I swear I lived

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"Hope when you take that jump
You don't feel the fall
Hope when the water rises
You built a wall

Hope when the crowd screams
They're screaming your name
Hope if everybody runs
You choose to stay
Hope that you fall in love
And it hurts so bad

The only way you can know
You gave it all you had
And I hope that you don't suffer
But take the pain
Hope when the moment comes,

You'll say

I, I, I
I did it all
I, I, I
I did it all

I owned every second that this world could give
I saw so many places, the things that I did
Yeah with every broken bone
I swear I lived...."

mio padre mi strappò la cuffietta dall'orecchio. Eravamo in macchina e mi stava parlando. Ci tengo a precisare che non lo avevo chiamato io, ovviamente. Dopo essermi alzata con fatica dal prato avevo due ore di educazione fisica e essendo arrivata con un terribile ritardo, l'insegnante era entrata negli spogliatoi, vedendo i miei lividi e alcune ferite dalla quale usciva ancora un po' di sangue, mi ha portato in infermeria e da lì hanno chiamato a casa anche se avevo pregato di non farlo.

"Sto parlando Camila, mi dici che cosa ti è successo? non dirmi che sei caduta dalle scale come hai già detto perchè li riconosco i lividi da scale e quelli non gli somigliano manco lontanamente" più che arrabbiato, il suo era un tono triste, deluso, come dargli torto, sua figlia non gli diceva la maggior parte delle cose della sua vita. "senti, tua madre ancora non è tornata a casa, vuoi aspettarla e affrontiamo la cosa tutti e tre insieme?" parcheggiò nel vialetto di casa e mi guardò aspettando una risposta, una risposta che io non potevo dargli, non volevo.
"sto bene papà, come ti ho già detto a scuola, sono caduta dalle scale dopo la pausa pranzo andando in palestra, ho sbattuto contro molti scalini e contro la ringhiera, non ho altro da dire" interruppi il contatto visivo aprendo lo sportello della macchina e mi alzai, le costole facevano male, ma non avrei chiesto il suo aiuto. Chiusi lo sportello sentendo mio padre fare lo stesso con il suo.
In un attimo si avvicinò a me, appoggiando una mano sulla mia spalla.
"Ti serve una mano?"
"Papà, ho 18 anni, posso camminare da sola, solo grande" accennai una risata scuotendo la testa "grazie però"
"Allora fai finta di stare bene e che questa sia solo una scusa per ritornare a quando eri bambina e mi saltavi sulla schiena gridando 'corri papà, vai cavallino', ricordi?" sentii gli occhi lucidi e qualche lacrima calda scendere lungo le mie guance per poi annuire. Mi caricò sulle sue spalle, proprio come quando avevo otto anni, proprio quando una figlia ha bisogno del padre, mi aggrappai a lui, stringendomi forte.

Da Mani 💁 17:09 :
--Mila, ho saputo dall'infermiera che sei andata via, tutto okay?

Da DJ 😎 17:15 :
-- mi spieghi come diamine hai fatto a cadere dalle scale se eri in cortile? E soprattutto se la palestra è esattamente lì nello stesso piano?

Non avevo molta voglia di rispondere, così mandai un messaggio unico a entrambe, il buono e vecchio 'copia e incolla' funziona sempre.

Da Me a DJ e Mani:
-- ciao, non ti preoccupare, sto bene, sì sono caduta ma nulla di che, qualche graffio, ma va tutto bene, ti spiegherò tutto al più presto 😘 a domani 👋.

Non sarei rimasta a casa, per quanto lo desiderassi tanto mia mamma mi avrebbe ucciso di domande una volta tornata a casa, figuriamoci i giorni successivi.

Da AllyCat 🐱 17:21 :
-- Karla Camila Cabello Estrabao, dimmi subito che cosa cazzo è successo, non farmi preoccupare.

Da me 17:23
--sto bene, questo è l'importante no? Domani ti spiego, anzi non ho nulla da dire, sono caduta, sto bene, a domani 😘

They call her Mila, I call her CamzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora