Capitolo 8: Arya

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Ho trascorso gli ultimi mesi nella convinzione di aver davvero chiuso quel capitolo della mia vita.

Anche se i giorni no ci sono stati, e tanti anche. Anche se c'erano momenti in cui la rabbia, la tristezza e la frustrazione si impadronivano di me, facendo un gran rumore nella mia testa. E l'unica soluzione era quella di urlare forte, fino a non sentire più nulla, fino a perdere la voce.

Era per questo motivo, che dopo l'ennesima volta, Leslie mi aveva trascinata in un posto, dicendomi che lì avrei potuto sfogare la mia rabbia senza preoccuparmi di darmi dei limiti.

'' Io lo faccio sempre. '' mi aveva confessato, passandomi i guantoni da boxe.

L'avevo guardata estrefatta, e dopo qualche secondo di esitazione ero scoppiata a ridere. '' Non se ne parla. Lo sai che non posso. E poi ho la forza di una canarino. ''

Lei aveva sollevato entrambe le sopracciglia e mi aveva semplicemente risposto: '' proprio per questo devi provare. Proprio perchè non puoi. Questo ti aiuterà a difenderti, a colpire forte e a non avere mai ripensamenti. Ti aiuterà ad essere forte, a non avere scrupoli e a fare del male, piuttosto che riceverlo. Fidati, è la valvola di sfogo più efficace che conosco. ''

Poi li aveva indossati ed era salita sul ring, ed io come una stupida ero rimasta ferma dove mi trovavo, continuando a ridacchiare nervosamente. E quando ha capito che non l'avrei mai fatto, ha alzato gli occhi al cielo e mi ha chiamata '' ragazzina ''.

Il giorno dopo, all'insaputa di tutti, ero tornata in quel posto.

Avevo gli auricolari nelle orecchie, e ho cominciato a rivedere tutta la mia vita , tutto il dolore che Evelyn mi aveva provocato.

Le sue minacce, il bacio che aveva rubato ad Haley, e poi America. Il

sangue del mio sangue. Colei che tanto aveva disprezzato il mio amore per Haley, colei che mi aveva allontanata perchè non riteneva giusto quello che provavo.

Colei che detestava Haley.

E poi il sorriso strafottente di Evelyn nel vedermi cadere. Mi aveva asfaltata, poco prima dell'arrivo. Aveva vinto tutte le sue battaglie, e ne era uscita a testa alta.

Io invece ero soltanto una stupida che non aveva saputo combattere con i denti e con le unghia.

Ero stata una stupida farfalla. Lei una pantera.

Furba, silenziosa, scattante, atroce.

E avevo alzato il volume della musica al massimo, quasi fino a diventare sorda. E ho cominciato a prendere a pugni un sacco da boxe, facendo finta che questo fosse la faccia di Evelyn.

Immaginavo il suo naso ridotto in una poltiglia uniforme di sangue. I suoi occhi spalancati dal terrore e i suoi denti ridotti a piccole schegge.

E mi sentivo meglio. Mi dava una carica che non mi sarei mai aspettata.

E poi ero tornata lì quasi tutti i pomeriggi; un pò con Leslie, un pò da sola. E avevo cominciato ad affrontare persone vere.

Mentirei se dicessi che non mi sono fatta male più di una volta.

Mentirei se dicessi che quel dolore non mi faceva bene.

Godevo alla sola idea di farmi male.

Perchè sapevo che quel male non era nulla in confronto a tutto quello che avevo passato.

Ma pian piano le visite in ospedale si facevano più rare, ed io diventavo più forte.

Leslie mi aveva soprannominata ' BadGirl '. E tutti hanno cominciato a conoscermi per la ragazza che tirava pugni a boxe, quella ragazza a cui non importava di avere una malattia rara alle ossa.

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