Capitolo 19

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Riuscii a convincere Christopher a riaccompagnarmi al campus nonostante insistesse perché restassi, bussai più volte alla porta, ma nessuno mi aprì, estrassi dunque la chiave dalla borsa e pensando che la stanza fosse vuota aprii senza curarmi di non spalancare la porta, ma trovai Camille e Brandon intenti a ballare in modo alquanto scatenato armati di cuffie. Risi senza alcun ritegno né preoccupazione e tirai Christopher dentro in modo da poter chiudere la porta. Camille saltava in giro per tutta la stanza e Brandon la guardava rapito saltando anche lui, nel momento in cui si voltarono e ci videro sulla soglia impegnati a ridere di quella scena spassosa si bloccarono restando immobili, entrambi.
<Ragazzi, benvenuti> esclamò Bran fingendo indifferenza, certo magari lui ci provava, ma la sua faccia parlava da sé. Le sue guance arrossate erano probabilmente più spassose dell'intera situazione, trattenei un'altra risata e stringendo la mano di Christopher spostai lo sguardo su Camille che al momento si trovava in piedi sul letto con l'MP3 in mano.
<Stavamo solo ascoltando un po' di musica, noi> marcò l'ultima parola indicando con lo sguardo le mie dita intrecciate a quelle di Cristopher. Mai una volta, una sola in cui le sfuggiva qualcosa, mai.
<Oh sì, credo che lo abbiamo notato> sospirò il ragazzo bello da mozzare il fiato che era dietro di me. Le sorrisi cercando di farle capire tutto limitandomi ad una sola occhiata e dalla sua reazione direi che ci ero riuscita. Fece ripartire la musica e tornò a saltare sul letto divertita e sorridente più che mai, Brandon la guardò e lei si fermò di colpo scendendo dal letto e procedendo a passo svelto verso Chris. Era ancora in pigiamo nonostante fossero già le due del pomeriggio, aveva i capelli raccolti in una cipolla alta e le cuffie che passavano da sotto la maglietta. Se le sfilò avvicinandosi sempre di più a noi e poi puntò un dito sul petto di Christopher.
<Falle del male e io ti giuro, anzi ti prometto che morirai giovane e le tue parti del corpo saranno sparse in tutta l'America in modo che nessuno possa risalire a me. Chiaro?> minacciò, era talmente seria che presi paura per lui, mi voltai per esaminare la sua espressione e lo vidi annuire con gli occhi spalancati e i muscoli tesi, non avrei mai pensato che gli avrebbe suscitato tutta quella paura, per non usare il termine terrore.
Dopo che cacciammo Brandon e Christopher per poter stare da sole cominciai a raccontare a Camille ogni singolo dettaglio della sera prima e di quella mattina, inutile sottolineare quanto fosse felice per me e allo stesso tempo spaventata quanto lo ero io.
<Credi che si arrabbierà?> mi domandò con le sopracciglia inarcate e gli occhi lucidi.
<Sarebbe strano il contrario> sospirai cercando di non pensare al momento in cui avrebbe scoperto tutta la verità su di me. Il pensiero che potesse allontanarsi, che potesse non voler più avere a che fare con me mi distruggeva, eppure doveva sapere, ne aveva tutto il diritto.
<Quando hai intenzione di dirglielo?> mormorò la mia amica attirando di nuovo la mia attenzione.
<Domani, dopo le lezioni> il giorno dopo avrei ripreso l'università con ritmo regolare e con le avrei ricominciato anche a lavorare al night club con Helen, Mark e Hale e sinceramente non vedevo l'ora.

***

Era il giorno prima delle vacanze per il ringraziamento e dopo la lezione di filosofia mi aspettava finalmente quella di diritto che avrei trascorso in compagnia del mio amichetto Christopher. Il professor Stewart stranamente era già in classe intento a mettere ordine sulla cattedra decine e decine di fogli con i programmi delle varie classi in cui insegnava, stavo salendo gli scalini per raggiungere il mio banco, ma lui mi fermò.
<Signorina Dempsey, so che ha partecipato ad uno stage a New York> disse in tono fiero. Annuii avvicinandomi alla sua cattedra intuendo che la conversazione non sarebbe terminata così facilmente. La cravatta era leggermente allentata e la camicia azzurra aveva due piccoli aloni all'altezza delle ascelle, ma non ci feci troppo caso, dopotutto c'era caldo, parecchio caldo.
<Ho parlato con l'avvocato Turner che mi ha inviato una mail destinata a lei, se potesse darmi il suo indirizzo mail potrei inoltrargliela, sono sicuro che a discapito di quello che dice Mr. Turner lei sia in possesso di una casella elettronica nel suo computer> asserì. Arrossii pensando al fatto che usavo solo mail di Camille vista la mia paranoia sulla privacy e la mia dannata paura nei riguardi dei miei genitori e della possibilità che potessero trovarmi.
<C-certo, ma l'ho disattivata perché era stata hakerata, posso darle la mail della mia coinquilina, potrebbe inoltrarla lì?> balbettai cercando di sembrare un minimo convincente. Il professore annuì e tornò ad occuparsi dei fogli sulla sua cattedra. Cominciai a chiedermi cosa potesse volermi dire Mr. Turner e dopo aver scritto su un foglietto la mail di Camille la posai sulla cattedra del professor Stewart che la ripose con delicatezza nel taschino della giacca che aveva appoggiato sulla sedia.
Mentre Christopher commentava la lezione io riponevo il taccuino degli appunti nella borsa e continuavo a pensare alla mail di Mr. Turner e a cosa potesse contenere. Uscimmo dalla classe e ci dirigemmo verso la mensa trovando subito Brandon e Camille che si erano cimentati in un'accesa discussione sulla letteratura inglese e su quanto determinante fosse nella vita di oggi.
<Camille, tesoro, lo sai che rispetto i tuoi punti di vista, ma stai dicendo un sacco di stronzate> mormorò mio fratello massaggiandole la schiena e facendo la persona gentile.
<Stronzate? Oh no bello, tu dici stronzate. Jane Austen è stata una fantastica scrittrice, ma cosa puoi capire tu, sei solo un uomo> accertò facendomi ridere, mio fratello assunse un'espressione offesa e lei si limitò a sorridergli annoiata. Guardai il vassoio pieno di cibo squisito, ma avevo lo stomaco bloccato e la testa troppo piena di problemi perché potessi concentrarmi sul mangiare. Ashley raggiunse il nostro tavolo seguita da quel cagnolino di Chloe e si posizionò sulle ginocchia di Christopher che era tranquillamente seduto davanti a me. Lo osservai irrigidirsi e dopo che lei si fu messa comoda lui spinse la sedia all'indietro allontanandola dal suo vassoio.
<Sparisci Ashley> le intimò, trattenni un sorriso nel vedere la sua espressione spaesata e accigliata. Lui le fece segno con la mano di allontanarsi e lei non accennò a spostarsi cominciando a sorridergli da ebete, un sorriso rabbioso mi si formò sulle labbra e Camille mi diede un calcio da sotto al tavolo spronandomi a dire qualcosa.
<Sono affari loro, se lui vuole che se ne vada troverà il modo di farla allontanare> le sussurrai all'orecchio mentre Christopher mi guardava titubante. Camille annuì continuando a conversare con Brandon, stavolta più tranquillamente ed io mantenni lo sguardo fisso sul mio vassoio.
<Ashley, ho detto che voglio che tu te ne vada> ringhiò Christopher facendo sobbalzare la bella ragazza seduta sulle sue ginocchia. Era tutta vestita di rosa e sul suo volto era comparsa l'ombra delle prime lentiggini, Ashley era davvero molto carina.
<Oh andiamo bel fusto, non dirai sul serio> ridacchiai nel sentir pronunciare quel nomignolo orripilante, ma non era una risata divertita ovviamente e questo non passò inosservato. Ashley si voltò verso di me con sguardo incendiato.
<Qualcosa ti diverte ragazzina?> domandò facendomi accapponare la pelle e provocandomi un istinto di rabbia troppo forte che dovetti reprimere subito per non permettere che prendesse il sopravvento su di me.
<No affatto, anzi credo che vi lascerò al vostro teatrino. Mi è passata la fame> affermai prendendo il vassoio, che depositai negli appositi ripiani, e procedendo verso il cortile dell'università.
Mi appoggiai al muretto vicino al mio alloggio e tirai fuori dalla borsa il libro di filosofia cimentandomi nel nuovo argomento su Voltaire.  Sospirai esasperata dalla mia mancata concentrazione e riposi il libro nella borsa cominciando ad osservare la natura attorno a me, il giorno dopo io e Camille saremmo partite per Los Angeles e avremmo passato il ringraziamento a casa dei suoi genitori, come l'anno precedente così decisi di chiamare un taxi per andare a comprare qualcosa da portare loro, cominciai a comporre il numero dell'agenzia, ma Christopher si materializzò davanti a me prendendomi il cellulare dalle mani. Alzai gli occhi al cielo e lo guardai annoiata.
<Perché te ne sei andata via così? Ti ho cercata in tutto il campus> dichiarò con tono fermo. Teneva la giacca di pelle nera stretta nella mano destra lasciando i bicipiti scolpiti in bella mostra circondati dalla manica della maglietta bianca.
<Mi stavo annoiando, ma quella maglietta è troppo trasparente, non credi?> mormorai citando le sue parole in tono glaciale e il più distaccato possibile. Alzò un sopracciglio esasperato, perché ovviamente quello esasperato doveva essere lui.
