Capitolo 5: Haley

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L'ho fatto tante volte negli ultimi mesi. Ma oggi sento che è diverso.

Anzi, so che è diverso.

È per questo che ho le mani sudate, e che non serve a nulla cercare di asciugarle, sfregandole contro i jeans.

Se dovessi sapere la verità, cosa farò?

Ho aspettato cosi tanto tempo, questo momento, che ora ho soltanto paura.

E la paura è sempre una cattiva compagnia.

Respiro. Espiro. Respiro. Espiro.

Lo faccio più volte, tenendo gli occhi chiusi, cercando di regolarizzare i battiti del cuore.

E alla fine, dopo aver rivolto lo sguardo a quella che un tempo era la casa di Arya, mi decido a scendere dall'auto.

Attraverso la strada con le mani infilate nelle tasche della giacca. Ed una volta davanti al portone, ci penso due minuti prima di cliccare quel bottone.

E poi lo faccio.

'' Chi è? ''

La voce della mamma di Arya rimbomba attraverso il citofono, tanto da farmi sobbalzare come un'idiota.

« Sono Haley, la disturbo? »

'' Ma no, certo che no, cara! Entra pure! '' e cosi dicendo, il portone scatta in avanti.

Salgo lentamente i gradini, aggrappandomi forte allo scorrimano. E quando sono davanti alla porta di casa, il viso tondo e affettuoso della donna che ha partorito la ragazza che amo, mi sorride calorosamente, per poi stringermi in un abbraccio.

Riconosco quel profumo. È lo stesso che respiravo su Arya; suoi suoi vestiti, sulle lenzuola del suo letto. Ed ogni volta è una pugnalata al cuore.

« Ti stavo aspettando. » mi sussurra, sfregando le mani sulla mia schiena. Il suo tono di voce si incrina, e quando si distacca, i suoi occhi sono colmi di lacrime.

Mi lascia entrare, e soltanto quando si chiude la porta alle spalle che le domando: « in che senso mi stava aspettando? »

I suoi occhi grigi, che mi ricordano terribilmente quelli di Arya, mi scrutano attentamente. Mi sembra di guardare lei, e mi ci vuole una gran forza di volontà per non mettermi a piangere. È già abbastanza difficile starsene qui, in quella che è casa sua, con la sua famiglia.

« America mi ha avvisato che saresti passata. E mi ha detto il motivo. » afferma la donna, facendomi strada in cucina, dove mi lascio cadere sul piccolo divano morbido.

« America l'ha avvisata? » domando, cercando di nascondere il disprezzo nel tono di voce.

Quella ragazza sà giocare a modo suo. È sempre stato cosi.

« Si. Perdonami Haley se l'ho detto prima a lei che a te. Ma è sua cugina, sono nate insieme. »

Scuoto la testa, accompagnando le mia parole. « Non importa. È giusto che l'abbia riferito prima a lei. Dopotutto è sua nipote, ed è colpa mia se Arya è andata via. » abbasso lo sguardo, per poi schiarirmi la gola. Le mani strette tra le gambe.

Non so se questa donna sappia tutta la verità, ma di certo non sarò io a dirgliela.

E poi il pensiero che America sappia dove si trovi Arya e non me l'abbia detto sin da subito, mi manda in pappa il cervello. Vorrei semplicemente mollarle due ceffoni.

Ma trattengo questi pensieri per me.

« Haley non c'è bisogno che tu menta ancora. Io so tutta la verità. Arya mi ha detto tutto. Quando è molto triste mi chiama e passiamo un sacco di tempo al telefono. Ed un giorno mi ha raccontato quello che America le ha fatto. »

Ti prego, non dirmi che Arya soffre. O prendo il primo treno e vado a cercarla dovunque si trovi.

Odio sentirmi cosi inutile.

« Ho dovuto perdonarla. Cerca di capirmi, Haley. » continua la donna, assumendo un'espressione triste.

« Non c'è bisogno che io capisca, signora. Ripeto, è giusto che sia cosi. Sarebbe strano il contrario.

Ma la cosa che più mi preme chiederle è... Arya ci sta ancora male? »

Ecco. Ho paura della sua risposta.

« Secondo te? La conosci, no? » mi domanda, sorridendo tristemente.

Stringo forte le mani, quasi fino a sentire le unghia perforarmi i palmi.

« Io voglio riportarla qui. Mi dica dove si trova, partirò oggi stesso. »

Lei respira lentamente, scrutandomi attraverso le sue iridi grigie.

Vorrei poter leggere i suoi pensieri; Arya era diventata come un libro aperto, ma all'inizio, era difficile capire cosa stesse provando.

« Lo farai davvero? La riporterai qui? » domanda, dopo un minuto di silenzio che sembrava non avere mai fine.

Deglutisco, per poi annuire.

« Costi quel che costi. Non tornerò indietro senza di lei. »

E dio sa quanto sia sincera. Quanto davvero penso tutto quello che dico. Anche a costo di restare in una città sconosciuta a vita. Se la trovo, non la lascerò scappare mai più da me. Mai più. È già successo troppe volte, ed ora sono stanca di soffrire.

Rivoglio indietro il mio amore. Rivoglio indietro tutte le cose belle insieme a lei. Rivoglio il suo sorriso e le sue mani fredde. Rivoglio la sua stupida gelosia e i suoi inutili complessi.

Rivoglio ogni singolo momento indietro.

« Denver dista soltanto due ore da qui. Hai tutto pronto? » mi domanda col tono di voce che trema, le mani che si muovono incerte, come se avesse paura delle sue stesse paure. Sa di aver appena fatto un torto alla sua bambina. Ma sa anche che questo è un passo in avanti, è una possibilità di riaverla a casa.

Io sono la sua unica speranza. È a me che si sta affidando. Non posso deluderla.

« Denver... ma certo, sono pronta da tempo ormai. » rispondo, cercando di capire cosa ci sia mai di tanto importante in Colorado.

Sua madre risponde alla mia domanda inespressa.

« All'inizio ha cercato appoggio da mio cognato, il fratello di mio marito. Ma lui non voleva saperne, e cosi ha provato a rispedirla qui a Phoenix. E sai com'è testarda, è riuscita comunque a trovare un modo per restare lì. Ha fatto amicizia con due ragazze, ed ora condivide l'appartamento con loro. »

Calma Haley. Raccogli le informazioni mantenendo la calma.

Respiro piano e annuisco.

« Da quanto dice, sembrano in gamba. Ma non ha voluto saperne di continuare la scuola, ed ora sta lavorando in un bar, si chiama il Blue Devil, se non erro. Comunque ora ti scrivo tutti gli indirizzi. Sai, le ho spedito qualche indumento invernale. Dice che lì fa freddo...» borbotta, per poi avviarsi verso la credenza, tirare fuori foglio e penna e scribacchiare qualcosa.

Un attimo dopo ho in mano tutte le risposte che cercavo da tempo.

E quando incrocio lo sguardo di sua madre, le faccio quella promessa che farò anche a me stessa.

« La riporterò a casa. Lo giuro. »

Lei annuisce e poi si siede al mio fianco per abbracciarmi, scoppiando in un pianto silenzioso.

Per un breve momento mi lascio andare anch'io, senza però farmi vedere, e quando dieci minuti dopo, sono all'aria aperta, nell'afa terribile di Phoenix, tiro un enorme sospiro di sollievo.

Ora mi sento carica, pronta ad affrontare qualsiasi cosa. A salire su qualsiasi aereo o treno.

Ad attraversare una città che non conosco e a riprendermi la mia Arya.

Guardo per l'ultima volta la casa, per poi salire a bordo dell'auto. 

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