6- Pranzo con rapina

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《Dico solo che, secondo me, la prof di scienze è matta. Arrivare in aula urlando non è un comportamento da persona sana di mente.》Sono esattamente 45 minuti che Yvonne continua a lamentarsi della professoressa di scienze. Tutto questo solo perché le ha intimato di stare zitta o l'avrebbe mandata dal preside.
Bhe la prof non aveva tutti i torti eh. Yvonne non è stata zitta nemmeno per un minuto e lei, ormai irritata, l'ha ripresa.
Solo che questa cosa non è andata giù alla mia migliore amica, che si è sentita umiliata davanti all'intera classe e, da quando siamo uscite da scuola, continua ad architettare qualche piano per vendicarsi.
Qualcuno che mi asporti l'orecchio? Credo che a momenti mi inizierà a sanguinare.
《Yvi, ignorala. Sii superiore, non darle la soddisfazione di sospenderti solo perché le hai bucato le gomme.》E questo sembra zittirla per il resto del tragitto, dando così un po' di pace ai miei poveri timpani.

Facciamo una piccola sosta al bar per prendere 3 caffè, di cui 1 lungo e amaro e 2 con un po' di latte e mezzo cucchiaino di zucchero, due ciambelle con la glassa rosa e un panino con hamburger e insalata.
Considerando che l'ora di pranzo è passata da poco e che io non metto qualcosa sotto i denti da questa mattina, non vedo l'ora di azzannare quella ciambella che sta facendo brontolare prepotentemente il mio stomaco.
《Ci vediamo domani Grace, passa a prendermi mamma in librerira. Ogni tanto si ricorda di avere una figlia.》E dalla sua voce si percepisce tutta la tristezza che prova nel parlare dei suoi genitori, anche se esteriormente cerca di avere quell'aria da dura che poco le si addice.
La stringo a me in un lungo abbraccio e le prometto di chiamarla più tardi.
Attraverso la strada stando attenta alle macchine, non vorrei morire investita proprio ora, apro la porta dell edificio davanti a me e subito i miei occhi vengono accecati dal bianco della sala d'attesa. Le poltroncine poste lungo tutto il muro non sono del tutto occupate, la luce che filtra dalla porta rende l'ambiente più luminoso e spazioso. Davanti a me c'è una porta a vetri, alla quale vi si può accedere solo con il consenso della guardia alla reception, ed è proprio da lei che mi dirigo sfoggiando il mio miglior sorriso.
《Ciao Trudy, Sam è dentro?》La signora dietro la vetrata concentra tutta la sua attenzione su di me e non appena capisce chi sono, mi regala uno splendido sorriso che mi fa letteralmente sciogliere il cuore.
Trudy Williams è la donna più buona e cazzuta che io conosca. All'interno della centrale sa come farsi rispettare e mettere in riga i colleghi che provano a metterle i piedi in testa. Ha all'incirca 43 anni, non è molto alta ma ha un fisico tonico che io invidio. Gli occhi sono di un fantastico verde che spesso mi ricordano i parchi in piena estate, dei corti capelli castani e qualche ruga sparsa sul volto.
Quando passavo molto tempo qui mi ha insegnato un po' il lavoro d'ufficio e io mi divertivo a darle una mano, è molto simpatica e sa come tenere impegnata una teenager senza farla annoiare troppo. Poi diciamocela tutta, Trudy mi adora perché ogni volta che vengo qui le porto sempre il suo caffè preferito.

《Si, è in ufficio da Smith, oggi l'aria lì dentro è parecchio tesa.》Sussurra l'ultima parte indicandomi con la testa, la porta alla mia destra, alla quale lancio una fugace occhiata, notando che le persone che sono dall'altra parte, stanno praticamente correndo su e giù per l'edificio.
Bene, Sam sarà sicuramente di pessimo umore, ma so anche che avrà solo bevuto caffè. Quindi se lo vedo troppo teso, gli lascerò la mia offerta di pace e mi dileguerò velocemente.
Lascio il caffè amaro sul bancone e dopo aver mormorato un veloce "grazie" a Trudy, mi avvio verso la porta che si apre dopo un rumoroso suono meccanico.
Mi ritrovo così in mezzo alla calca di agenti che quasi corrono per la centrale, rischiando anche di essere travolta da uno di loro. Saetto velocemente con lo sguardo alla ricerca di un volto amico e subito trovo Stacy che a passo svelto si sta dirigendo verso il suo ufficio.
Così, tra uno slalom e l'altro tra gli agenti che mi ritrovo davanti, la raggiungo. Quasi non nota la mia piccola presenza al suo fiando, tantè che quando lo fa a momenti non si spaventa.
《Ciao Stacy, sai dirmi dove posso trovare quel cavernicolo di Sam?》Dalla mia voce si percepisce tutta la fatica che sto provando in questo momento per stare al suo passo. Il mio metro e sessantacinque scarso non mi permette facilmente di seguirla, visto che le sue gambe sono decisamente più lunghe delle mie.
Questa ragazza è decisamente un concentrato di intelligenza e bellezza che se non fossi etero, ci avrei provato con lei. Mulatta, occhi neri, dei ricci che sembrano delle molle e un fisico che fa invidia a qualsiasi donna, considerando che ha anche un figlio e che riesce a gestire la vita mamma - detective in maniera impeccabile. Delle volte miro ad essere come lei, così sicura di sé e delle sue qualità intellettuali.
Se poi vogliamo aggiungere che è di 4 anni più piccola di Sam e che a soli 28 anni è già una detective, possiamo intuire quanto sia
Stacy pare aver notato la mia difficoltà e subito si ferma, facendomi scontrare con la sua spalla. La ringrazio mentalmente e prendo una bella boccata d'aria, provando a riacquistare un minimo di fiato.
《Ciao Grace, è in palestra. È uscito da poco dall ufficio di Smith ed era parecchio nervoso. Ora scusami ma ho un caso da chiudere e quelli della commissione ci stanno con il fiato sul collo.》E senza nemmeno darmi il tempo di ringraziarla, riprende la sua maratona verso il suo ufficio. Si prospetta una luuuunga giornata, almeno spero senza qualche litigio.

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