Capitolo 2: Arya

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Ci sono stati momenti dove credevo di aver toccato il fondo, dove pensavo di non potermi rialzare. 

Ed è stato in quei momenti in cui Leslie e Dana mi sono state vicine come nessun altro aveva mai fatto. 

Un pò come se fossi stata la loro bambina; mi accudivano giorno e notte, a volte senza neanche dormire, se ne stavano lì al mio fianco, sopportando le mie lacrime, i miei inutili lamenti, le mie insensate paure. 

Mi hanno stretto innumerevoli volte la mano, strappandomi un sorriso in mezzo alle lacrime. 

E prima di loro, non avevo mai conosciuto l'amicizia vera. 

Forse qualcun altro al posto di Leslie, sarebbe gelosa dell'affetto che Dana prova nei miei confronti. E invece no, Leslie ha  imparato a volermi bene a modo suo. 

Leslie ha i capelli corti, biondi ossigenati. È una tomboy.

Il suo marchio è la giacca di pelle nera. È il suo colore, ed il suo armadio non ospita indumenti di altri colori. 

Dettaglio in contrasto con Dana, che invece veste in base al suo umore. 

Se è triste indossa colori freddi, come il grigio, il blu o anche bianco. 

Se invece è allegra e in vena di fare cose, indossa il giallo, il rosso, l'arancio o il verde. 

Sono l'incarnazione del detto ' gli opposti si attraggono. ' perchè si, sono davvero diverse, sotto molti punti di vista. 

Eppure si amano in una maniera incondizonata, che spesso mette in imbarazzo. 

Certe notti devo nascondere il viso sotto al cuscino, o ficcarmi gli auricolari nelle orecchie, per non sentirle fare l'amore. 

Vivono il loro sentimento come se non ci fosse un domani, ed io un pò le invidio. 

Perchè un tempo anch'io avevo amato alla stessa maniera, soltanto che a me non è andata cosi bene. 

Se anch'io avessi avuto la possibilità di convivere con quella persona, forse a quest'ora sarei la ragazza più felice di Denver. O Phoenix, in quel caso. 

Non nomino più il suo nome da mesi ormai. 

È un trucco che mi ha insegnato Dana; se non pronuncio il suo nome, di conseguenza, piano piano svanirà anche dai miei pensieri, e come primo passo, riuscirei ad eliminarla del tutto dalla mia vita. 

Ma non è facile; per quanto ci provi, il suo nome è sempre vivido nella mia testa. Me lo immagino a lettere cubitali, appena chiudo gli occhi per dormire. 

E poi li riapro subito dopo, col cuore a mille. 

Ma non pronunciarlo è facile. Molto più facile di quel che credevo. 

In questa notte di giugno però, non pensarla è difficile. 

È il mio diciottesimo compleanno, e lei mi ripeteva sempre che mi avrebbe regalato un viaggio. 

Perchè io tante volte avevo ammesso di voler girare il mondo al suo fianco, e mi aveva preso in parola. 

Diceva che avremmo visitato l'Europa, l'Asia... diceva che avremmo visto l'Aurora Boreale, che avremmo visto le Piramidi, che saremmo salite su una gondola. 

Era cosi bello ascoltarla parlare, ed immaginare di vedere il suo sorriso al tramonto su una spiaggia d'Italia, in un mare cristallino ed un cielo infinito. 

Fa male, è una fitta terribile al petto. 

Viene da piangere, ma caccio indietro le lacrime e fingo un sorriso. 

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