Quando finisce una storia, finisci un po' anche tu: una parte di te, una parte della tua innocenza, della tua fiducia, una parte bella di te sparisce, se ne va, si allontana e tu puoi solo guardare mentre scompare, sfuma, mano nella mano con quella che ritenevi la tua persona.
Mario non mi contattò più, non lo vidi più. La notte mi svegliavo dopo un sogno e lo cercavo nel letto, senza successo. Riniziai tutto ancora e ancora, con più cattiveria, con più voglia di autodistruggermi. Alcuni dei miei amici si allontanarono, altri cercarono di salvarmi senza successo. Continuavo a chiedermi dove potesse essere, cosa stesse facendo. Passarono i giorni, passò un mese e lo rividi: era abbracciato ad una ragazza bionda, parlavano e ridevano, lui con una sigaretta tra le dita, lei pure. Si guardavano talmente tanto intensamente negli occhi che sembrava esistessero solo loro nel mondo. Con me non aveva mai avuto quello sguardo, quella spensieratezza. Tra la folla, mi notò. Mi guardò serio, il sorriso gli morì sulle labbra. Io, invece, tentando di sorridere, le arricciai, ma mi uscii una smorfia. Fece un cenno con la mano nella mia direzione, suscitando la reazione della bionda, che mi fissò compassionevole. Aveva capito. Una lacrima mi rigò la guancia, poi un'altra. In meno di un minuto avevo il viso salato. Mi voltai ed uscii dal parco, vagando per la città. La mia anima non si acquietava, né i miei pensieri. Quella notte Mario mi chiamò.