<Senti...> cominciò, ma venne interrotto da Nathan che comparve repentinamente dietro di lui.
<Ehi, July, posso parlarti un momento? Scusate, disturbo?> domandò, indossava il suo solito cardigan con dei jeans bluastri e i capelli appiattiti dal gel.
<No> affermai.
<Sì> disse Christopher nello stesso momento girandosi verso di lui e fulminandolo con gli occhi. Nathan si fece piccolo sotto lo sguardo indispettito del ragazzo con il quale stavo per avere un'interessante discussione a proposito della bella oca che gli era seduta sulle ginocchia poco tempo prima.
<Senti, amico, non voglio litigare con te, di nuovo. Sappiamo esattamente come andrebbe a finire, volevo solo parlare un attimo con Juliet> si affrettò a giustificarsi Nathan con tono impaurito. Christopher assunse una falsa espressione favorevole e fece per allontanarsi.
<Possiamo parlare dopo?> gli chiesi prendendo Christopher per il braccio intenta a fermarlo, anche perché aveva ancora il mio cellulare in mano. Nathan guardò Chris e annuì dileguandosi velocemente.
<Mi serve il cellulare> gli intimai allungando la mano per farmelo restituire. Lui me lo posò sul palmo e allontanò prontamente la mano. A quanto pare non ero l'unica arrabbiata, solo che lui non aveva alcun motivo per esserlo.
<Non te ne puoi andare in quel modo> disse serio.
<Sono una ragazza indipendente, posso andarmene quando e come preferisco> protestai.
<Soprattutto se non voglio assistere a scene patetiche come quella di poco fa> conclusi. Christopher si passò una mano tra i capelli con fare nervoso e poi tornò a guardarmi con occhi innocenti.
<Io le ho detto di andarsene> si difese. Mi venne quasi da ridere, ma mi trattenni e cominciai a pensare ad un modo per rispondere senza sembrare un'idiota.
<Ti ho sentito> ribadii senza guardarlo negli occhi. Il sole mi batteva in testa con forza e la luce mi faceva male agli occhi, in più cominciavo ad avere freddo nonostante ci fossero sedici gradi fuori.
<E allora dov'è il problema?> chiese. Non avrei mai pensato che fosse stupido, non avrei mai pensato che potesse davvero essere così deficiente da non capire che non mi interessava affatto se lui le aveva detto di andarsene o meno visto che lei era comunque seduta sulle sue ginocchia tutta sorridente.
<Potevi alzarti e lasciarla cadere, invece di limitarti a chiederle di alzarsi quando era piuttosto palese che non ne aveva l'intenzione> sbottai agitando le mani per aria arrabbiata con lui e con me stessa per il semplice motivo che non volevo essere arrabbiata per una cosa così stupida, ma lo ero, eccome se lo ero.
Sorrise e mi sembrò che stesse ridendo di me e della mia reazione esagerata, ma sicuramente non sarei stata lì a guardarlo ridere di me, raccolsi quindi la borsa che avevo lasciato cadere a terra e mi dirsi verso il campus sperando che non mi seguisse. Ma lo fece.
Mi trascinò sotto i portici dell'ala ovest dell'università e mi fece sbattere contro il muro in mattoni con la schiena.
<Mi era sembrato di capire che non sei una persona gelosa, con Nathan non lo eri> affermò indurendo il tono nel pronunciare il nome del mio ex ragazzo. Perlomeno aveva smesso di ridere, ma aveva ragione, non ermo mai stata gelosa nei confronti di Nathan, probabilmente perché con lui avevo cercato di convincere me stessa che mi piacesse quando era evidente che gli volevo solo un gran bene e probabilmente il mio cuore se ne era reso conto prima della mia testa.
<È diverso> risposi guardandomi i piedi. Vidi i suoi fare qualche passo avanti continuando a procedere verso di me senza freni. No, non ti prego non ti avvicinare così, pensai. Sapevo che averlo troppo vicino non ero sano per la mia sanità mentale. Mi posò due dita sotto al mento e fece in modo che lo guardassi negli occhi.
<Perché è diverso?> chiese. Non volevo rispondere, non volevo ammettere ad alta voce di essere innamorata di lui perché mi sembrava troppo patetico, non volevo ammetterlo troppo presto, perché effettivamente era troppo presto. Lo conoscevo da soli quattro mesi, è possibile innamorarsi di qualcuno in così poco tempo? Sicuramente è raro e non ero sicura che quella rarità fosse capitata proprio a me. Feci di no con la testa mantenendo i miei occhi nei suoi e il suo sguardo si fece più duro.
<Dimmelo Scricciolo> ribadì irremovibile. Alzai gli occhi al cielo e lui ringhiò come se non mi fosse permesso farlo e cominciò ad avvicinarsi ancora. Merda, era proprio deciso a farmi impazzire.
<Tu non sei Nathan, pertanto è diversa la situazione> sospirai.
<In cosa è diverso? Dillo> insisté, sembrava quasi che conoscesse già la mia risposta, ma che volesse sentirmelo dire ad alta voce.
<In tutto è diverso in tutto> dissi mantenendo una risposta vaga. Non ero pronta a pronunciare quelle parole ed ero sicura che nemmeno lui fosse pronto a sentirle, quindi non rispondendo sinceramente avrei fatto un favore ad entrambi. Questa volta fu lui ad alzare gli occhi al cielo e senza dire una parola si allontanò e avanzò verso il parcheggio in direzione della sua auto. Quello sarebbe stato il giorno perfetto per raccontargli del mio passato se solo non fosse stato rovinato da quell'oca di Ashley.
Camminai verso il mio alloggio e quando finii di sistemare tutte le mie cose mi sedetti alla scrivania di Camille aprii la casella della posta elettronica sul suo computer, trovai subito la mail inoltrata dal professor Stewart e la aprii.
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Da: James Turner
A: Juliet Dempsey (tramite Larry Stewart)
Oggetto: Un'offerta vantaggiosa

Salve Miss Dempsey, spero che il suo professore di diritto penale e mio caro amico possa inoltrarle questa mail senza impedimenti, lo avrei fatto io con piacere, ma l'unico recapito che è presente sul suo curriculum è un numero di cellulare e trovavo più consono spedirle una mail, m arriviamo al dunque.
Lei ha lavorato qui per soli tre giorni a causa di problemi personali e credo che questo sia chiarito ormai -chi non ha problemi personali dopotutto-, ma data la sua professionalità, dedizione e passione nel mestiere che vuole perseguire ho deciso di offrirle un posto qui da assistente. Il contratto che prevedo di farle firmare la vincola per un anno al nostro studio e, se si trova bene con noi, verrà rinnovato al suo termine. Naturalmente sono a conoscenza, come ben sa, della borsa di studio che le è stata offerta dalla Berkeley University (BCU) e mi sono occupato personalmente di parlare con il rettore della New York University (NYU) perché le offrissero gli stessi vantaggi che ha nella sua attuale università. Prima di esporle i motivi che mi hanno spinto a prendere questa decisione voglio informarla nel dettaglio di ciò che succederà se accetterà la mia proposta (spero che lei apprezzi).
Dopo che effettuerà il trasferimento alla NYU dovrà trovare un appartamento perché il loro servizio campus è al completo (se questo le causa problemi dirò alla mia assistente personale di occuparsi del problema). Dovrà terminare questo anno di college e affrontare il prossimo, potrà scegliere personalmente i corsi che vuole frequentare -escludendo i predefiniti, certo- ed ogni pomeriggio dalle 3:15 p.m. alle 7:15 p.m. resterà in ufficio ad occuparsi dei casi che le verranno affidati ed assistendo uno dei nostri migliori avvocati, modestamente pensavo di affidarla a Josephine Willer. Il contratto di lavoro stabilisce che lei dovrà presentarsi alle ore che le ho comunicato qui sopra dal lunedì al venerdì, per appunto un anno. Ovviamente avrà la possibilità di esaminare il contratto di persona presentandosi nel mio studio quando le fa comodo.
Credo non sia un mistero che la sua onestà e determinazione mi hanno colpito sin dall'inizio, inoltre i casi che ha affrontato seppur destinati ad un apprendista avvocato sono stati portati a termine nel migliore dei modi. Ho conosciuto poche persone come lei (vorrei chiarire che non la sto adulando per farle accettare, non sarebbe nel mio stile) e la considero un'esperienza rara, ai giorni di oggi la maggior parte degli studenti sceglie un lavoro basandosi sul guadagno, ma lei è diversa in quanto si dedichi con passione in ciò che vuole fare, dopotutto oltre che ad essere una qualità che pochi posseggono è anche una rarità trovare persone come lei. Spero che accetti la mia offerta in quanto non solo è vantaggiosa, ma anche ben retribuita. Miss Dempsey lei ha un gran futuro davanti, deve solo scegliere di cogliere le occasioni giuste e mi creda questa lo è.
L'offerta scade il 01/01, è un tempo molto breve, ma sono sicuro che sotto pressione lei ragiona meglio, come tutti i migliori avvocati.

P.S. personalmente credo che all'interno del nostro studio lei sia una risorsa molto importante, lasciarla alla concorrenza sarebbe un grosso errore da parte mia ed io non commetto mai errori. Sarò maleducato e le darò del tu. Accetta Juliet, la Turner e associati è uno dei dieci migliori studi legali d'America.

James Turner
Amministratore e avvocato presso lo studio
Turner e associati (NYC)

Apparte la modestia di Mr Turner quella mail mi tolse il respiro.

Non è logica è istinto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora