Torno in dormitorio, entro in camera e butto la borsa per terra, poi mi siedo sul letto, sono incazzata e sono stanca. Venendo qui non avrei mai immaginato di dover sopportare tanto astio con una persona alla quale non ho assolutamente fatto niente, l'ho evitato tante volte, ma quando dice quelle cose non posso starmi zitta. Non ho intenzione di continuare con questi giochetti e non ho intenzione di corrergli dietro, mai piú , questa è stata la prima e ultima volta che corro dietro a qualcuno, a uno sconosciuto, per giunta. Un totale sconosciuto. È talmente tanto frustrato che sente il bisogno di dire certe cose ogni qual volta per un modo o per un altro finiamo per incontrarci. Apro il cassetto del comodino, e prendo immediatamente il bigliettino che mi aveva scritto la prima volta che abbiamo avuto un incontro ravvicinato. 'Perche stavi piangendo? Ti ho vista' lo leggo, poi lo accartoccio e lo scaravento di nuovo nel cassetto, poi lo chiudo con rabbia. Faccio un sospiro e prendo il cellulare, due chiamate perse da Claire, la richiamo. "Ehi, ma si puó sapere dove sei?" mi dice Claire appena risponde al telefono. "Sono tornata in dormitorio, perche mi sento poco bene" gli dico, mi alzo e inizio ad andare avanti e indietro per la stanza. "Cosa è successo?" mi dice lei, sembra preoccupata. "Niente, ero un po stanca" mento. "Senti sto venendo in camera" mi dice lei, e riattacca. Mi risiedo di nuovo sul letto, poi mi stendo. Dopo 10 minuti sento la chiave girare nella serratura, poi entra claire e io mi alzo di scatto dal letto. "Che ti senti?' mi dice, posando la borsa sulla sedia. "Niente, cioè sto bene non è successo niente di che" dico appoggiandomi alla scrivania in fondo la stanza. "Non è vero che non è successo niente, dai parla" dice lei e si siede sul suo letto. "Diciamo che ho avuto una discussione con Vinnie" dico io, le racconteró tutto. "Con Vinnie? Per cosa esattamente" mi chiede, è stranita. "Ma che cazzo ne so, ero in biblioteca, ad un certo punto è arrivato, stava cercando te per tornarti il libro, ma voi non c'eravate e quindi siamo andati a cercarvi, poi ho visto che eravate andati a prendere un caffè e abbiamo iniziato a scambiarci battutine fino a quando poi non abbiamo litigato" le dico, ha un'espressione corrucciata. "perche tu e Vinnie avreste dovuto litigarvi? Cioe non parlate mai, almeno a quanto mi hai raccontato tu" mi dice. E io annuisco, ha ragione, non ci siamo mai scambiate chissa quali parole, non abbiamo mai fatto chissa quale discussione ma intanto cosi è stato. Le racconto piu nel dettaglio e rimane allibita nel sentire le mie parole, ma nonostante questo mi assicura che non devo preoccuparmi di niente, e che sicuramente fa cosi perché non ha niente di meglio da fare evidentemente. Sono d'accordo con lei. "Il bigliettino alla fine era il suo" gli dico. "Davvero?" mi dice lei sorpresa "Si, per questo ti dico che non hanno senso le cose che fa" dico "Non ci pensare Jackie è solo un cretino, ti giuro che non lo facevo cosi" mi dice e io annuisco, neanche io. Vinnie è piú intelligente di questo, ma intanto non capisco perché. "Stai tranquilla, fregatene, hai le tue cose a cui pensare non puoi azzannarti il cervello per delle cazzate del genere, evidentemente ama farti arrabbiare o in questo caso, litigare con te" dice, mh, non saprei, quello che so è che devo iniziare a farmi un po' più i cazzi miei, cercando di evitarlo il più possibile. Da me non avrà piu nessun tipo di risposta o di considerazione. "Senti, guarda che facciamo, sta sera usciamo un po, ci facciamo un giro nel campus e stiamo un po' con le ragazze e con Jeremy, cosi terrai almeno un po' la mente libera, che dici?" mi chiede lei, annuisco "Non dire niente a loro peró non voglio che sappiano qualcosa, in particolare Jeremy che è il suo compagno di stanza" dico, "Stai tranquilla, non diro niente a nessuno" dice e si alza dal letto. "Prepariamoci sono quasi le sette. Adesso mando un messaggio a Jeremy e alle ragazze, gli dico di incontrarci in mensa, okay?" mi dice. E se c'è anche Vinnie? Niente, non succederà niente, non lo calcolerò, faro finta di niente, come ho sempre fatto.
Vinnie's PovTorno in camera e sbatto la porta con tanta rabbia, ma chi si crede di essere? Per parlarmi in questo modo, certe volte mi da fastidio anche la sua presenza, è solo una ragazzina. Mi siedo sulla sedia vicino alla scrivania, poi mi alzo e mi precipito verso l'armadio, prendo lo skate, che non tocco ormai da troppo tempo ma che quando sono venuto qui ho deciso di portarmi dietro, perche non si mai, mi fosse ritornata la voglia di andare al circolo, immagino questo sia uno di quei momenti. Sento la porta aprirsi e poi spunta Jeremy. "Vinnie dove vai?" mi dice mentre sono intento a prendere una giacca pesante dall'armadio, fa ancora fin troppo freddo per poter uscire solo con la felpa. "Vado al circolo" gli dico e lui rimane stranito "Che succede? Non tocchi lo skate da quando.." poi si ferma "Cioè lo sai da quando" dice, come se avesse paura di parlarmi in questo modo. "Si ma, mi è venuta voglia di andarci, quindi staró li un po" gli dico, mi avvicino alla scrivania e prendo le chiavi della macchina. "Ci vediamo dopo" dico, senza neanche dargli il tempo di rispondere, poi percorro il lungo corridoio e sono sollevato quando non incontro Jackie, visto che per uscire dall'edificio devo per forza passare dal corridoio dove si trova la sua camera. Arrivo nel parcheggio, entro in macchina e mi dirigo al circolo. Non avrei mai pensato che un giorno ci sarei ritornato, non dopo quello che ho vissuto, dopo quello che ho dovuto passare. Frequento il circolo da quando ho praticamente 10 anni, è l'eta in cui ho iniziato ad andare in skate, mi ci portò per la prima volta mio padre, fu lui ad insegnarmi tutto. Morì quando avevo 16 anni, ora ne ho solo 20. Era un grande uomo, lo è sempre stato, amavo passare del tempo con lui, mi ha insegnato a disegnare, ad andare in bicicletta, a giocare a baseball, oltre che andare in skate. Passava tantissimo tempo con me e i ragazzi, con Jeremy con Tyler e Charlie aveva un rapporto bellissimo, a quel tempo frequentavano molto spesso casa mia poiché eravamo vicini di casa. Fu lui ad accompagnarci al nostro primo Skate contest o a insegnarci come si cambiava la ruota della macchina, ad esempio. A differenza di mia madre lui è sempre stato presente nella mia vita, fino alla fine. Inizialmente non riuscivo ad accettarlo e questi sono stati i momenti peggiori. Mi richiudevo in me stesso, iniziai a non parlare piú, ero diventato di 'poche parole'. La sua perdita mi ha lasciato un vuoto inspiegabile e incolmabile. Ho sofferto per molto tempo, poi iniziai a passare molto tempo a casa dei ragazzi, i loro padri erano amici d'infanzia di Papá e passare del tempo con loro, in un certo senso mi facevano sentire vicino a quei bellissimi ricordi d'infanzia che oggi mi rifiuto di ricordare, mi sentivo parte di una famiglia, una famiglia vera, dato che io dopo la morte di mio padre, la mia famiglia l'avevo persa. Tornare a casa era la parte peggiore della giornata, perché quando dovevo tornare a casa, affrontavo mia madre. Non so come mai il nostro rapporto cambió. Quando ero bambino avevamo un bel rapporto, eravamo una famiglia tutti e tre, ma che io ricordi è sempre stata una donna particolarmente fredda, diciamo che lo diventò col tempo. Quando avevo 13 anni, capitava spesso che mi dicesse che non sopportava mio padre, che non lo amava, che si sentiva sola, litigavano spesso e si sfogavano entrambi su di me. Spesso e volentieri in quella casa non si faceva altro che litigare, mio padre ci provava a mantenere le cose stabili. Le faceva regali, la portava a cena fuori, come se la volesse riconquistarla, ma a lungo andare la situazione divenne insostenibile peggiorava sempre di piú. Poi iniziarono i tradimenti di mia madre, diventavano sempre piú frequenti e io non lo sopportavo, non sopportavo vedere mio padre aspettare il suo ritorno e non sopportavo il modo in cui quella donna lo facesse soffrire in continuazione, 'Perche non lo ama, perche non vuole stare con noi?' queste domande erano ormai di routine tra i miei pensieri. Poi scoprí che lui era malato, aveva un cancro al pancreas. Fu terribile. Insostenibile. Io e i miei nonni ci occupammo di lui, fino a quando poi, il cancro gli consentì di respirare per l'ultima volta, solo per avere la possibilità di poterci dire addio per sempre, io ero presente quel giorno, ero seduto vicino al suo letto di morte. Mia madre non era presente in quei giorni, diceva che non ce la faceva, che non ci riusciva. Non si fece vedere per una settimana intera. Non sapevo dove fosse, con chi fosse, non sapevo nulla. Mio padre mi ripeteva in continuazione di non odiarla, di perdonarla, di starle accanto.
Ma ero solo un'adolescente, e cos'è un adolescente se non un bambino che tenta di nascondere le proprie emozioni, facendo finta di essere forte, di essere cresciuto, di essere ormai un adulto? Ho sempre creduto che non si potessero nascondere certi dolori. Come si fa a fare l'adulto in situazioni come queste? Non si può. Eppure io ho dovuto esserlo, l'ho dovuto fare per mio padre. Mia madre si presentó solo al funerale, piangeva, io la perdonai come un coglione, tra il lutto di mio padre e i tradimenti di mia madre, semplicemente non potevo sostenere tutto questo dolore, non ce la facevo, lo feci soprattutto per mio padre. Cosi dopo che la perdonai tornammo a casa e vissi con lei per un paio di mesi. Col tempo la sua presenza diventava sempre piú insostenibile, non la sopportavo, litigavamo spesso, lei voleva rifarsi una vita con un certo Ralph, a quel punto volevo solo che scomparisse dalla mia vita, non mi aveva mai capito. A 18 anni scappai di casa e andai a vivere con i miei nonni. Vivo tutt'ora con loro e adesso non posso che essere piú sereno di cosí. Non credo nell'amore se non in sotto forma di affetto per quella che è la mia vera famiglia e per quelli che sono i miei veri amici e non credo nel matrimonio. Mia madre dopo che me ne andai di casa, tento di rintracciarmi, sapeva che sarei andato dai miei nonni. Inizio a spedire molte lettere, alcune dove mi chiedeva di ritornare a casa perché voleva chiarire, diceva di essersi accorta dei suoi errori e per questo voleva scusarsi, voleva ricominciare diceva, ricominciare con me e con Ralph. Si come no, non gli diedi mai la possibilitá di ricominciare. Non rispondevo alle sue lettere, anche se la nonna voleva che lo facessi. L'unica donna di cui mi sono sempre fidato è lei, è stata mia nonna che mi ha fatto riacquistare piú fiducia nel genere femminile, ma tutto questo non aveva niente a che vedere con mia madre, con lei non ci riuscivo, non potevo accettarlo, non volevo accettarlo. Poi un giorno arrivó a casa una partecipazione di matrimonio, era il suo, si stava risposando con Ralph. Li arrivai al culmine, mi arrabbiai tantissimo e decisi definitivamente di non voler avere piú niente a che fare con lei, non mi interessava, non la volevo vedere, mi aveva fatto troppo male. Ritentò di riavvicinarsi a me, tante di quelle volte, diceva che Ralph l'aveva cambiata, mi chiedeva di accettare il fatto che non fosse volesse più stare con mio padre e di perdonarla. Di nuovo. Come si fa a perdonare queste cose? Forse molti ci riescono ma io no, non ce la faccio, non è nel mio essere perdonare, almeno non piú. Ho sperato cosi tanto che la mia potesse essere una famiglia normale come quella di Jeremy, di Tyler o di Charlie. Dove il marito ama la moglie e viceversa. Ma non è cosi. Non ho mai voluto avere una fidanzata proprio per questo motivo, non mi fido dell'amore. Ho i miei amici, ho i miei nonni e sto bene cosi. Mi basta questo.
Arrivo finalmente al circolo, parcheggio la macchina, prendo lo skateboard e salgo sulla rampa piú alta, poi mi fiondo giú, cado al primo tentativo, poi al terzo, al quarto e anche al quinto, non vengo qui da troppo tempo, e la cosa che mi fa incazzare ancora di piú è che sembra non mi ricordi piu come si fa.. Butto lo skateboard a terra e ora sono a centro di rampa, seduto , a ginocchia rialzate, nascondo la testa tra le braccia, cerco di rilassarmi. Poi mi rialzo, recupero lo skateboard e salgo di nuovo in cima, me ne andró da qui solo quando non cadró piú.Jackie's Pov
"Vinnie è uscito" dice Jeremy rispondendo alla domanda di Mona che ha chiesto perche Vinnie non fosse in mensa, siamo seduti gia da mezz'ora, ridiamo scherziamo, parliamo. Ma qualcosa mi turba. Vorrei solo stare tranquilla. "Ah, ho capito" dice mona accennando un mezzo sorriso. "Che avete fatto oggi di bello?" dico, mentre addento il mio panino, rivolgendomi a Mona e a Francy, cerco di cambiare discorso. "Mah, niente di che, abbiamo studiato tutto il girono praticamente" dice Francy e io annuisco "Anche io" se solo sapessero per cosa ho sprecato il mio pomeriggio, alzo gli occhi al cielo. Vinnie non si è fatto vedere né a mensa e ne adesso che abbiamo deciso di stare un po' fuori in una delle tante zone verdi del Campus, siamo distesi nel prato. Jeremy racconta alcuni dei suoi ricordi d'infanzia e ridiamo tutti quando ci racconta di come sua madre aveva il vizio "Maledetto" come dice lui, di obbligarlo ogni anno ad indossare sempre lo stesso costume di Halloween "Ogni anno mi faceva sempre vestire da Stevie Wonder! È assurda quella donna, avro milioni e milioni di foto con quello stesso vestito, nessuna donna ama Steve Wonder piü di lei, questo è sicuro" dice ridendo, mi sto divertendo, stiamo per una buona mezzora a raccontare i nostri ricordi piu belli, poi passeggiamo un po' per l'enorme campus e senza accorgermene siamo gia davanti l'ascensore per tornare nel nostro dormitorio. "Non è arrivato piú quest'ascensore!" dice Claire, non ha per niente intenzione di prendere le scale a quanto vedo. "Vabbé io vado fuori a fumarmi una sigaretta prima di rietrare, venite?" chiedo ai ragazzi, "No io passo, Jackie, sto letteralmente morendo di sonno dice Jeremy"
"Anche noi, mi sa che prendiamo le scale per fare prima" dice mona e francy acconsente, ci salutano e vanno via. "Claire?" le chiedo "Passo anche io, sono stanchissima" dice e nel frattempo arriva finalmente l'ascensore. "Va bene allora io vado cosi ne approfitto per chiamare i miei" le dico e lei mi dice che ci vediamo dopo in camera. Mi precipito fuori l'edificio e mi siedo sulla prima panchina che trovo davanti, poi provo a chiamare mia mamma, ma non risponde, sicuramente saranno già a dormire. Sbuffo, prendo una sigaretta dalla bocca e me l'accendo, mi rilasso sulla panchina. Sono arrivata quasi alla fine della sigaretta quando decido di alzarmi e di buttare la cicca, poi mi avvicino all'edificio. Alzo gli occhi e Vinnie sta entrando dalla porta principale, ha lo skate in mano. Cazzo. Entro dentro l'edificio e lui è intento a premere il pulsante dell'ascensore. Appena la porta si chiude si gira verso di me, mi guarda, mi lancia un'occhiata indifferente, poi torna a smanettare con il pulsante dell'ascensore e aspetta. Non so che fare, forse dovrei prendere le scale, sono nervosa, non immaginavo di vederlo, sopratutto oggi. Vabé mi decido e prendo il corridoio che porta alle scale, mentre lui immagino che sia rimasto li. Arrivo finalmente al secondo piano, apro la porta che da sul corridoio e comincio a percorrere la strada per arrivare in camera. Cerco le chiavi nella borsa, mentre con la coda dell'occhio vedo la figura di Vinnie spuntare e percorrere il lungo corridoio, l'ascensore sarà arrivato appena me ne sono andata io. Prendo le chiavi e apro la porta, poi entro e chiudo.
Appena entrata in camera faccio un sospiro, Claire sta gia dormendo, mi sistemo per andare a dormire silenziosamente e poi la mia testa tocca finalmente il cuscino. Ci metto un po prima di riuscire ad addormentarmi, ma alla fine anche i miei pensieri cedono e riesco ad addormentarmi tranquilla.
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A Change Of Heart / Vinnie Hacker
ChickLitJackie è la figlia di un rinomato critico d'arte, vive a New York, ma la sua vita cambierà nel momento in cui deciderà di frequentare la Boston University. Jackie vuole realizzarsi, durante questo lungo cammino riuscirà a scoprire molte cose su se s...