Tornai in albergo strafatta di ogni cosa. Mario dormiva. Non appena mi vide accasciata sullo stipite, accese la luce. <Chiudi bene la porta> intimò. Ridacchiai, correndo goffamente verso il nostro letto e buttandomi addosso a lui. <Aurora chiudi la porta> ripetè. Continuai a ridere, per poi baciargli il viso. Cercò di scansarmi, senza successo, poi mi sollevò di peso e mi fece ricoricare. Chiuse la porta della stanza, poi tornò accanto a me. <Mettiti il pigiama dai> disse, cercando nella mia valigia. <Non toccare> sibilai, non appena vidi che aveva aperto la sacchetta che conteneva il mio intimo. Mi guardò preoccupato, continuando a cercare. Non avevo né la voglia né la forza per rialzarmi ed andare a fermarlo, così trovo le altre dosi. <Chi te le ha date?> disse, tenendole tra le mani e poggiandole nel suo comodino, prendendo un pigiama che aiutò a mettermi. <Non sono affari tuoi, Mario> ribattei secca. <Sì che lo sono, sono il tuo tutore legale. Dimmi chi te le ha vendute> continua, mentre mi infila la maglietta. <I vostri amici> rispondo, con la testa immersa nel cuscino. <Quali? Quelli dai quali prendiamo il resto?> chiede, coricandosi accanto a me e facendomi rotolare in modo da avere il viso rivolto verso di lui. Annuisco, accarezzandogli i capelli. <Okay. Domani pensiamo ad una soluzione. Nel frattempo dimmi che cosa ti fa soffrire così tanto> chiede, accarezzandomi la schiena da sopra la maglietta. Mi giro dandogli le spalle e sollevandola, scoprendo la schiena. <Rori copriti> chiede, con voce profonda. Faccio come mi dico, rigirandomi dall'altra parte. <Mi sento sola, abbandonata, in balia degli eventi, nessuno mi hai mai voluta bene davvero, son sempre stata lasciata da qualche parte, dimenticata e quando mi drogo sto bene> dissi, scoppiando a piangere. Mario mi abbracciò forte, mi accarezzò i capelli, il viso. Mi addormentai serena ascoltando il battito del suo cuore, sognando il nostro amore senza lieto fine.