Non ricordo più cosa significhi essere liberi e respirare all'aria aperta. Certe volte mi fermo a pensare nella speranza che qualche ricordo venga a galla e mi rallegri la giornata ma non succede mai niente. Rimango a fissare il soffitto per ore e ore, cercando di riacchiappare quei ricordi leggeri e fugaci. Ogni giorno mi sveglio nella stessa monotonia di sempre, in attesa che qualcosa cambi.
L'infermiere mi sfila l'ultimo ago dal braccio, il bruciore iniziale viene rimpiazzato dal pizzicare del disinfettante. Sono costretta a chiudere gli occhi per evitare che la nausea mi porti a rigettare il pranzo. E' tutta colpa di quello stupido siero che mi fanno bere.
"Abbiamo finito." dice l'infermiere mettendomi un cerotto sul braccio per coprire la piccola ferita.
"Finalmente. Il dolore è scomparso." sorrido amichevole quando in realtà vorrei dare un pugno al ragazzo e stenderlo al tappeto. Un giorno mi ribellerò, non sarò più il loro portaspilli personale. Ma non oggi.
A dirla tutta, forse quel giorno non arriverà mai e io sono solo un'ottimista senza futuro. Ogni giorno in più che vivo è una benedizione. La Grayson Corporation decide della mia vita, della mia esistenza e, alla fine, anche della mia morte.
Non sono una vera persona. Appartengo a loro in tutto e per tutto. Vivo per servirli. Vivo perché loro voglio che io viva. Anche se volessi non potrei uccidermi, riuscirebbero a salvarmi se davvero volessero."244" una guardia apre la porta del settore medico e punta gli occhi su di me. Probabilmente è nuova perché non credo di averla mai vista.
"Sì?"
"Il Dottor Hale vuole vederti nel suo studio." Il suo tono non fa trasparire nessuna emozione e il mio cuore inizia a palpitare sempre più forte nel petto.
Non voglio morire. Ho ancora una vita da vivere, una che non è mai davvero iniziata."Ho fallito la prova fisica? Pensavo di essere andata bene" ribatto cercando di giustificarmi. Mi sistemo i vestiti per rendermi più presentabile ma sono ancora un po' stordita dai test che ho appena fatto.
"Non lo so"
Abbasso la testa e allungo i polsi per permettergli di mettermi delle manette che dovrebbero, se solo li avessi, inibire i miei poteri.
Tutti quanti in questa base militare hanno delle capacità. Ogni singolo ragazzino è stato testato dal governo e ha mostrato di possedere un gene mutante che conferisce abilità soprannaturali. Tuttavia sono rimasti delusi da me. È così che mi chiamano di nascosto i soldati, quando pensano che dorma o sia troppo lontana per sentirli -La Delusione. Altri non sono altrettanto gentili e mi sbattono costantemente in faccia l'inutile spreco di tempo e risorse che rappresento.
Quando sono stata testata sono risultata positiva al gene mutante, ma in un decennio non ho mai dimostrato di avere alcun potere. Per questo vengo testata ogni singolo giorno per vedere se ho sviluppato delle abilità, ma non è mai successo nulla.Lascio che la guardia mi trasporti per i corridoi della base senza emettere fiato. Non voglio essere punita per insubordinazione un'altra volta, l'ultima mi è bastata. Stare rinchiusi in una cella frigorifera tutta la notte in biancheria intima non è un'esperienza che raccomando.
I corridoi bianchi, sterili e inquietanti passano davanti a me in una serie infinita e ripetitiva. Mi è sempre parsa una forma di violenza impedirci di vedere il mondo esterno, costringerci a conoscere quelle pareti vuote a memoria. La nostra vita è segnata da bianco e nero. Bianco per la struttura, i medici, gli oggetti che ci infilano nel corpo e con cui ci tengono a bada; nero per le guardie, i fucili, le armi, la morte.
Il ragazzo si blocca davanti all'ufficio del dottore e con un cenno del capo mi fa segno d'entrare. Abbasso gli occhi sulla pistola che tiene attaccata alla cintura. Potrei prenderla e ucciderlo ma ache se ci riuscissi, non ho le capacità fisiche per trovare l'uscita e disarmare le altre centinaia di guardie che incontrerei nel tragitto. Scuoto la testa mentre entro nella stanza e vado a sedermi nel divanetto posto contro il muro trattenendo il fiato.
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The last Destroyer
FantasySono passati quasi duecento anni da quando il riscaldamento globale ha fatto sì che le città venissero allagate da tsunami o seppellite sotto le macerie dopo i terremoti. Il calore ha fatto fondere alcune centrali nucleari e tutte le radiazioni che...