Capitolo 4

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Da ormai più di una settimana Christopher girava solo con Brandon e Ashley, non che lo abbia notato perché prestavo attenzione a quello che fa, ma perché osservavo mio fratello e dove c'è Brandon, c'è Christopher, molto esilarante.
<Devi smetterla di fissarlo o penserà che ti piace> sussurrò esasperata Camille, la guardai torva stringendo la mano del mio ragazzo.
<Lui ti sembra invisibile per caso?> le chiesi indicando le nostre dita intrecciate.
<Beh è come se stessi con un vegetale> disse alzando gli occhi al cielo. Nathan mi scoccò un bacio sulle labbra e scomparve dietro la porta dell'aula di filosofia, ignorando la mia amica.
<Un gran bel vegetale> sospirai. Qualcuno dietro di me mi urtò la spalla passando <Scricciolo> salutò voltandosi con un ghigno soddisfatto sul viso e gli occhi luminosi, poi anche lui scomparve nell'aula di filosofia.
<C'è qualcosa che ti preoccupa sorellina?> domandò Brandon prendendomi la mano che poco prima era occupata da quella di Nathan.
<Christopher e Nathan nella stessa aula> rivelai sincera, Brandon ridacchiò e mi baciò la fronte, gesto che solo lui aveva il permesso di fare in quanto fosse l'unico uomo che avrei mai potuto amare più di qualsiasi altra cosa e poi Bran diceva che era troppo intimo perché chiunque altro ci provasse.
<Dovresti dire a Nathan della colazione della settimana scorsa con Chris>. Hai sempre detto che non vi mentite mai...> disse in tono divertito.
Sbuffai.
<Non è una menzogna, ma una semplice omissione ed è per il suo bene> annunciai sulla difensiva.
<Cazzate, probabilmente anche se ti vedesse baciare un altro non sarebbe geloso> disse Camille in tono duro. Anche loro sapevano che era il ragazzo giusto, ma il fatto che non fosse geloso li infastidiva più di quanto la cosa infastidisse me. Nathan era gentile, premuroso, bello dentro e fuori, era tutto quello che una ragazza poteva desiderare.
<Concordo> disse mio fratello altrettanto duro.
<Beh, è così, non è un tipo geloso, cosa c'è di male?> lo difesi.
<Tu adori i ragazzi gelosi> sospirò Camille posando i libri nel suo armadietto.
<Beh Scricciolo, i ragazzi gelosi sono pericolosi per le piccolette come te> disse Christopher cogliendomi ancora alle spalle, mi posò un braccio sulle spalle appoggiandosi a me e facendomi traballare.
<Non hai lezione?> chiesi spostandomi vicino a Camille e facendolo barcollare.
<Il professore non capisce un cazzo, sono uscito> ci informò in tono calmo. Camille e Brandon erano troppo impegnati a ridere per accorgersi che piano piano cercavo di svignarmela. Non mi avevano mai lasciata sola durante le ore che non frequentavamo, così qualche volta cercavo di distrarli e scappavo. Come una bambina e la cosa mi divertiva parecchio. Il braccio che riconobbi essere di Chris mi tirò nello sgabuzzino delle scope e mi mese una mano sulla bocca per evitare che parlassi. Nel buio i suoi occhi brillavano come lucciole.
<Cosa diamine fai?> chiesi basita una volta che tolse la sua mano enorme dalla mia faccia.
<Ti aiuto a svignartela> sussurrò con un sorriso sghembo.
<Non lo voglio il tuo aiuto> sorrisi ironicamente, a quel punto il suo sguardo si addolcì come se sapesse già cosa sarebbe successo dopo.
<Ma ne hai bisogno, andiamo> non ebbi il tempo di contraddirlo quando cominciò a tirarmi verso l'uscita per un braccio in direzione del parcheggio. Tentai di liberarmi dalla sua presa parecchie volte, ma prima che potessi accorgermene mi aveva fatta sedere sulla sua auto e mi aveva già messo la cintura.
<Non voglio venire con te Christopher!> urlai mentre cercavo di slacciare la cintura che era palesemente incastrata. Si rabbuiò, il suo sguardo si spense diventando duro come il cemento e un fulmine tuonò nel cielo.
<Non chiamarmi mai più in quel modo Juliet, mai più> disse puntandomi un dito contro. Era la prima volta che mi chiamò con il mio nome. Ammutolii, quasi sconvolta da quella reazione decisamente esagerata, che problema avrebbe mai potuto avere con il suo nome? Questo era uno dei misteri che componevano l'affascinante aura di Christopher Hope.
<Avevo capito di doverti stare lontana> gli dissi mentre metteva in moto la Mustang.
<Io e Brandon siamo amici, quindi io e te dobbiamo almeno provare ad esserlo, amici intendo> rispose serio. "Dovresti starmi lontano, sono una persona difficile e non voglio ferirti, sembri una che non si riprende dopo una delusione" aveva detto quella mattina accompagnandomi al campus e adesso eravamo in macchina insieme diretti verso una meta che solo lui conosceva, di nuovo.
<Io non ti capisco> sussurrai alzando gli occhi al cielo, sentivo il suo sguardo su di me e con la coda dell'occhio lo vidi sorridere.
<È meglio così Scricciolo> cominciai seriamente a chiedermi se avrebbe continuato a chiamarmi così per il resto della nostra "amicizia".
<Tra amici ci si capisce> lo informai mentre i suoi muscoli si tendevano ingranando la marcia, in quel momento mi ricordai che io non sapevo guidare con la marcia manuale e immaginai come sarebbe stato se mi avesse insegnato lui.
<Probabilmente allora la nostra amicizia sarà a senso unico> rispose riscuotendomi da pensieri inappropriati.
<Com'è andata la sera scorsa con il belloccio?> chiese improvvisamente cominciando ad osservarmi con attenzione.
Sobbalzai.
<Benissimo, perché?> chiesi a mia volta incuriosita da quella domanda. Ero a conoscenza del fatto che Chris e Nathan non si sopportavano, ma pensavo che fosse a causa del fatto che non si conoscevano abbastanza, anche se nessuno di noi conosceva bene Christopher.
<Sono cose che gli amici si dicono> rispose cautamente.
<Non appoggiare la testa al finestrino, li ho appena lavati> ribadì mentre chinavo la testa. Come sapeva che avrei fatto proprio quello che mi aveva appena intimato di non fare? Lo guardai con gli occhi spalancati.
<Che c'è?> chiese come se niente fosse.
<Come facevi a sapere che avrei...> cominciai <lo hai fatto quando siamo andati a fare colazione e anche quando ti ho accompagnata al campus, e prima di farlo fai quella smorfia> sbuffai <sì, proprio quella> disse. Sorrisi e sorrise anche lui. Era sorprendente come in così poco tempo avesse notato quelle piccole cose, non me ne ero mai accorta nemmeno io. Qualcosa trillò nella tasca dei miei jeans. Il cellulare.

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