36. Un risveglio traumatico

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Il dolore alla testa mi sta uccidendo. Non riesco nemmeno a mettere a fuoco i miei pensieri perché appena cerco di concentrarmi, questi scivolano via.

"Dannazione..." borbotto e apro gli occhi.

"Bentornata" Trevor mi prende la mano e poi mi accarezza la fronte, forse per controllare che non abbia la febbre.

"Che diavolo è successo? E dove siamo?"

"Sei svenuta sul jet e Jenifer ha allestito questa stanza solo per farti riprendere. Quel proiettile aveva un siero sperimentale capace di affievolire i poteri dei Dotati per qualche ora. Sono felice che tu ti sia ripresa"

"Si è svegliata?" Jenifer entra nella stanza senza bussare. Si appoggia alleo stipite con la spalla e con i suoi occhi felini, rimbambendosi lì a scrutarmi.

"Sì, sto bene." dico seria. Cerco di alzarmi ma come faccio peso sul braccio, una fitta lo attraversa e mi fa ricadere sul letto. Sbatto la testa contro la testiera e mi piego in due per il dolore. "Maledizione!" impreco e sento gli occhi riempirsi di lacrime.

"Irelyn..." Trevor mi lancia uno sguardo spazientito. "Devi fare con calma finché non sarai guarita del tutto. Quel siero è ancora nel tuo sangue e ti sta impedendo di guarire velocemente."

Jenifer si avvicina e lancia uno sguardo calcolatore a Trevor. Lui non se ne accorge ma lei insiste, gli batte il dito sulla spalla per farlo voltare e gli indica, non troppo gentilmente, l'uscita.

"Io e la tua amica abbiamo bisogno di parlare. Da sole."

Trevor è riluttante. Non vuole lasciarmi sola con il capo della base ma lei non sembra voler parlare con lui nella stanza.
Il mio amico mi lancia un'ultima occhiata apprensiva e palesemente allarmato. Come la porta si chiude, Jenifer si fa spazio sul mio letto e si siede affianco a me, senza mai rompere il contatto visivo.

"Ora che siamo sole, è ora di parlare di affari."

"Cosa stai dicendo?" mi passo una mano sulla fronte, stanca di tutto questo. Magari se sprofondo tra questi comodi cuscini in piuma d'oca tutti i miei problemi spariranno e Tristan tornerà da me.

"Dimitri è stato catturato, così come due dei tuoi amici a quanto pare. Hai intenzione di stare a letto a commiserarti o vuoi aiutarmi a finire ciò che Dimitri ha iniziato?"

"Scusa se continuo a non capire ma sono ancora sotto l'effetto di qualche strana droga, ti dispiacerebbe essere più chiara?" le sorrido falsa e mi raddrizzo contro la testiera per essere più autoritaria. Non mi farò intimidire da una donna di mezz'età con la ricrescita e con un pessimo senso dell'arredamento.
Chi diamine abbina delle lenzuola rosse con dei quadri tendenti al verde e delle pareti arancioni? Di certo non qualcuno con del buon gusto.

"Certamente." veloce come un fulmine, la sua mano finisce sulla mia gola e inizia a stringere. "Forse non l'hai notato prima ma non sei l'unica Dotata in questa stanza. Dimitri ha portato avanti la Resistenza per tanto tempo ma è ora di porre la parola fine a questa crociata. Domani mattina ti farò recapitare dei piani d'attacco e delle coordinate. Uno dei miei piloti ti porterà a destinazione, ti lascerò delle direzioni in una lettera. Nessuno deve sapere quello che stai facendo, nemmeno il tuo amico."

"E come pensi che io possa fare quello che mi chiedi se non riesco nemmeno ad alzarmi?" ringhio a denti stretti.

"Speravo lo chiedessi" Jenifer si tira fuori una boccetta con del liquido azzurro cobalto all'interno e una siringa. "Siamo riusciti a sintetizzare un amplificatore per i nostri poteri. Purtroppo l'effetto non dura granché e una volta finito crollerai a terra stremata. Devi saperlo dosare alla perfezione."

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