18- Nuovi dirimpettai

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Sto mettendo le mie ultime cose negli scatoloni che in questo momento stanno affollando la mia camera.
Non mi ero mai resa conto di quante cose avessi accumulato in questi miei ventuno, quasi ventidue, anni di vita. Ho addirittura le bambole con le quali giocavo quando ero ancora poco meno di una bambina, i poster delle mie band preferite di quando ero un'adolescente e tutti i biglietti dei concerti ai quali sono stata, ovviamente sempre accompagnata da Yvonne, non a caso una volta rischiammo di essere arrestate perché riuscimmo ad imbucarci nei camerini, solo che quelli della security ci trascinarono letteralmente fuori e ci portarono in centrale. Quel giorno volle che mio fratello fu di turno e così ci scampammo una nottata in cella.

I miei genitori diciamo che non hanno preso molto bene il discorso della convivenza con Sam, per il semplice fatto che mi vedono ancora come la loro bambina che si arrampica sui mobili della sala, ma fortunatamente non hanno fatto poi così tante storie visto che sono letteralmente innamorati di Sam... come li capisco.
<<Sam a breve sarà qui, tu a che punto sei?>> Mio fratello entra in camera mia, sedendosi sul letto che è letteralmente invaso di vestiti e altri oggetti che sto selezionando.
<<Ho quasi finito, mi restano le ultime cose da mettere nelle scatole e sono pronta>> Mormoro con un piccolo sorriso malinconico. Nonostante io sia felicissima di poter iniziare a condividere letteralmente la mia quotidianità con Sam, da una parte mi dispiace non poter più vedere mio fratello ogni singolo giorno o dargli fastidio, lui è stato il mio complice in tutti questi anni e sapere che ora ci vedremo di meno, mi fa stare male.
<<Ehi, cos'è quello sguardo triste?>> Si alza e si mette davanti a me, guardandomi intensamente negli occhi che iniziano piano piano a farsi più lucidi.
Alzo le spalle, sentendo il respiro smorzarsi a causa delle lacrime che a breve inonderanno il mio volto.
<<Niente, mi mancherà non poterti dare più fastidio.>> Sussurro cercando di abbozzare un sorriso che alla fine sembra più una smorfia.
La bocca di Dominick si distende dolcemente verso l'alto e subito mi stringe in uno di quei abbracci che mi fanno vibrare il cuore. <<Oh piccola rompi scatole, non sai quanto sono contento, almeno eviterò di andare fuori di testa!>> Scoppia a ridere smorzando così il mio malumore e portandomi di conseguenza a ridere. È vero, più volte ho portato Dominick sull'orlo di una crisi isterica a causa di tutti i miei scherzi o semplicemente per le volte che lo infastidivo inutilmente, per il puro gusto di vederlo incazzarsi e diventare rosso per la rabbia.
<<Tanto verrò comunque a darti fastidio.>> Ammicco provocatoria sapendo che odia quando lo porto all'esasperazione.
Mi aiuta a mettere in valigia le ultime cose, soffermandosi un po' di più sulle foto dove ci siamo io e lui. Accarezza con le dita la superficie di ogni nostra foto, il sorriso malinconico sul suo volto e gli occhi a proiettare i ricordi racchiusi dietro ad ogni singolo scatto, ricordi difficili da dimenticare, ricordi dove io e lui siamo sempre insieme, uniti come mai prima eravamo stati, e io mi perdo a guardarlo, a guardare l'uomo che è diventato, a guardare fin dove è arrivato con la sua forza di volontà e la sua caparbietà. Lo ammiro, incantata da quanto sia maturato, mentre al suo fianco le immagini di un piccolo Dominick, vivace ma sempre protettivo nei miei confronti, scorrono velocemente sotto i miei occhi.
Gli voglio bene, è sempre stato un pilastro fondamentale nella mia vita e nonostante io sia felice di andare a vivere con Sam, mi fa star male il pensiero di non vederlo più in giro per casa e di non poterlo più abbracciare quando ne ho voglia.

Portiamo gli scatoloni davanti la porta d'ingresso e rimaniamo stupiti quando sul pianerottolo, proprio davanti l'ascensore, troviamo decine e decine di scatoloni e oggetti per arredare casa.
<<Ma cosa...>> Non faccio in tempo a finire di parlare che le porte della trappola mortale si aprono e dal suo interno vi esce un ragazzo che sta cercando di tenere in bilico. Io e Dominick corriamo ad aiutarlo, evitandogli così di inciampare per colpa degli oggetti che sono ancora a terra. <<Grazie mille ragazzi, se solo avessi osato rovesciare anche solo una scatola, mia sorella mi avrebbe tagliato la testa.>> Ci ringrazia imbarazzato e grato del piccolo aiuto che gli abbiamo dato. <<Ma figurati, per cosi poco.>> Rispondo prontamente abbozzando un sorriso.
<<Comunque piacere, io sono Ryan e la vipera che vedete uscire dall'appartamento davanti al vostro, è mia sorella, Amber.>> Ci indica con un dito la porta davanti a casa nostra e subito vediamo uscire una ragazza di circa trent'anni. Rimango a bocca aperta, folgorata dalla sua bellezza.
Gli occhi grandi e scuri sono incorniciati da un viso olivastro dai lineamenti dolci. Le labbra carnose sono piegate in un piccolo broncio e i lunghi capelli neri sono legati in una coda bassa, nonostante questo alcune ciocche le finiscono più volte davanti gli occhi. Le lunghe gambe sono coperte da dei leggings e sopra indossa uno di quei maglioni lunghi e più grandi di alcune taglie e anche al di sotto del tessuto, si intravede una piccola rotondità sul suo addome. <<Ryan! Mi servono le ultime cose per la camera del bambino, dove cavolo ti eri cacciato?!>> Si posiziona al fianco del fratello, le mani intrecciate sul suo grembo e un piede a battere impaziente sul pavimento. Ryan la guarda esasperato e qui si vedono tutte le differenze tra i due. Il ragazzo è biondo con dei piccoli occhi azzurri e il suo incarnato è nettamente più chiaro rispetto a quello della sorella.
Giuro che se non mi avesse detto della loro parentela, li avrei tranquillamente scambiati per una coppia.
<<Sto arrivando. I vicini mi hanno aiutato con la scatole.>> Spiega esausto e irritato dall'atteggiamento autoritario della sorella.
Amber si gira verso di noi e accenna un piccolo sorriso di circostanza. Questa ragazza inizia a starmi già poco simpatica, ma visto che i miei genitori mi hanno insegnato ad essere educata anche con le persone che non lo sono con me, decido di fare il primo passo.
Allungo una mano verso la direzione della mora e mi presento. <<Piacere, io sono Grace e lui è mio fratello Dominick. Auguri per il futuro nascituro!>> Amber ricambia la mia stretta e mormora un flebile "grazie" prima di lasciare la mia mano con un'aria quasi disgustata. Molto socievole la tipa eh!
Ryan, capendo il disagio che questa situazione sta provocando a tutti noi, prende la palla al balzo e prova a continuare la conversazione, senza mai staccare i suoi occhi azzurri dai miei.
Gesto che mi mette un po' in soggezione considerata la poca distanza che ci divide.
<<Prima vivevamo dall'altra parte della città, Amber è una poliziotta e lavorava al ventitreesimo distretto, ma visto che è rimasta incinta e al diciassettesimo serviva un detective, ha chiesto un trasferimento. Così, eccoci qui!>> Dominick all'udire quelle parole, sia pre in un meraviglioso sorriso che farebbe sciogliere anche il più spesso ghiacciaio presente sulla faccia della terra, ed è quello che succede ad Amber.
Sulle sue guance appare un lieve rossore che mi porta addirittura a dubitare di quello che ho appena visto.
<<Saremo colleghi allora! Lavoro anche io lì e ti posso assicurare che sono tutti simpatici! Certo, delle volte i turni sembrano interminabili, ma fortunatamente non ci si annoia mai.>> Posa una mano sulla spalla della mora. <<Quando inizi?>> Chiedo non del tutto interessata alla risposta, ma ho pur sempre quel pizzico di curiosità che mi porta a fare domande che in un modo o nell'altro fanno sciogliere la lingua della persona che ho davanti.
<<Domani, fortunatamente abbiamo quasi finito di mettere tutto in ordine e quindi posso iniziare subito a lavorare.>> Dal tono di voce di Amber si percepisce tutta la voglia di riprendere a lavorare sul campo, ma dietro a tutta quell'allegria si nota una piccola sfumatura di imbarazzo, disagio e oserei dire quasi, paura... Bhe credo che anche al miglior poliziotto della terra spaventi il fatto di dover rincominciare in una nuova caserma, lavorare con nuovi colleghi e doversi adattare alle nuove regole e al diverso modo di gestire il lavoro. <<Allora domani mi occuperò personalmente di farti fare il giro della tua nuova casa, presentarti i colleghi e magari darti qualche consiglio.>> Dominick le fa un occhiolino e mentre quei due iniziano q discutere di lavoro e casi che stanno ancora risolvendo, Ryan si avvicina ancora di più a me, invadendo così il mio spazio vitale che fa scattare nel mio cervello milioni di campanelli d'allarme.
<<Spero di vederti più spesso, sai, mi farebbe piacere uscire con te per prendere un caffè e magari conoscerti meglio.>> Sorride allusivo e giuro di non aver mai conosciuto un ragazzo così sfacciato come il biondino davanti a me. La sua mano finisce attorno al mio braccio e il fastidio che sto provando per un contatto che io definisco "intimo", mi porta a sottrarmi velocemente dalla sua presa e a mettere un bel po' di distanza tra noi due.
Riesco finalmente a respirare in modo normale e a togliermi la brutta sensazione di un tocco diverso da quello del mio Sam. <<Fratellone, dovremmo iniziare a portare giù le cose, Sam a breve sarà qui e io non...>> Non faccio in tempo a finire la frase che dall'ascensore esce proprio quest ultimo.

Servire, Proteggere E... AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora