Bellamy's Pov
Mi sono svegliato alle 5.30 per preparare le ultime cose prima di partire. Dovevo controllare che fosse tutto in ordine, biglietti per il volo, passaporto, e ovviamente, che Octavia si fosse perlomeno svegliata. Il check-in era previsto alle 7.50, e l'imbarco era alle 9.
Saremmo arrivati a Nashville 2 ore e 20 minuti dopo. Cosa ci fanno due newyorchesi in Tennesse? Bella domanda. Se fosse stato per me il Tennesse non lo avrei visto nemmeno con il binocolo. Non perché abbia qualche odio verso il posto, ma per il semplice fatto che Bellamy Blake appartiene alla frenetica New York. Alla vita notturna della Grande Mela, i suoi colori, i suoi abitanti. La musica che si sente per le strade che ti entra dentro fino a scaldarti il cuore. Il fatto che a New York ci sia più vita di notte rispetto che di giorno è uno dei motivi per cui questa città rimarrà sempre una parte di me.
Arrivati a questo punto, vi starete chiedendo come mai un ragazzo che ama così tanto New York, sta per trasferirsi in una città completamente diversa, a tempo indeterminato.
Diciamocelo Nashville, pur essendo una bellissima città, non è minimamente paragonabile alla magia di New York.
La risposta è che, a quanto pare, la Vanderbilt University, possiede uno dei migliori corsi di biologia che ci siano negli Stati Uniti. E il caso vuole che la mia amata sorellina, voglia seguire proprio quel corso di studi. Fantastico no? Non poteva scegliere un'università qui a New York o perlomeno più vicina rispetto al Tennesse? Almeno qui a casa potevo tenerla d'occhio più facilmente, cercare di non farla finire nei guai, o peggio, che qualche giovanotto le si avvicini. Octavia ha 20 anni, anche se ormai è grande e potrebbe benissimo cavarsela da sola, io giurai che l'avrei sempre protetta. Abbiamo appena 4 anni di differenza, ma fin da bambino ho sempre mantenuto questo senso di protezione nei suoi confronti. "Tua è la sorella, tua è la responsabilità" le parole di mia madre riecheggiano spesso nella mia mente.
Non credetemi un pazzo ossessivo, non sono così appiccicoso come Octavia mi dipinge, è solo che io non voglio che le accada niente di male. Non è questo il compito di un fratello?
Quando avevo circa 12 anni, i miei genitori si sono separati, non so ancora il motivo, mia madre non ama tanto parlare di mio padre. Mio padre. Ah, non so nemmeno se posso ancora definirlo tale. Il ruolo del papà dovrebbe implicarne perlomeno la presenza, giusto? Invece, da quando se n'è andato, non ho più ricevuto alcuna sua notizia, nessun contatto, nessuna visita. Sparito. In men che non si dica mi sono state caricate sulle spalle responsabilità che un adolescente non dovrebbe normalmente portare. Soprattutto riguardo Octavia. Mia madre da quando siamo rimasti solo noi tre è diventata molto più severa nei miei confronti. Dato che nostro padre aveva abbandonato i suoi figli, mia madre mi ha fatto giurare di non dover mai lasciare Octavia da sola. Aveva perso suo papà, non poteva perdere anche suo fratello. Octavia ha sofferto molto l'abbandono di papà, aveva 8 anni e non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Avevano un bellissimo rapporto, come ce l'aveva con me, eppure, è sparito. I primi anni ho cercato di contattarlo, di cercarlo, capire dove se ne fosse andato. Poi ho perso la speranza e me ne sono fatto una ragione. Dovevo concentrarmi sulle persone che avevo nella mia vita, tutti i giorni, presenti.
Avendo comunque la massima fiducia in mia sorella, ho deciso di andare insieme a lei a Nashville. Lei aveva un motivo per trasferirsi là, io invece, beh, no. Voglio solo che mia sorella non affronti tutto da sola, almeno se ci sono io, non sarà circondata da sconosciuti. Poi vi devo confessare che se fosse andata via da sola, non sarei rimasto tranquillo nemmeno una settimana.
<<OCTAVIA!>> la chiamo alzando leggermente il tono di voce, giusto per metterle un po' di fretta.
<<Octavia, possibile che anche il giorno della partenza sei in grado di fare tardi>>
<<Calma fratellone, è tutto apposto, sono quasi pronta. Devo fare un ultimo check alle valigie per vedere se mi sono portata tutto>>
<<Perché, secondo te, quattro diversi tipi di piastre per capelli sono veramente indispensabili?>>
<<Scusa se almeno io ci tengo a non avere uno scoiattolo in testa>>
Mi guardo allo specchio e in effetti aveva ragione, avevo tutti i capelli in disordine, i riccioli avevano vita propria ormai.
<<Per tua informazione, questo scoiattolo ha fatto le sue conquiste>>
<<Non mi serve nemmeno immaginare le povere sventurate>>
<<Speriamo che almeno a Nashville non ne porti una diversa a settimana>>
<<Non te lo posso promettere O'>> le dico facendole l'occhiolino. <<Dai, adesso andiamo a salutare la mamma e poi usciamo>>
Sistemiamo bene le valigie davanti alla porta e poi ci dirigiamo in camera di mamma. Probabilmente starà ancora dormendo visto l'ora.
Octavia apre la porta cercando di non fare troppo rumore. Ci avviciniamo al letto, facciamo per sederci, quando mia madre d'improvviso si sveglia. Ha il sonno molto leggero.
<<Ragazzi venite qui>> ci dice lei aprendo le braccia per invitarci a sdraiarci affianco a lei.
Io e Octavia ci accomodiamo lasciando mia madre in mezzo tra noi due.
<<Mi mancherete tanto>> dice baciando la testa mia e di mia sorella
<<Anche tu mamma>> dice O'
<<Appena mi libero col lavoro vengo a trovarvi per un po' di giorni. Così mi assicuro che non vi siate messi nei guai>>
<<Tranquilla mamma, non devi preoccuparti, tanto ci sarà Bellamy che mi terrà ai domiciliari>> dice Octavia sbuffando
<<Voglio evitare che mi porti a casa fin da subito qualche idiota campagnolo>>
<<Octavia, tuo fratello vuole solo il meglio per te. Non vuole che ti succeda qualcosa>>
<<Mamma, non ho più 13 anni, non mi serve più Bellamy>> devo ammettere che non è il massimo da sentirsi dire, ma so che in realtà non la pensa veramente così, è solo l'orgoglio che sta parlando. Octavia è molto determinata ad essere il più indipendente possibile, è diversa dalle altre ragazze, vuole dimostrare di farcela da sola e di non aver bisogno di nessuno, soprattutto di un ragazzo sempre pronto a difenderla.
<<Però mi fa piacere che venga anche tu fratellone>> mi dice distraendomi dai miei pensieri. Forse ha notato che mi hanno rattristato le sue parole.
Io le rivolgo un sorriso per farle capire che ho colto il messaggio.
<<Promettimi che non mi farai il terzo grado ogni volta che esco di casa. E soprattutto che non farai scenate in pubblico, come facevi a scuola>>
<<Octavia ti prometto che ci proverò>> le dico io ironicamente.
Octavia saluta la mamma dandole non so quanti baci e abbracci, notai gli occhi lucidi sul viso di entrambe. Non è facile per mia sorella, lei e la mamma hanno un rapporto fantastico.
Octavia esce dalla stanza. Do un bacio a mia madre <<Mi mancherai mamma, ma ci vedremo presto. Poi ti ho spiegato come funzionano le videochiamate, ciò vuol dire che ci sentiremo tutte le sere>> le dico sorridendo
<<Certo Bellamy, ma non ti posso assicurare nulla per quel maledetto telefono. Ai miei tempi bastavano 3 tasti e chiamavi chi volevi, adesso è tutto più complicato, ma ci proverò>> io mi metto a ridere e le do di nuovo un abbraccio.
Faccio per alzarmi quando lei mi ferma prendendomi una mano.
<<Bell, so che tua sorella è grande, ma ti ho chiesto di accompagnarla per un motivo. Fa in modo che non le accada niente. Sii suo fratello, ma soprattutto un suo amico, un confidente. Devi essere sempre presente per lei. Come lei lo deve essere per te. Siete fratelli e dovete proteggervi a vicenda>> mi dice queste parole con un tono di voce triste. Le stringo entrambe le mani <<Non preoccuparti mamma, non la perderò di vista nemmeno per un secondo>>
<<Bellamy, lasciala anche vivere però. Deve vivere le sue esperienze, e soprattutto non minacciare ogni ragazzo che le si avvicina>>
<<Ecco. Questo, però, non posso promettertelo>> dico ridendo
<<Ci vediamo tra un paio di settimane>>
Ci salutiamo un'ultima volta e poi mi dirigo in salotto per prendere le valigie e scendere giù in garage.
<<Octavia aiutami a caricare le cose in macchina>>
<<Agli ordini capo!>>
Finalmente pronti, partiamo. Non ci credo che sto lasciando casa mia, mia mamma, i miei amici, e... il mio locale. Murphy non l'ha presa subito bene la notizia che partivo per il Tennesse. John Murphy è il mio migliore amico da più di 10 anni e finite le scuole superiori, abbiamo deciso di prendere in gestione un locale qui a New York. I primi due anni sono stati un po' difficili, l'idea di mollare tutto ci ha sfiorato la mente svariate volte, però abbiamo tenuto duro e lavorato molto. Infatti il locale ha iniziato dopo ad andare alla grande, era uno dei locali più frequentati della città. Lasciare tutto non è stato facile, ma prima di tutto viene la famiglia. A Nashville ho cercato di trovare un impiego sempre nell'ambito gestionale, ma non è andata come speravo. Ho trovato lavoro come bodyguard presso una discoteca, non è il massimo, ma pagano molto bene. Per il primo periodo me lo farò andare bene, poi si vedrà.
Siamo arrivati all'aeroporto quando ad Octavia squilla il cellulare, sarà la mamma che vorrà assicurarsi che siamo arrivati.
<<Ehi Jasper! Cosa fai sveglio prima delle 7.30 del mattino?>> non è la mamma, è Jasper Jordan. Jasper è un nostro amico da dieci anni ormai. È arrivato a New York quando aveva 12 anni, dopo aver girato famiglie e famiglie per tutto il paese. È un orfano. Ha perso entrambi i genitori in un incidente stradale. Non riesco a immaginare cosa possa aver passato. L'ho conosciuto alle scuole superiori, diciamo che si metteva spesso nei guai con gli altri ragazzi, risse, punizioni, sospensioni. Frequentava brutte compagnie, dove giravano droghe. Ha la stessa età di Octavia e non so per quale motivo, ma non riuscivo a vedere un ragazzo così giovane andare alla deriva. Così un giorno a scuola lo presi e lo tirai fuori dai guai. Pian piano smise di frequentare certi giri e mise la testa a posto. Al momento giusto gli presentai Octavia e divennero subito amici. Poi mia sorella lo tirò dentro alla sua compagnia. Tutt'ora siamo molto amici, ci vediamo spesso. Per lui è come se fossimo la sua famiglia, a me vede come un fratello maggiore.
Il caso vuole che Jasper sia originario di Nashville. È nato e cresciuto lì, fino a quando non è successa la tragedia. Quando ci siamo conosciuti mi ha descritto la città, le persone, i luoghi. Lui vorrebbe un giorno tornare nella sua città natale, ma per il momento non ha il denaro per permettersi un viaggio del genere. Appena ha saputo che ci saremmo trasferiti a Nashville gli si sono illuminati gli occhi. Ha cominciato a raccontarmi di una certa Chiara, Clara, Clarke non ricordo. Era la sua migliore amica quando viveva lì, era come una sorella e ha sofferto tantissimo quando si sono separati. Ha pregato me e Octavia di trovare questa ragazza e di dargli sue notizie. Sinceramente dubito che questa famosa Clarke si ricordi ancora di Jasper, sono passati un sacco di anni, ma vedrò di fare questo favore al mio amico.
"Ha i capelli biondo dorati e gli occhi azzurri" esatto, questa è la descrizione di Jasper. Sarebbe anche semplice, se non fosse che ci saranno migliaia di ragazze bionde con gli occhi azzurri. Non posso avere altre informazioni riguardo a questa misteriosa ragazza, dato che sono basate su ricordi di quando Jasper aveva 10 anni.
Io e Octavia ci sistemiamo nei posti a sedere. Dopo che mia sorella ha insistito per svariati minuti, ho ceduto e le ho lasciato il posto vicino al finestrino.
Eccolo che parte.
Nashville prepararti, i fratelli Blake stanno arrivando.
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Just the two of Us
RomanceClarke vive a Nashville, in Tennesse e frequenta il corso di giurisprudenza all'università, e insieme alla sua amica Raven vuole ritrovare il loro vecchio amico d'infanzia Jasper Jordan, portato via dagli assistenti sociali all'età di 10 anni. Il d...