14- Amber

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Esco da scuola con lo zaino in spalla, la faccia stravolta di chi é reduce da poche ore di sonno e tre ore di matematica.
Sotto i miei occhi sono presenti due segni violacei che nemmeno con quintali di correttore sarei riuscita a coprire, così ho solo indossato gli occhiali da sole per evitare di provocare qualche spavento alle persone, sono già bastati tutti quelli che ho provocato ai miei compagni di classe, non vorrei altri morti sulla coscienza.
Oggi non ho decisamente un bell aspetto, sembro una di quelle scappate di casa, ma sinceramente poco me ne importa, ho solo una gran voglia di dormire.
Yvonne oggi non è venuta a scuola, ha detto che andava a fare una gita fuori porta con Josh e quindi mi ha lasciata da sola a subire questa interminabile giornata scolastica.
Le ore senza di lei sono state veramente noiose, mi mancava la mia compagna di banco, quella che mi sveglia quando mi addormento, che mi passa gli appunti quando resto indietro, che mi fa ridere... la mia complice.
Però sono contenta che stia passando del tempo con Josh, avranno più occasioni per fortificare la loro relazione e per conoscere lati del loro carattere che non hanno mai conosciuto.
C'è solo una pecca in questa giornata, oltre matematica e l'assenza di Yvonne. Non sento Sam da questa mattina e mi sto letteralmente preoccupando.
So che è a lavoro che i giorni precedenti li abbiamo passati sempre insieme, ma non è da lui sparire per tutte queste ore. Di solito quando è impegnato mi manda un messaggio dove mi avvisa che non potrà rispondere per un po', ma oggi tutto tace e la stretta allo stomaco mi sta causando l'ansia.
Decido di fare una deviazione in caserma prima di passare in ospedale da quelle pesti e quando arrivo, per poco non collasso per lo sforzo. Sono decisamente poco atletica e ho assolutamente bisogno di prendere una dannata macchina o non arrivo ai 30 anni.
Saluto Trudy alla reception e dopo che lei mi sblocca la porta, entro venendo travolta da alcuni agenti che corrono per la centrale.
C'è tensione nell'aria e a confermarmelo sono le espressioni preoccupate dei poliziotti in sala riunioni.
Cosa cavolo sta succedendo?!
Intercetto Michael fermo vicino al distributore delle merendine, ha la testa poggiata contro la superficie illuminata e gli occhi chiusi.
<<Michael...>> All'udire la mia voce, sobbalza spaventato, portando subito una mano sulla pistola che è nella fondina attaccata ai suoi pantaloni.
Sospira sollevato quando si rende conto che sono io.
<<Mi hai spaventato.>> Ammette tornando ad avere una postura rilassata e a guardarmi con i suoi occhioni blu che brillano preoccupati.
<<Scusa, non volevo. Che succede? Siete tutti così tesi.>> Chiedo indagando un po' su quello che sta accadendo oggi. Capisco che in una centrale ci sia sempre da fare, ma poche volte ho visto così tanta preoccupazione in questo posto. <<Il figlio di uno degli agenti dell'intelligence è stato rapito, sono quasi 4 ore che non si hanno sue notizie. Abbiamo ogni agente disponibile a sorvegliare ogni angolo della città. A breve scatterà l'allerta AMBER e speriamo di ritrovarlo prima, perché significa solo una cosa.>> Spiega con un cipiglio sul volto e io capisco a cosa si riferisce <<Potrebbe essere stato ucciso.>> Concludo amaramente al suo posto, ricevendo un segno di conferma dalla sua testa.
Ora si spiega il perché del silenzio improvviso di Sam e il mio cuore si fa piccolo piccolo. Conoscendolo, si starà scervellando per capire che fine abbia fatto questo ragazzino e non si sarà fermato nemmeno un attimo, girando addirittura nei quartieri più malfamati per avere delle informazioni dai ragazzi che gliele passano in cambio di soldi e protezione.
Non lo nego, sono preoccupata.
Preoccupata per la sua salute fisica, per le emozioni che lo stanno travolgendo e perché non so dove si trovi. Ringrazio Michael, che capendo cosa mi sta frullando per la testa, mi invita in sala relax a prendere un caffè e ad accomodarmi mentre aspetto Sam.
Dominick entra poco dopo e quando mi trova lì seduta, mi guarda stupito, non si aspettava decisamente di vedermi qui.
<<Che ci fai qua?>> Chiede mentre si versa una tazza di caffè. <<Non rispondevi alla mamma.>> Ed è vero, anche lui non risponde da alcune ore e mia madre è andata subito nel panico, impaurita dal fatto che fosse successo qualcosa al suo amato figliolo. Lo guardò attentamente, cercando di scovare altre informazioni che magari Michael non mi ha detto, dopotutto alcune informazioni sono riservate. Ma quello che trovo sul volto di mio fratello sono dei chiari segni di stanchezza e preoccupazione. Questo caso sta mettendo a dura prova la salute fisica e mentale di ogni agente che sta lavorando per ritrovare al più presto questo bambino e solo Dio sa quanto vorrei rendermi utile in qualche modo, ma andare lì fuori a cercarlo significherebbe costringere mio fratello e Sam a preoccuparsi anche per me, e ora come ora, non mi sembra il caso.
<<Posso aiutarvi in qualche modo?>> Chiedo volendo sollevarlo almeno da una piccola parte degli impegni della sua giornata. <<Chiedo a Smith se puoi aiutarci, ma credo che non ci siano problemi, anzi, prendendo il posto di uno degli agenti che rispondono al telefono, metteresti due occhi in più in strada che in una situazione cone questa fanno sempre comodo.>>
E così, senza darmi il tempo di rispondere in qualche modo, corre nell'ufficio del capo, tornando poco dopo con un sorriso enorme dicendomi che per oggi sarò una "poliziotta".
Mi fa accomodare vicino a Oliver, un signore prossimo alla pensione che ga deciso di lasciare il posto in strada ai giovani, dice che due occhi freschi funzionano decisamente dei suoi ormai colpiti da una forte miopia.
Mi fa vedere una foto del bambino, mi dice come era vestito e a quali chiamate credere, così indosso le cuffie e inizio a rispondere alle prime chiamate, cercando di ottenere quante più informazioni possibili, senza ottenere nulla però, o almeno non quello che mi serve per capire dove sia finito questo ragazzino.

Servire, Proteggere E... AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora