8. Un bel tuffo

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Mi giro verso Karina ma quest'ultima è già tornata sul suo letto a leggere e sottolineare dei documenti.

Seguo il ragazzo lungo i corridoi e ci fermiamo davanti a un ascensore dalle porte colorate con una tinta lucida azzurra; in alcuni punti è rovinata e si intravede il metallo di sotto. È un pugno nell'occhio a confronto con i colori tenui e delicati delle carte da parati. Entriamo e Tristan inizia a schiacciare così tanti pulsanti che perdo il conto, poi appoggia il pollice su un piccolo schermo al lato della porta e l'ascensore inizia a muoversi.

"C'è un codice segreto per andare giù?" chiedo cercando di orientarmi in questo labirinto.

"C'è un codice per ogni livello e una scansione delle impronte per impedire a tutti di raggiungere i livelli più bassi."

"Quindi avete anche dei gradi? Pensavo che qui tutti potessero sapere ciò che succede."

L'ascensore si ferma e iniziamo a camminare lungo un corridoio pieno di porte con varie etichette e numeri. Alcuni sono seguiti da delle lettere e simboli di pericolo. Se dovessi tirare a indovinare C-4 seguito da un simbolo di pericolo significa che dietro quella porta c'è dell'esplosivo.

"Se dessimo a ogni ragazzino in questo rifugio la possibilità di mettere le mani su segreti di stato, armi e veicoli, cosa pensi succederebbe? Non passerebbe nemmeno un giorno prima di scivolare nell'anarchia più totale. I gradi servono per mantenere l'ordine."

"A me sembra solo che stiate nascondendo qualcosa." borbotto guadagnandomi un suo sguardo bieco.

Tristan mi fa strada dentro una grandissima palestra e rimango sulla soglia ad ammirarne l'interno e tutte le attrezzature. Da quando siamo scesi non ho ancora visto nessuno ma adesso, infondo alla stanza, noto un ragazzo biondo intento a sollevare dei pesi.

"Jansen!" Tristan va incontro al ragazzo e si mettono a parlare tra di loro. Non voglio rimanere lì ferma ad ascoltare quello che si dicono dunque per rispetto della loro privacy decido di andare verso il tapis roulant al lato opposto della sala e iniziare a correre.

Quando sono scappata dalla base mi sono resa conto di quanto io sia fuori forma. Devo aumentare la mia forza e devo imparare a difendermi da possibili attacchi, non posso sempre sperare di cavarmela per qualche miracolo divino. Uno dei test che più spesso ero costretta a fare era quello della resistenza. Spesso correvo anche per più di mezz'ora a velocità impossibili per una ragazzina gracile come me.

"Come sta andando la novellina?" chiede e lancia un'occhiata verso di me. Distolgo lo sguardo dal suo corpo perfettamente scolpito e lasciato scoperto per metà visto che la sua maglietta è stata lanciata sul pavimento.

Forza Irie, devi concentrarti su cose più importanti.

"Per ora non ha ancora dato di matto ma è solo perché Cece non è riuscita ad allenarla oggi."

Fulmino Tristan con lo sguardo ma questo non sembra che far aumentare il suo irritante sorriso.

"Ho sentito che Danielle e Wilson sono andati con lei. Come mai Dimitri si è portato dietro tre psichici?"

"Perché sono sacrificabili." borbotto istintivamente. Maledizione a me e alla mia boccaccia. Che fine ha fatto l'idea di rispettare lo spazio altrui?

"Il suo ragionamento non fa una piega, altrimenti avrebbe chiamato me e te o qualche altro fisico." Jansen tiene gli occhi fissi su di me mentre parla e questo sembra innervosire Tristan che inizia a battere nervosamente il piede sul pavimento.

"Cosa sono i fisici?" chiedo spaesata.

Jansen ridacchia e viene verso di me. Quando me lo ritrovo davanti rimango scioccata perché è più grande di quello che pensassi. Rispecchia perfettamente l'idea che mi sono fatta delle sculture michelangiolesche: massicce, tozze, muscolose. Se Tristan è il David, Jansen è Adamo nel dipinto della Creazione.

The last DestroyerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora