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16/03/2006
È il mio primo giorno di scuola media. Ho paura. Anche quest'anno, Mario sarà un anno più avanti di me. Non sarò sola però, mi dice. Mi presenterà ai suoi amici, al suo fratello adottivo.
Mario è stato preso in affidamento, io non ancora, e credo che non lo sarò mai. Sospiro, mentre il ragazzo mi tiene per mano. Stiamo sull'autobus pieno di gente. Poggio la testa sulla sua spalla. Mi lascia un bacio in fronte. Il pullman si ferma e scendiamo: alla fermata, due ragazzi ci aspettano. Si chiamano Matteo e Diego, mi stringono la mano, mi accompagnano fino alla palestra dove stanno accogliendo i nuovi studenti. Ci sono tanti genitori, sono l'unica da sola. Mi siedo accanto ad una ragazzina. Mi guarda stranita. Ascolto il discorso del preside, gli applausi, poi chiamano il mio nome accompagnato da quello di altri ragazzi. Seguo silenziosamente la professoressa vecchia. Non sembra male.
Mi siedo all'ultimo banco. Ci fanno fare un tema: "il giorno più bello della tua vita". Fisso il foglio vuoto, così come la mia mente: blackout totale. Sospiro forte, prendo la penna e la mia mano va da sola. Rileggo un paio di volte, poi consegno, prima di tutti. La vecchia donna mi guarda perplessa ma sorridente. Il titolo in nero, in bella grafia, la incuriosisce: "quando ho incontrato Mario".

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