma conoscendo le sue doti canore, ti suggerirei di chiedere a qualcun altro dei figli di Apollo".
"Sarà strano tornare" mormora. "Ci sarà pieno di ragazzi nuovi, poi ci sarò io che tornerò là con la maggior parte dei mezzosangue che mi incontreranno per la prima volta...".
"Fossi in te non mi preoccuperei" la rassicuro. "Per te è davvero facile risultare simpatica, vedrai che piacerai subito a tutti. E comunque, non è che quelli che c'erano tredici anni fa sono spariti".
"Vorresti dirmi che sono ancora tutti lì?".
"Non tutti e non sempre, ma al momento dovrebbero essere quasi tutti là. Il periodo estivo sta per cominciare, e tanti preferiscono far trascorrere delle estati serene ai figli" rispondo. "Non siamo gli unici a continuare a tornare. Gli Stoll sono sempre i primi della vecchia generazione ad arrivare, poi adesso che Travis ha divorziato credo passeranno a Long Island ancora più tempo...".
"A proposito di Travis. Non sapevo avesse una relazione".
"No, non l'aveva ancora conosciuta quando ve ne siete andati" rispondo. "Si sono incontrati sul lavoro, a Detroit. Una mortale, e se devo essere sincero non è niente di speciale. Hanno avuto una figlia, adesso dovrebbe avere cinque anni. Solo che lui non ha mai detto alla moglie di essere un mezzosangue finché non è nata la figlia, e la moglie gli ha rinfacciato di aver trascorso cinque anni in pericolo, senza mai nominare la bambina. Ha chiesto il divorzio, e gli ha lasciato la piccola, definendola uno scherzo della natura. Ormai dovrebbero aver firmato anche le ultime carte, credo li incontreremo al Campo".
Dei mugolii provenienti dalla mia destra mi fanno voltare. Laura è sbiancata e si preme una mano sulla bocca. Mi guardo rapidamente intorno, e per fortuna vedo immediatamente un bar. Glielo indico, e accosto.
Un paio di minuti più tardi, mia sorella esce dal locale con un'espressione schifata. Risale in macchina e si riallaccia la cintura senza dire una parola.
"Tutto bene?" le chiedo. Lei annuisce, anche se è ancora pallida e si vede che non vuole aprire bocca. La guardo mettersi una mano sulla pancia. Che ricordi, anche Annabeth lo faceva sempre quando...
"OhIridedeadell'arcobalenoaccettalamiaoffertamostramiAnnabethChase" parlo talmente veloce da non capirmi, ma Annabeth compare al posto del provvidenziale arcobaleno. Meno male che siamo sempre muniti di bottiglietta d'acqua per le emergenze.
"Annabeth, ci vediamo a casa tua. In tempi molto brevi" dico, prima di lasciar sparire l'immagine e mettere in moto.
"Percy, non serve! Davvero, sto bene ora..." fa Laura, ma io non le do retta.
"Non prendermi in giro. Ma che aspettavi a dirmelo?!" la interrompo io, suonando il clacson.
"A dirti cosa?".
Oh. Dei dell'Olimpo. Lei non lo sa.
"Calmati, sorellina. Non è successo nulla. Ora andiamo a casa di Annabeth e mando mia moglie a comprarti un test...".
"Oh santi Olimpi" ok, ora ha capito.
"Veramente ci sono arrivato prima io di te?" le chiedo, accostando e slacciandomi la cintura. I ragazzi, dietro, sono scandalizzati. Guardo Laura scendere, mentre Marc e Annabeth corrono verso di noi.
"E i bambini?" chiedo, ricevendo un cenno come risposta da mia moglie. Sono già a casa.
Spiego la situazione ad Annie, mentre Laura è di nuovo in bagno a vomitare l'anima e Marc sembra sul punto di svenire.

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