"Papà, papà, chi è quella?".
Distolgo lo sguardo dal libro per fissarlo sulla bambina bionda. Sta guardando una fotografia incorniciata. Mi alzo dal divano e mi avvicino a lei. Osservo l'immagine. Ritrae cinque ragazzi, tre femmine e due maschi. È il compleanno di una delle ragazze, che sorride dietro ad una torta un po' malridotta, come se qualcuno avesse avuto la pessima idea di spiaccicarci sopra la faccia. La piccola sta fissando la ragazza che si trova alle spalle della festeggiata: ride, con le lacrime agli occhi, mentre uno dei ragazzi le fa il solletico. Metto una mano tra i capelli di Zoe.
"È tua zia, mia sorella" dico, cercando di trattenere le lacrime. Non posso mettermi a piangere davanti a mia figlia.
"Perché non è mai venuta? Avete litigato?" chiede. Abbasso lo sguardo su di lei. Gli occhi, dello stesso colore dei suoi, sono fissi nei miei.
"No, Zoe. Non abbiamo litigato. Se n'è andata" rispondo, tornando a guardare la foto.
Sento suonare alla porta, e Annabeth che va ad aprire e saluta gli ospiti. Una voce maschile urla "Jack! Jasper! Comportatevi bene, e non date fastidio a Zoe, ok? Non ne posso più di sgridarvi per gli scherzi a quella povera bambina!". Le risate di tre bambini, tra le quali quella di Luke che, me ne accorgo solo in quel momento, non è più in cucina a fare i compiti, si allontanano, dirette probabilmente nella camera di mio figlio.
"I ragazzi sono tremendi, ne fanno una per colore..." dice la voce maschile, avvicinandosi. Quando si interrompe, capisco che sono arrivati qui nel salone, che sono alle mie spalle. Dei passi mi si avvicinano, una mano mi si posa sulla spalla. So, senza dovermi voltare a controllare, che un altro paio di occhi sta guardando lo stesso viso sorridente che sto guardando io.
"Andiamo di là" mormora Annabeth, probabilmente rivolta a Piper. Jason tace.
"Mi manca" dico, iniziando a piangere. Il figlio di Giove mi fa voltare e mi abbraccia. Scorgo per un attimo i suoi occhi lucidi.
"Anche a me" mormora. "Dura da troppo tempo, vero?".
Annuisco. Tra poco più di un mese è il suo compleanno. Per allora, l'avrò trovata. Andremo da lei tutti insieme."Ci vediamo, ragazzi" saluto, sorridendo. Faccio per entrare, ma Percy rimane sulla porta anche dopo che i quattro se ne sono andati. Gli metto una mano al centro della schiena, seguendo il suo sguardo puntato sulla porta di fronte alla nostra. Non posso fare a meno di immaginare Laura che ne esce insieme a Marc, sorridente. Stringo mio marito in un abbraccio, ricordando ciò che lui e Jason si sono promessi quasi un anno fa.
"Dura da troppo tempo" mormora. Si scioglie dal mio abbraccio, mi lascia un bacio veloce sulla punta del naso e chiude la porta.
Lo seguo in camera da letto, lo guardo aprire il cassetto del comodino e prendere un foglio, nel quale riconosco la lettera che Laura ha inviato al Campo non appena arrivata in Alaska. Le ultime cose che sappiamo da lei e da Marc. Percy la posa sul letto e si nasconde il volto tra le mani. La prendo e inizio a rileggerla, senza un motivo oltre al forte desiderio di piangere.
Cari tutti,
Mi mancate tanto. Sembra assurdo, è passato così poco tempo...
Vorrei darvi buone notizie con questa lettera, ma purtroppo il carico è quello che è. Io e Marc siamo in Alaska, gireremo per un po' e raggiungeremo la casa di un suo amico, che è stato così gentile da offrircela, visto che non la usa. Abbiamo pensato molto alla profezia: non parlava dei due Campi, ma diceva "tra i semidei". Siamo preoccupati. Non sappiamo se avremo dei figli, anche se li vogliamo entrambi. E se li avremo, c'è una sola cosa che vogliamo essere in grado di fare: proteggerli. A qualunque costo. Per questo vi devo chiedere qualcosa che mi fa male solo a pensarci, e che so che farà ancora più male a voi, perché ve lo sto dicendo così. Vorrei dirvelo di persona, ma ormai siamo lontani, e tornare sarebbe pericoloso.
Non veniteci a cercare. Mai. Vorrei chiedervi di giurare sullo Stige, ma se ti conosco un minimo, Percy, so già che presto o tardi organizzerai una spedizione di ricerca assieme a Jason. Però ve lo chiedo per favore: non fatelo. Ci metteremmo tutti in pericolo, e non voglio più che rischiate la vita a causa mia. Dimenticatemi, andate avanti. Vorrei essere lì per dirvi tutto questo, per abbracciarvi e vedervi un'ultima volta. Vi porto con me nel mio cuore, e cerco di farmelo bastare. Iris, Vicky, mi mancate. Percy, di' a papà che gli voglio bene. Nico, puoi farcela. Se ci è riuscito Marc, può riuscirci chiunque. Vorrei essere lì quando ti si intreccerà la lingua davanti a Will, ma non è possibile. Annie, Piper, prendetevi cura del mio fratellone e cugino preferiti.
Con tutto l'amore che provo per voi,
Laura
Rimetto la lettera nel cassetto. Ormai la sappiamo tutti a memoria, quindi la dislessia non è un problema quando si tratta di farci del male con le ultime parole di Laura. Tante cose sono cambiate da quel giorno. Percy e Jason si sono fatti sempre più seri, scherzare adesso per loro è molto più difficile. Nico ha fatto la proposta a Will, si sono sposati due mesi dopo che Laura e Marc sono andati via.
"Aveva ragione" mormora Percy. Mi siedo accanto a lui e lo abbraccio.
"Ha chiesto di non andarla a cercare, Testa d'Alghe" dico. Lui mi sorride mestamente.
"Non dire che non ti manca, Sapientona, perchè non ci credo neanche per un attimo" risponde.
Sorrido tra le lacrime che hanno iniziato a rigarmi le guance.
"Certo che mi manca" mormoro.
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Proteggerli. A qualunque costo
FanfictionCopertina della bravissima LauraMoonlight ||SEQUEL DI "IO AL CAMPO MEZZOSANGUE"|| È passato del tempo. I nostri eroi sono cresciuti, hanno messo su famiglia, ma manca qualcosa alla vita quasi perfetta di Percy Jackson e dei suoi amici. Anzi, non qua...