Il secondo anno di superiori lo ricordo con nostalgia: l'anno del mio primo amore, del primo viaggio con la classe, delle prime litigate collettive e delle prime organizzazioni per passare i compiti e le verifiche, le interrogazioni erano un continuo passaparola. Iniziai a frequentare delle ragazze della mia classe, trovandomi sorprendentemente a mio agio. Uscivo anche con gli altri, però, nel frattempo. E quel divario, quelle maschere che indossavo, pesavano, come macigni. Spesso mi trovavo a dire bugie ad entrambi e spesso mi ritrovavo sola.
Mario cresceva, io con lui: iniziò a fare musica, scrivere testi, fare pugilato, iniziò a frequentarsi con qualche ragazza. Dentro di me, iniziai a sentire la gelosia che mi divorava. Se ne accorse anche Diego, poi Gionata, con cui eravamo rimasti in buoni rapporti, Ghali, forse Mario stesso, ma continuò a comportarsi normalmente senza mai dirmelo.
La mia famiglia stava bene, con loro mi sembrava di stare in equilibrio per un momento: mi accettavano, mi aiutavano, non pretendevano troppo da me. Aiutavo tanto in casa, ero sempre pronta lì per loro. Questo clima venne interrotto una notte.
Era dicembre, erano appena iniziate le vacanze di Natale, Mario e gli altri erano nel solito posto, mi inviavano messaggi mentre ero a cena. Chiesi il permesso per uscire e, appena finimmo, con la promessa che sarei tornata presto, acconsentirono, preoccupati e dubbiosi, ma nello stesso tempo fiduciosi.
I ragazzi erano contenti, si passavano bottiglie calde di vodka e canne. Appena mi vide, Mario barcollò verso di me, abbracciandomi. Ricambiai, venendo invasa dall'odore di canna, alcol e profumo che aveva. Iniziò a biascicare frasi senza senso, mentre rideva, tenendomi per mano e presentandomi a tutti come la sua ragazza. Ogni volta che lo dicevo, il mio cuore si tuffava. Alcuni mi prendevano in giro per la mia faccia, altri mi guardavano con compassione. Decisi di bere un sorso da quella bottiglia passata e ripassata. Da uno, finii la bottiglia. Decisi così di fare un tiro. Da uno, la finii. E dopo un po' barcollavo anche io per la piazza, ridevo, mi buttavo addosso agli altri. Erano le due quando mi recuperarono in quello stato. Non uscii fino a quando non tornai a scuola.