32. In un mare di guai

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La base dove ci ha portato Mallory è un semplice edificio abbandonato nella periferia di una cittadina industriale chiamata Egloton. Siamo stati accolti calorosamente da una donna di mezza età dai bellissimi capelli corvini e lisci come la seta, ci ha accompagnati all'interno e dopo una serie di porte blindate, ci siamo ritrovati in un atrio molto trafficato.

"Fra quanto arriveranno a prenderci?" chiedo alla donna. Sono impaziente di tornare ad Aresgan per poter rivedere mio fratello e capire bene in cosa consistono i suoi poteri, magari riuscirà a far ricordare ai nostri genitori di me.

"Hai molta fretta?" dice Mallory acida.

"Sì, ho fretta." le rispondo.

"Hanno mandato una squadra poco fa. Sospetto che non ci metteranno meno di un'altra ora per arrivare qui."

Annuisco e mi siedo davanti a un tavolo circolare insieme ad altri due ragazzi. Tristan si siede affianco a me ma è da quando eravamo sull'aereo che non mi rivolge la parola.

"Volete qualcosa da mangiare?" chiede Jenifer. Non aspetta nemmeno una nostra risposta che subito fa un cenno a un maggiordomo. Quest'ultimo sparisce dietro un corridoio e torna poco dopo con dei buonissimi panini farciti.

"Grazie mille" sussurro addentandone uno. Avevo proprio bisogno di mangiare qualcosa di solido e saporito.

Tristan continua a lanciarmi strani sguardi. Sembra essere ansioso e inquieto ma non capisco perché e non ho intenzione di rimanere qui seduta ad aspettare che trovi le palle per dirmi ciò che pensa.

"Hai intenzione di sputare il rospo?" gli lancio un fazzolettino appallottolato e lui lo incenerisce svogliatamente.

"Ieri sera..." dice distaccato.

"Cosa c'è da dire?" mi mordo il labbro per trattenere il nervosismo ma mi sento come se una mandria di elefanti abbia deciso di calpestarmi gli organi.

"Hai intenzione di dirlo a J?"

"Perché dovrei?"

Tristan si volta di scatto e mi guarda infastidito. "Non rispondere alle mie domande con altre domande Irelyn. Parlo sul serio, è il tuo ragazzo ed è il mio migliore amico."

Mi alzo in piedi e gli vado davanti, così da essere faccia a faccia con lui. Sono stanca di essere trattata da tutti come se non fossi capace di prendere una decisione da sola, come se avessi costantemente bisogno di qualcuno.

"Forse non hai capito. Jansen non è il mio ragazzo e io non ti devo niente, nessuna risposta, nessuna spiegazione. Se hai bisogno di qualcuno con cui sfogarti, chiedi alla tua ex."

Mi volto e mi allontano quasi di corsa. Appena sono fuori dalla sua vista mi accascio contro il muro e prendo fiato. Mallory spunta da dietro l'angolo son un enorme sorriso sul viso.

"Dev'essere brutto quando qualcuno di incasina le emozioni, non è così?"

Spalanco la bocca attonita. Spero che sia tutto uno scherzo e che non sia stata lei a spingermi a dire quelle cose, spero vivamente sia solo il mio caratteraccio.

"In te c'è così tanta frustrazione ragazzina. Sento rabbia, paura, forse anche del pentimento. Di cosa ti penti Distruttrice?" Mallory mi scruta dalla testa ai piedi, assaporando il mio disorientamento come se fosse il suo dolce preferito.

"Mi pento di non averti spezzato il collo e aver lasciato il tuo corpo a marcire su quell'isola." incrocio le braccia al petto per sentirmi più sicura ma Mallory non sembra cascarci e scoppia di nuovo a ridere.

"E' questa la vera te?" dice meschina. Allunga la mano e mi stringe il meno fra indice e pollice così da costringermi a guardarla dritta negli occhi. Adesso capisco cosa c'era in lei che mi inquietava, ha lo stesso sguardo di uno squalo.

"Tu non vuoi vedere la vera me." le rispondo mentre inizio a prendere il controllo del suo sangue. Costringo i suoi organi a comprimersi e quando il dolore si fa insopportabile mi lascia andare per piegarsi in due.

"Dovresti proprio smetterla di fare la stronza con me, potremmo essere così potenti insieme" sospiro e la aiuto a rialzarsi con un sorriso genuino.

Ho già troppi nemici, non me ne servono altri.

"Ci penserò." dice lei massaggiandosi lo stomaco ancora dolorante.

Faccio spallucce e lascio cadere l'argomento perché ormai ne ho abbastanza di combattere e dall'atrio riesco a sentire la voce profonda e seria di Dimitri chiedere di me.

"Signore!" grido per farmi notare in mezzo a tutti i ragazzi che si sono radunati per incontrare il capo della Resistenza.

"Irelyn, va tutto bene?" mi chiede Chelsey venendo verso di me. Non aspetta nemmeno una mia risposta e subito mi si getta al collo, racchiudendomi in un abbraccio. Ricambio lasciandomi andare contro di lei.

"Sto bene anche se potrebbe andare meglio, mi fa malissimo la testa. Tristan è stato sparato, credo gli serva Trevor, è sull'aereo?" domando cercando il mio amico tra la folla.

"E' rimasto alla base. Poco fa ha avuto una visione dove i tuoi genitori trovavano la base, li sta aspettando."

"Bene, mio fratellino mi è venuto a trovare in sogno e gli ho dato le coordinate della villa. Lo spiegherò a Dimitri appena saremo sul jet."

La sua espressione cambia drasticamente. Si guarda intorno come per accertarsi che nessuno ci stia ascoltando e come appura di non essere spiata mi sussurra all'orecchio: "Sa cosa hai fatto al dottor Hale..."

"Ed è arrabbiato per quello?" chiedo spaesata.

"No, è arrabbiato perché hai fallito. Ieri notte è andato in televisione e ha divulgato a tutti la tua foto dicendo che sei pericolosa e che vai uccisa a vista."

Mi tappo la bocca con una mano per impedirmi di urlare. Non ci posso credere! Hale non può essere sopravvissuto a quello tsunami.

"Per un po' non possiamo farti andare in missione, qualcuno potrebbe riconoscerti e chiamare le autorità ma ho anche delle buone notizie. I soldati che abbiamo salvato sono riusciti a ricostruire la maggior parte della piramide del potere del governo, sappiamo i nomi di quasi tutti i pezzi grossi grazie a loro! Finalmente tutti quanti avremo quello che abbiamo sempre voluto."

"Sono davvero felice per voi" dico con falso entusiasmo. Non mi interessa di qualche vecchio milionario o di politici balordi, l'unica cosa che ho sempre voluto era la morte del dottore che mi ha tormentato per un decennio e adesso quell'opportunità mi è sfuggita dalle mani.

"Non sembra ma non fa nulla, ne hai passate tante. Ti accompagno al jet."

Annuisco e la seguo all'esterno. Tristan e Dimitri sembrano impegnati a parlare con Jenifer ma sento il loro sguardo su di me quando gli passo affianco.

"Irie?"

"Ho fatto una cazzata enorme..." borbotto appena ci ritroviamo all'aria aperta.

Il sole spende nel cielo ma il suo calore non mi arriva a causa del vento gelido proveniente dai monti. Volgo lo sguardo verso essi e fisso ammaliata la neve che ne ricopre le cime aguzze e frastagliate. Vorrei sapere cosa si prova a essere lassù, a rotolarsi nella bianca e candida neve, sentirla sciogliersi a contatto con la pelle calda.

"Ti prego, non dirmi che c'entra con Tristan"

La guardo desolata e afflitta da improvvisi sensi di colpa. Cerco di non pensare a tutto ciò per cui dovrei sentirmi responsabile, come la morte di due bambini innocenti, perché se mi lascio andare non riuscirò più a ritornare in superficie.

"Non volevo, davvero, ma eravamo ubriachi e i suoi occhi..."

"Oh no, no, no. Non fare questo discorso con me Irelyn, ci sono passata anche io!"

"Quindi capisci perché l'ho fatto?"

Cece sospira e si passa una mano sulla fronte. Sembra sul punto di darmi uno schiaffo e una bella sgridata, invece tace per qualche secondo il cui mi fissa intensamente.

"Hai fatto una cazzata con Tristan, adesso cerca di capire se lo volevi davvero o se è stata la lunga giornata a portarti ad agire così. Per ora sali sul jet, hai molte cose su cui riflettere in volo" dopo una pacca sulla spalla mi sorride candida e radiosa come sempre. Purtroppo Cece ha ragione, l'unica cosa che posso fare è capire cosa ha significato per me quella nottata.

The last DestroyerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora