Mi volto finchè non vedo il dio dei mari, che mi guarda con le lacrime agli occhi e le braccia aperte, che aspettano solo che io mi ci tuffi.
"Laura..." mormora, sorridendo. Sorrido anch'io, ignorando una lacrima solitaria che mi sta scendendo lungo la guancia. Torno indietro, rapida. Non appena raggiungo papà, lui mi stringe a sè, lasciandomi un bacio sulla testa. Rimaniamo fermi per non so quanto, prima che io riesca a mormorare "Mi sei mancato".
Lui mi fa sollevare lo sguardo, fissa gli occhi nei miei e sorride.
"Anche tu mi sei mancata" risponde.
Alle mie spalle, qualcuno si schiarisce la voce. Papà alza lo sguardo.
"Devo riconoscerlo, figlio di Ermes. Hai mantenuto la promessa" dice.
"L'ho fatto, divino Poseidone" risponde Marc. Mi volto, scoprendo che si è avvicinato.
"Certo, Laura adesso è qui, e per quanto la cosa mi renda più che felice, per lei non è sicuro" continua il dio.
"Papà, non è colpa di Marc" dico. "Io sono voluta partire. I nostri figli...".
"Lo so, tesoro" mi interrompe, riportando lo sguardo su di me. "Ho tenuto d'occhio i ragazzi, e devo dire che se la sono cavata bene. Adesso sono in ottime mani".
Lo guardo, confusa.
"Sono stati trovati dalla figlia di Ade, li sta portando al Campo Giove".
Sgrano gli occhi, voltandomi di nuovo verso Marc. Vittoria ha incontrato Mike e Lucy.
"Non ha detto nulla su di voi, o almeno nulla che potesse insospettirli eccessivamente" mi tranquillizza papà. "È rimasta sempre molto sul vago, e ammetto che potrei aver avuto qualcosa a che fare con la sua decisione".
Sorrido al ghigno sul viso del dio, abbracciandolo.
"Ti adoro" dico. "Grazie".
Papà mi bacia di nuovo tra i capelli, poi si stacca da me.
"Adesso devo andare, purtroppo. Non dirò nulla a Percy, a meno che tu non mi chieda il contrario. Ma se vuoi, posso chiedere a mio fratello di permettervi di prendere un aereo" dice, senza mai perdere il contatto visivo con me.
"Grazie, papà. Non dire nulla a Percy, non voglio che ci venga a cercare e si metta in pericolo. Se riuscissimo a salire su un aereo sarebbe perfetto" rispondo.
Lui annuisce.
"Vi farò sapere" dice. "Ti voglio bene, piccola".
Distolgo lo sguardo, mentre il dio manifesta la sua vera forma e sparisce.
"Anch'io ti voglio bene, papà" mormoro, mentre Marc mi mette una mano sulla spalla.Corro dietro a mio fratello, decisa a non voltarmi indietro per nessun motivo. Raggiungiamo Vittoria, e solo allora lancio un'occhiata a quel che rimane dell'autobus.
"Ma che... Che cosa...?" ansima Mike.
"Credo che abbiamo rischiato di incontrare un'idra" ipotizza la figlia di Ade.
"Aspetta. Un'idra? Di quelle con tante teste che ricrescono se tagliate?" dico. Lei mi guarda.
"Vi avevo già detto che è tutto vero, mi pare. Siamo stati fortunati" risponde, indicando con un cenno la carcassa.
Punto lo sguardo in quella direzione, e scorgo un uomo. È troppo lontano per riuscire a distinguere cose come il colore dei capelli, o come sia vestito, ma si comporta in modo strano. Tutte le persone che ha intorno stanno scappando, allontanandosi dall'ormai ex autobus nel panico. Lui, invece, sembra perfettamente tranquillo: parla al telefono (o almeno così mi sembra dalla sua posizione) avvicinandosi lentamente alla carcassa. Prima che abbia il tempo di aprire bocca, però, Vittoria afferra me e Mike per un braccio e ci trascina via. Pochi minuti dopo, raggiungiamo una città.
"Eugene, Oregon" legge la figlia di Ade, sospirando. "Siamo a metà strada, e non so voi, ma io eviterei di rischiare con un secondo pullman".
Mike annuisce, ancora troppo spaventato per parlare. Io gli lancio un'occhiataccia.
"Nessuno ci dice che succederà di nuovo" dico.
"Nessuno ci dice che non succederà più" replica mio fratello. Traditore.
Così, riprendiamo a camminare. Attraversiamo tutta la città senza dire una parola. Una volta abbandonata, mi decido a dare voce ai miei pensieri, mentre inizia a calare il buio.
"C'era un uomo strano" dico. Vittoria mi lancia un'occhiata confusa.
"Quando l'idra ci ha attaccati, ho visto un uomo strano nei pressi dell'autobus distrutto" spiego. "Credo... Credo parlasse al telefono, anche se eravamo già piuttosto lontani, e si guardava intorno come se fosse nel bel mezzo di un interessante esperimento".
La figlia di Ade sgrana gli occhi, poi riporta lo sguardo davanti a sè.
"Sono sicura che fosse solo una tua impressione" dice. Io scuoto la testa.
"No, non è possibile. Quel tipo aveva qualcosa di davvero strano. Come se sapesse cosa stava succedendo e non ne fosse allarmato...".
"No, è impossibile. Solo in due casi quell'uomo poteva sapere cosa stava succedendo: o era un mortale con la vista limpida, cosa molto rara, e in quel caso sarebbe stato molto allarmato, oppure era un semidio, cosa impossibile dato che dici che stava parlando al telefono. Quindi, si tratta solo di una tua impressione" mi interrompe la semidea.
"Cos'è, noti le cose strane solo quando non ci sono tipi affascinanti con un'auto sportiva di mezzo?" commenta Mike. Io roteo gli occhi, mentre Vittoria è improvvisamente molto interessata.
"Spiegati" dice.
Mike obbedisce, racconta l'episodio dei due sull'auto rossa mettendo particolarmente in luce la mia espressione inebetita. Quando finisce, la figlia di Ade si chiude nel suo mutismo e non spiccica parola neanche quando ci fermiamo per la notte.
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Proteggerli. A qualunque costo
FanfictionCopertina della bravissima LauraMoonlight ||SEQUEL DI "IO AL CAMPO MEZZOSANGUE"|| È passato del tempo. I nostri eroi sono cresciuti, hanno messo su famiglia, ma manca qualcosa alla vita quasi perfetta di Percy Jackson e dei suoi amici. Anzi, non qua...