Capitolo 3: Haley

312 22 3
                                    

Ho letto un sacco di libri in questi ultimi mesi.

Cosi tanti da aver vissuto centiania di vite.

Ogni volta che ne terminavo uno, la solita sensazione di malinconia mi affliggeva.

Era come se quella parte di me che apparteneva a quelle storie, a quei personaggi, morisse in quell'ultima riga dell'ultima pagina.

Era come se le stessi conservando lì. Come un ricordo.

Come una vecchia fotografia; la guardi, la guardi ancora, cercando di ripercorrere tutte le emozioni vissute in quell'attimo.

Perchè sorridevo cosi?

O ancora ' ma è passato cosi tanto tempo, guarda com'ero diversa. '

Cerchi di capire se un pò di quella vecchia te è rimasta. Se c'è ancora, se vive, se respira.

E poi cerchi di capire cosa è cambiato da allora, se sei felice cosi come stai.

Se i problemi di una volta sono li stessi che ti tormentano ora.

Ecco perchè ho sempre detestato le fotografie.

Da quando mia nonna è morta, quelle che conservavo di lei le ho rinchiuse in un baule della nostra soffitta, nella casa a Londra.

E prima di partire per l'America non le ho neanche guardate un'ultima volta.

Cosa è rimasto di quella vecchia Haley?

Cosa c'è ancora di lei in me?

Tutto risponderebbe mio padre.

Ed io gli direi che non è vero, perchè la sua Haley non è più quella di un tempo. Non è più quella di cui conserva il ricordo.

Una bambina corre sul prato, rincorrendo le bolle di sapone che il suo papà cerca di creare disperatamente pur di non farla piangere.

Lei ride divertita ed il suono della sua risata è incredibilmente dolce , tanto da far sorridere anche me.

È lei il soggetto del mio dipinto.

Ho usato molto il colore verde, per evidenziare il prato e gli occhi della bambina. Un pò come i miei, soltanto privi di tristezza.

Abbandono la testa contro il tronco dell'albero e mi lascio andare in un sospiro.

« Ehi, è fantastico! Quanto verde! »

Chiudo gli occhi, sapendo già di chi si tratti.

« Cosa vuoi, Sav? » mormoro stancamente.

Mia cugina prende posto al mio fianco, all'ombra del faggio. Lo fa sempre, ogni pomeriggio. Forse dovrei trovarmi un altro posto per starmene in pace, ma so che vuole restarmi vicina.

A differenza di altre persone, lei non mi ha mai abbandonato. Come mia madre che non si è minimamente interessata ai problemi della sua unica figlia.

Come i miei zii.

E poi? Poi non ho nessun altro.

A parte Sav.

« Quello che voglio tutti i giorni. Esci con me stasera? » mi domanda, raccogliendo le gambe al petto e scrutandomi attraverso i suoi occhiali da sole.

È di nuovo estate. Si esatto, di nuovo. Sembra che qui in Arizona l'inverno non arrivi mai.

È frustrante per una come me che viene dalla città più piovosa d'Europa.

Glass Dream Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora