SEGRETI RIVELATI

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Il venerdì pomeriggio è arrivato, e con esso anche l'ora degli allenamenti. Come sempre, devo chiedere aiuto a Laura per coprirmi, ma stavolta non è come pensavo.

"Mi dispiace Emma, ma stavolta non posso più. O mi dici perché ti devo coprire e per quale motivo ti sei trasferita, o scordati che io collabori con te" risponde scocciata al telefono.

Sussulto, sperando di non aver capito bene; sfortunatamente, però, la mia amica continua ad insistere, così sono costretta ad accettare. Esco di casa e mi dirigo da lei, pensando a quello che le rivelerò di lì a poco. Arrivata, mi fa entrare e ci chiudiamo in camera sua, mentre lei aspetta con impazienza che le chiarisca tutto.

"I miei genitori dovevano andare in Italia per lavoro, ma mi hanno spedito qua perché sapevano che non avrei mai voluto andarmene dall'altra parte del mondo. A Perth ho lasciato la mia migliore amica, Rosie; le voglio un'infinità di bene ed è stato quasi impossibile separarci. Due settimane fa ho scoperto che Ros ha avuto un incidente e non si ricorda più di nessuno, non si ricorda più di me, dei fantastici momenti che abbiamo passato insieme..." soffio, cercando di cacciare dentro le lacrime che si stavano formando.

"Oddio, mi dispiace tantissimo. Se hai bisogno di una amica sappi che ci sono. Ora vorrei capire perché ti devo coprire così tante volte"

Anche se è una splendida amica per me, non posso rivelarglielo, è contro tutti i patti che abbiamo stipulato io e Rosie. So benissimo che peggiorerei le cose, mentendo un'altra volta, ma è l'unica soluzione; rischio troppo.

"Ho un ragazzo, ma nessuno lo sa; si chiama Nikko e mi piace tantissimo, ma non vogliamo alcun intoppo, quindi non l'abbiamo detto a nessuno. Ogni martedì e venerdì ci incontriamo e stiamo un po' insieme"

"Ah, che stupida che sono. Scusami ancora, ma pensavo che dovessi fare chissà che. Comunque tranquilla, con me il tuo segreto è al sicuro" mi fa l'occhiolino "Corri, allora, non voglio trattenerti. Dopo voglio i dettagli, però"

Per fortuna non si è accorta di nulla. Mi dispiace di aver messo in mezzo Nikko, ma era l'unica bugia plausibile; d'altronde, nessuno lo conosce, quindi questa notizia, se venisse rivelata, non farebbe tanto scalpore, almeno spero.

Annuisco e lascio casa sua, per poi ritornare a casa e preparare il borsone per la piscina; guardo l'orario e, vedendo che è ancora presto, rimango in camera, continuando a leggere il libro che l'insegnante di lettere ci ha assegnato.

Dopo una mezzoretta, capisco che è tempo di andare; così, senza farmi vedere, esco e mi reco in piscina; chiudo a chiave l'entrata, mi cambio, infilandomi il costume e legandomi i capelli, metto la telecamera sul computer, infine prendo un bel respiro e inizio.

Conto ogni scalino, ogni passo che mi separa dal mio allenamento; calma, ma soprattutto rilassata, arrivo fino alla piattaforma di 7.5 metri, non facendo caso all'altezza; mi avvicino al bordo e mi concentro: spalle alla vasca, braccia parallele al bordo e talloni alzati. Conto fino a tre, poi mi tuffo, compiendo un 203C, ovvero un salto mortale e mezzo indietro raggruppato.

Mi viene abbastanza bene, ma la mia entrata in acqua è ancora da perfezionare, poiché abbondante (superiore ai 90°). Il resto però è giusto: i piedi si toccano sempre e al momento del salto raggiungo un'altezza elevata.

Seguono poi tuffi in avanti, sempre saltando dalla piattaforma, e un incredibile salto mortale e mezzo rovesciato con tre avvitamenti e mezzo, in posizione libera, chiamato semplicemente 5337D. Negli ultimi l'entrata è giusta, ma mai perfetta al punto di poter gareggiare alle Olimpiadi.

Le Olimpiadi. Mi ha sempre affascinato l'idea di potervi partecipare, un giorno, magari sotto un nome diverso. Ma non sono così brava da meritarmele, non sono all'altezza delle altre ragazze. E, come se non bastasse, costa tantissimo la competizione.

Concluse le due ore di allenamenti, mi faccio una doccia veloce per togliere il cloro, poi mi asciugo i capelli, stando attenta a non fare lo stesso errore dell'altro giorno. Quindi riapro l'entrata, lascio la chiave sul bancone della reception ed esco, guardandomi attorno per essere sicura che nessuno mi abbia visto.

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"Emma, carissima cugina, siediti; dobbiamo parlare" questa affermazione non promette niente di buono.

Non è passato neanche un quarto d'ora dal mio arrivo, che Luke e gli altri mi vogliono dire una cosa; e a giudicare dalle loro facce non sarà rose e fiori.

Sbuffo, sedendomi sul divano e incitando i ragazzi ad andare avanti.

"Dopo che tu sei magicamente scomparsa nel nulla, è venuta a trovarci Laura; sai, ci ha detto una cosina"

"Ci dici tu chi è il ragazzo o dobbiamo tirartelo fuori noi?" conclude Ashton, con una punta di rabbia.

"Ehm... si chiama Nikko e..." cerco di essere più vera possibile.

"Cognome? Dove vive? Quanti anni ha? Lo conosciamo?" mio cugino fa domande a raffica, facendomi ridere dal suo comportamento simile a quello di mio padre.

"Fox, qua a Sydney, 16 come me, no" rispondo.

"Quindi è di un'altra scuola" constata Calum "È della Pacific Hills Christian School?"

"Si, certo" mento, non sapendo nemmeno dove sia questa scuola.

"Ci va anche Laura in quella scuola" esclama felice Ash "Magari si conoscono" ne dubito.

"Beh, quando possiamo conoscerlo?" chiede Michael.

Bella domanda, non lo so nemmeno io; forse facciamo una scampagnata a Perth e ve lo presento.

"Domenica, se volete; lo chiamo e gli propongo di venire qua" in che guaio mi sono cacciata.

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I ragazzi mi hanno spedito a fare la spesa, e io il sabato mattina potrei scambiare un cocco con una anguria. Arrivata al supermercato, prendo un carrello e mi addentro tra le varie corsie.

Ormai finito, pago alla cassa ed esco, ma mi scontro accidentalmente con un ragazzo. Alzo lo sguardo per scusarmi, ma rimango a bocca aperta: quei riccioli che mi piacevano tanto sono spariti, ma gli occhi sono ancora quelli che mi hanno fatto tanto impazzire.

"Nikko! Cosa ci fai qui?"

"Emma! Oddio, che sorpresa vederti qui" esclama riconoscendomi "Farò quattro mesi qua a Sydney, poi ritornerò a Perth. Tu, piuttosto, che diamine sei venuta a fare qui?"

"I miei si sono trasferiti e mi hanno spedito qua da mio cugino"

"Wow; beh, che mi dici? Stai bene?"

"Tutto a posto grazie" poi mi viene in mente la mia bugia "Senti, per caso, vai alla Pacific Hills Christian School?"

"Si, perché?"

"Non arrabbiarti eh, ma dovevo fare delle cose e tutti mi premevano sul sapere quali cose; può darsi che io abbia detto di uscire con il mio ragazzo Nikko, di quella scuola" rispondo angelicamente.

"Capito. Quindi dovrei far finta di essere il tuo fidanzato?" e alla mia risposta affermativa "Perfetto, non sarà difficile, ci abbiamo già provato, no?"

"Già; piuttosto sarà alquanto imbarazzante. Ah, vuoi venire domani a casa mia che ti presento a mio cugino e i suoi amici? Sono così ansiosi di conoscerti"

"Certo, non mancherò"

"Benissimo. Ora devo andare, ci vediamo domani; sono felice di averti rincontrato"

"Anch'io Emma, non sai quanto"

Emma's new life || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora