Can you be my Nightingale?

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"Perché ammettere di amare qualcuno, è un po' come affermare che quella persona è diventata il tuo punto debole."

Pranzo. L'unica ora che fa felici tutti, ti riempi di cibo, parli con i tuoi amici e hai tutto il tempo di rilassarti prima delle ultime ore di lezione.
Durante le ultime settimane avevo completamente smesso di mangiare, la mia scusa era sempre la stessa -"ho fatto una colazione abbondante, mangerò più tardi"- ormai le ragazze avevano perso le speranze.

Appena entrata nella mensa, l'odore di cibo si precipitò nel mio naso e nelle mie ossa, facendomi morire ogni secondo di più. Non mangiare non significa non avere fame, è un po' come quando non riesci a dormire, ci provi, riprovi, hai sonno ma proprio non ci riesci. Ecco il principio è lo stesso.
Chiusi gli occhi e rimasi immobile per qualche secondo, faceva tutto così schifo. Avevo promesso alle ragazze di tornare nel tavolo con loro, con il mio buon umore e la mia gentilezza erano andate via anche l'amicizia e la socializzazione ormai.
Mentre camminavo verso quello che era il solito nostro tavolo, vidi Lauren seduta in un tavolo da sola, o almeno credevo lo fosse, come mi avvicinai di più vidi che era seduta vicino ad altre ragazze, cheerleaders. Umani della peggior specie. Non capivo cosa facesse in quel tavolo, anche perché mi aveva sempre detto di odiare quella categoria di persone, le definiva "stronze senza cervello" o anche peggio, non indossava la divisa, quindi magari non era diventata una di loro, magari era lì solo di passaggio. Non potevo fermarmi, odiavo le cheerleaders e l'odio era reciproco, non sapevo cosa dire, decisi quindi di ignorarla e andare verso il mio tavolo. "Sfigata" mormorò una voce alle mie spalle, ero abituata agli insulti, ai nomignoli e a tutte le prese in giro, ma la cosa che fece più male era che io quella voce la conoscevo, l'avevo sentita bene più e più volte. Era dell'unica persona dalla quale non avrei mai voluto sentirlo dire: Lauren.
Non mi fermai, ne rallentai. Ormai ero troppo vicina al tavolo delle ragazze per andarmene via, una promessa è una promessa.

"Fermi tutti ma quella è Camila Cabello, o mio dio" Dinah, le sue frasi sarcastiche non mi erano mancate per nulla
"Sempre spiritosa la ragazza, ciao" tornare faceva uno strano effetto, per alcuni versi mi sentivo sempre la solita ragazza insicura, ma per altri era come se un muro dividesse le ragazze da me, dalle mie emozioni, da quella che doveva essere la nuova me. Quel muro che avevo creato per settimane, che stavo continuando a crearmi e ad innalzare intorno a me, che Lauren aveva in parte distrutto e in parte creato.
"Qual buon vento ti porta qui?" -Normani, io ti voglio bene, ma lasciami in pace- capite ora perché ho preferito stare da sola queste settimane?!
"Ragazze, lasciatela in pace su, è qui adesso" Ally era in modalità 'pace e amore a tutti quanti' ma dettagli, lo era 24 ore su 24.
Mi sedetti vicino a loro, nel mio solito posto, Ally mi passò una mela dal suo vassoio, era l'unica che provava ancora a darmi da mangiare. Ne diedi un morso per poi fare finta di essere troppo intenta ad ascoltare i discorsi di Dinah e Normani per continuare a mangiare.
"Avete visto? Lauren è passata dall'altra sponda" nel sentire quel nome i miei occhi su illuminarono, non potevo farci nulla.
"Dinah non lo puoi sapere, è solo seduta con loro" disse Mani, mentre giocava con la forchetta sul piatto
"Infatti, io sono in classe con lei e Jenny -la cheerleader bionda che era seduta con Lauren a pranzo- durante l'ora di biologia e so che Jenny le ha chiesto aiuto" corrugai piano la fronte pensando, Lauren non era brava con le materie scientifiche, mi aveva chiesto aiuto in matematica parecchie volte e nel primo semestre non aveva voti alti. Non capivo. "tu che ne pensi Mila?" Come mi resi conto che tutti gli occhi delle tre amiche erano puntati su di me abbassai lo sguardo alzando le spalle e scossi la testa, lasciando intendere che non ne sapevo nulla.
"Sinceramente a me un po' manca" disse Mani interrompendo il silenzio. -manca anche a me, fottutamente tanto-
La Campanella ha il potere di suonare sempre nel momento giusto. Due ore, solo due ore e poi sarei andata a casa, lontano da tutto e tutti. L'indomani avrei trovato una scusa per non andare a scuola. Non potevo crederci, la voce era la sua, ne ero sicura al 100%. Lei che doveva "proteggermi", "aiutarmi", "sostenermi", ero a pezzi, camminavo in corridoio senza provare nessuna emozione, sentivo solo il rumore dei miei passi e del mio muro che si ricostruiva intorno a me.

They call her Mila, I call her CamzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora