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16/09/2009
È il mio primo giorno di scuola superiore, ho scelto un liceo linguistico. Sarò in classe con Diego, uno degli amici di Mario, che è stato bocciato. Abbiamo un bel rapporto, ci capiamo subito, alcune volte parliamo contemporaneamente.
Anche oggi, come ogni primo giorno, Mario mi tiene la mano sull'autobus. Mi guarda sorridente, anche se preoccupato: non mi potrà accompagnare fino all'aula magna dove si tiene una conferenza di accoglienza per i nuovi arrivati. Alla fermata, c'è Diego: ci saluta, a Mario con un cinque ed un pugnetto, a me con un bacio sulla guancia ed un abbraccio rapido. Ricambio, rilassandomi: non mi sento così sola, a differenza degli altri primi giorni. Mario mi dà un bacio sulla fronte, poi mi stritola. <Buona fortuna piccolina, per qualunque cosa> mi dice. Annuisco, lasciandogli un bacio sulla guancia e abbracciando, poi, Diego, che mi trascina nell'aula magna: ci sono tanti genitori, tanti professori. Ci sediamo in due posti a caso, espongono la politica della scuola, i vari progetti, poi fanno il solito elenco per le classi: appena Diego sente il suo nome, si alza, aspettandomi. Lo seguo con l'altra parte della classe. Ci sediamo all'ultimo banco. I prof si presentano a turno, ci fanno domande, poi ci fanno fare il giro della scuola: è grande ed accogliente.
La giornata finisce presto, quindi io e Diego decidiamo di andare al centro commerciale, poi andiamo a prendere Mario fuori da scuola. Esce tutto contento, puzzando di fumo. Diego ride, così come il mio amico. <Fra hai fumato?> gli chiede ridendo il moro. Mario ride. <Sì, era da festeggiare> risponde, bello pimpante. Ci avviamo alla pizzeria vicino all'orfanotrofio, che non si chiama più così ma non me la sento mai di chiamarlo casa famiglia, perché non c'è né un'idea di casa né di famiglia, e lì chiacchieriamo e scherziamo. Si fanno le quattro e mezza, così decidiamo di andare al parco a raggiungere gli altri. Ci sono un sacco di ragazzi più grandi e mi sento in soggezione: cerco una scusa banale per fuggire via, ma non faccio in tempo a pensare che Mario mi prende la mano e mi trascina nella mischia. Tutti mi guardano: alcuni si presentano, sembrano simpatici, altri mi guardano torvi o con troppo interesse. Mario si accorge, mi stringe a sé e mi lascia dei baci su tutto il viso. Sorrido, anche se forzatamente.
Iniziano a passarsi una canna, ma io rifiuto: non mi va.
Sono le 7 quando Mario mi accompagna nell'edificio che per lungo tempo lo ha accudito. Mi lascia un bacio sulla fronte, mi augura una buona serata e se ne va.

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