Capitolo 10

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Lasciai il locale solo pochi minuti prima della fine del mio turno, erano le due del mattino e Chris se ne era andato dopo aver parlato con Hale di non so quale motivo, la rabbia che avevo provato dopo avergli mentito su Nathan mi scorreva ancora nelle vene, Hale si offrì di accompagnarmi al campus e durante il tragitto provò ad instaurare una conversazione con me, ma ero stanca e di cattivo umore, quindi dopo qualche tentativo lasciò perdere. Quel bacio era stato il più bello della mia vita, le sensazioni che avevo provato hanno lasciato un segno nella mia anima presente ancora oggi. Non si trattava di essere stata bene, ma di essermi sentita al sicuro e mai, mai prima di quel momento mi ero sentita al sicuro con qualcuno, era come allontanarsi dalla realtà e andare in un posto nel quale niente poteva accadere, era come essere nel nulla più assoluto, ma non un nulla come tanti, un nulla confortevole e bello, tremendamente bello. Ecco perché ero arrabbiata, sapevo di non meritarlo, non dopo quello che avevo fatto a Nathan e poi stavo solo rifacendo le stesso che avevo fatto con lui, stavo mentendo, non stavo raccontando la verità su di me. La mia testa era piena di pensieri e visto che non riuscivo ad addormentarmi cominciai a cercare su Google quali fossero i libri in vetta alle classifiche in quel periodo e ci trovai ancora cinquanta sfumature di grigio, nero e rosso, ma avevo bisogno di una storia che mi facesse sentire normale, una storia che avesse una fine diversa dal "vissero per sempre felici e contenti", avevo bisogno di una storia che potesse confortarmi e dimostrarmi che è vero che il lieto fine non esiste per tutti e che se anche fosse esistito lo avrei trovato anche io un giorno.
"Gesù Juliet non cadere in depressione" si fece vivo il mio subconscio, lo stesso subconscio che era morto quando avevo cambiato nome.
"Cosa ti aspettavi? Come potrebbe uno come Chris accettare una che mente anche a sé stessa? O no Claire?" lo preferivo da morto. Cominciai ad intrattenere una conversazione con il mio subconscio mano a mano che pensavo alla mia vita.

Il mattino dopo Camille rientrò radiosa, mentre io non avevo chiuso occhio e le mie occhiaie erano due voragini.
<Devi raccontarmi qualcosa?> chiesi vedendola in subbuglio. Si tolse il cappotto nero e poggiò lo zainetto sul letto sedendosi accanto a me.
<Non credo che tu voglia sapere tutto quello che facciamo io e tuo fratello> mormorò agitata e palesemente in imbarazzo.
<Oddio! No, certo che no, ma mi aspetto che tu mi dica quando perdi la verginità, così preparo le domande giuste semmai un giorno mi serviranno> le intimai mettendole una mano sul ginocchio. Non volevo sapere nulla su mio fratello in ambito sessuale, ma su di lei certo che sì, è la mia migliore amica. Si passò una mano tra i boccoli corvini e mi fissò scintillante. Oh no, no, no, no. Era già successo.
<Mi prendi in giro?> urlai alzandomi dal letto nervosa. Lo avevano già fatto? Ma si erano appena conosciuti, no beh si conoscevano da due anni, ma in quella veste solo da qualche settimana. Credo, ma che giorno era? Camille si accigliò e poi sorrise, male si metteva molto male.
<Hai regalato, donato, gettato la tua verginità nelle mani di mio fratello?> chiesi sconvolta.
<Preferivi ce la perdessi con qualcun altro e tornassi da tuo fratello dicendogli: ehi, ho perso la verginità, ora possiamo fare sesso senza intoppi?> ribadì lei più confusa di me.
<Certo che no, ma pensavo che avrei capito quando sarebbe arrivato il momento, insomma non vi ho neanche mai visto baciarvi> sospirai. Adoravo il fatto che la mia migliore amica e mio fratello stessero insieme, non potevo desiderare di meglio per lui e sapevo che anche lui era adatto a lei visto che era attratta solo da quelli un paio di anni più grandi e con gli occhi chiari, anche se di norma le piacevano gli occhi verdi.
<Scusa, scusa, è che non ho dormito molto stanotte, ma cercando di evitare qualsiasi dettaglio su di lui voglio sapere tutto> esclamai capendo di aver esagerato parecchio. Cominciò a farmi un resoconto di quando e come era successo e disse che non era stato doloroso come si aspettava, anzi che Brandon ci sapeva fare molto bene. Era solare e felice, non l'avevo mai vista felice, era sempre stata allegra, qualche volta mostrava qualche barlume di felicità, ma nel suo sguardo non avevo mai letto l'emozione che stava provando in quel momento. Era ancora più bella del solito e di solito e lei è davvero bella.
Il lunedì, il mercoledì e il venerdì erano i miei giorni liberi, ma io, Helen e Luke in quanto avessimo gli stessi giorni liberi avevamo deciso di andare al locale in veste di clienti e far sgobbare quella povera antipatica di Carla, in quanto ci prendesse in giro perché chiacchieravamo troppo in orario di lavoro, Camille sarebbe uscita con Brandon quella sera, quindi non mi preoccupai di lasciarla da sola, non vedevo l'ora di presentarle Luke e Helen, ma sarebbe arrivato il momento anche per quello. Uscii dal campus con un largo anticipo visto che non potevo prevedere se il taxi sarebbe arrivato in tempo o meno. Infatti arrivò con quindici minuti di ritardo, comunicai al tassista l'indirizzo e lui sfrecciò in direzione del night club senza commentare ne aggiungere niente. Appoggiai la fronte sul finestrino ed inevitabilmente pensai alla volta in cui Chris mi aveva intimato di non farlo prevedendo la mia mossa, fu un gesto che mi lasciò sorpresa e allo stesso tempo divertita.
"Non è il ragazzo per te, ti farà solo soffrire" disse la voce del mio subconscio, sapevo che aveva ragione e che probabilmente anche io avrei fatto soffrire lui, inoltre sarebbe stata una storia senza senso la nostra visto che al di là dell'attrazione fisica ci stavamo sulle scatole. Ma avevo bisogno delle sensazioni che provavo con lui, avevo bisogno di sentirmi così ancora anche se sapevo che era sbagliato per entrambi. Possibile che con così poco tempo mi fosse entrato sotto pelle così tanto? Anche se non mi piaceva ammetterlo.
<Siamo arrivati signorina> disse la voce cupa del tassista. Estrassi dalla borsetta venti dollari e glieli lasciai senza chiedere il resto, poi scesi dall'auto ed entrai nel locale sedendomi al tavolo 17, quello di Carla. Luke e Helen arrivarono nello stesso momento e si precipitarono al tavolo dove ero seduta e cominciammo a ridere osservando Luisa che sbagliava ordini continuamente.
A metà serata Luke era ubriaco perso, Helen era totalmente sobria e io stavo raggiungendo Luke a grandi passi dopo tre birre e due shottini di tequila.
<Credo che Hale abbia un gran culo> mormorò Luke guardandolo mentre si aggirava per il locale. Io cominciai a ridere e Helen annuì trovandosi d'accordo.
<Ci ho provato con lui qualche settimana fa, ma non credo che se ne sia accorto> aggiunse continuando a fissargli il fondoschiena.
<Beh, è molto etero. Luke lo dovresti sapere ormai> dichiarò Helen ridendo. Era piuttosto notevole che le piacessero le ragazze e non solo dal suo aspetto quanto per il fatto che nell'ultima settimana aveva lasciato il locale con una ragazza diversa ogni giorno.
<Tentar non nuoce ragazze> biascicò lui con la voce impastata dall'alcol. Mi posò la mano sudata sulla spalla e guardandomi aggiunse <penso che ti abbia adocchiata, sai tesoro?>.
<Oh non dire sciocchezze Luke, sei piuttosto ubriaco>
<Anche tu>
<Questo è vero>
Helen si fece venire a prendere da suo fratello che fu felice di accompagnare anche Luke visto che entrambi abitavano dalle stesse parti, ma io ero totalmente nella parte opposta della città e nonostante avessero insistito a dare un passaggio anche a me, rifiutai e composi il numero dell'agenzia dei taxi. Stavo per cliccare il tasto della chiamata, ma poi cancellai il numero, non avevo nessuna voglia di tornare in taxi e non volendo chiamare Camille per non rovinargli la serata chiamai Christopher, naturalmente.
"Facile provare a dimenticarlo se lo chiami, soprattutto da sbronza" disse il mio subconscio. Lo preferivo davvero da morto.
Rispose al secondo squillo.
<Scricciolo, va tutto bene?> stava dormendo.
<C-certo> risposi. Qualche minuto di silenzio.
<Sei ubriaca, Juliet?> era arrabbiato. Mi chiamava Juliet solo quando era arrabbiato, era un dato di fatto.
<A-assolutamente sì, solo che non voglio prendere il taxi> lo informai cercando di non biascicare troppo.
<Resta lì, diamine, arrivo subito> riattaccò, ma non gli avevo nemmeno detto dov'ero. Mi tornò in mente la lista dei libri più letti del momento e mi chiesi se per caso anche lui come Christian Grey aveva localizzato la mia chiamata, poi mi tornò alla mente l'immagine di lui con il grembiule marrone e il cappellino con la visiera addosso. No, non era Christian Grey. Aspettai fuori dal locale per solo qualche minuto e poi una Mustang nera del '73 sfrecciò sulla strada entrando nel parcheggio del night club. Christopher scese dalla macchina con indosso solo dei jeans e una maglietta grigia del pigiama, strano mi ricordavo che dormisse in boxer.
<Sali Juliet> mi intimò aprendomi la portiera. Forse qualcosa di Christian Grey ce l'aveva, il dare ordini, anche se lui non mi chiedeva continuamente se avevo mangiato e non mi aveva ancora sgridato per la sbornia. Salii in macchina ondeggiando e buttai la borsetta nei sedili posteriori, lasciando ricadere la testa all'indietro.
<Cosa ti è saltato in mente? Non hai sedici anni per ubriacarti così> avevo parlato troppo presto, perché mi stava palesemente rimproverando. Voltai la testa per poterlo guardare negli occhi e sospirai perché li conoscevo così bene, anche se loro non conoscevano bene me.
<Beh si presume che uno a sedici anni non si sbronzi, invece alla mia età è lecito> lo informai biascicando. Alzò un sopracciglio e mi squadrò dalla testa ai piedi.
<Con chi sei uscita?> domandò severo.
<Colleghi, mi avevano offerto un passaggio, ma ho rifiutato> mormorai, anche se non me lo aveva chiesto.
<E perché? Erano troppo ubriachi?> ribadì, uscendo dal parcheggio.
<No, ma volevo che mi venissi a prendere tu come in cinquanta sfumature di grigio> sbottai e mi coprii subito la bocca ridendo. Non potevo averlo detto sul serio. Ero così ubriaca cavolo. Vidi l'ombra di un sorriso sul viso e mi sembrò di impazzire, sarebbe dovuto essere illegale essere così belli anche da appena svegli nel cuore della notte.
<Mi stai paragonando a Christian Grey?> chiese alzando un sopracciglio e sorridendo più chiaramente stavolta.
<Beh, non posso sapere se sei proprio come lui> risposi scoppiando a ridere. Lui si voltò a guardarmi e fece un'espressione buffa, pareva imbronciato.
<Se vuoi scoprirlo basta chiedere, anche se credo che il belloccio vorrebbe avere l'onore in quanto tuo ragazzo> mi ammonì come per ricordarmelo.
<Non è il mio ragazzo dal giorno dell'incidete> sospirai. Si irrigidì e mi guardò di nuovo, ma con sguardo scombussolato stavolta.
<Ero andata a casa sua per lasciarlo quella mattina, ecco perché non rispondeva alle chiamate di Camille> chiarii mentre Chris si passava una mano tra i capelli ricci e disordinati. Fece un respiro profondo e poi tornò a guardarmi.
<Non sarà stato per il nostro bacio vero?> chiese con sguardo colpevole.
<Beh, non che sia una cosa irrilevante baciare una ragazza fidanzata, ma no. L'ho lasciato perché mi annoiavo> dissi semplicemente. Lo vidi sorridere e poi tornare a concentrarsi sulla strada buia.
<Chi lo avrebbe mai detto...> rispose piegando l'angolo della bocca verso l'alto. Oh, quella bocca portatrice di guai. Appoggiai la testa al finestrino con un sorriso stampato sulle labbra, un gesto che non gli sfuggì.
<A cosa stai pensando, Scricciolo?> chiese ad un tratto.
<A cosa mi stai facendo> risposi senza guardarlo, ma con la coda dell'occhio lo vidi arrossire. Avevo fatto centro.
<La vera domanda è cosa tu stai facendo a me> mormorò con la malinconia nello sguardo.

Non è logica è istinto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora