𝖮𝖭𝖤 𝖣𝖠𝖸 || Uɴᴀ Nᴜᴏᴠᴀ Lᴜᴄᴇ

6. Tears and spaghetti

[~LACRIME E SPAGHETTI~]
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La vita è un sogno
dal quale ci si sveglia morendo.
-Virginia Woolf

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California, San Francisco Streets,
12:39 p.m.

"L'uomo è una creazione del desiderio, non una creazione del bisogno" disse Gaston Bachelard, filoso della scienza e della poesia francese. Da quello che era accaduto le parole furono poche ma i dubbi si erano moltiplicati per tre. Bryan era dello stesso pensiero di Bacherald, le sue note erano ricorrenti nelle vecchie giornate che passava con il suo ragazzo, che non smetteva di ripetergli che l'uomo esiste per essere desiderato e di regalare piacere, e non essere usato come un foglio bianco scarabocchiato e gettato via senza più utilità.
Ma non dava molta importanza a quei discorsi filosofici di Caleb... Da quanto tempo non pronunciava il suo nome, sembrava una bestemmia rivolta al supremo. Aveva paura di essere castigato se si fosse concesso il privilegio di scandire quel nome lettera per lettera.
E poi dall'altra c'era James, non smetteva di pensare a quello che avevano fatto. Sapeva che avvicinarsi a lui con l'intento di soddisfare i propri bisogni non lo avrebbe portato solo a farci del buon sesso, aveva solo questa brutta abitudine di affezionarsi a chi toccava il suo cuore con le parole e rischiare di innamorarsi al primo colpo di fulmine; James fu l'apice delle sue scintille e in quel momento si rese conto di non poter fare a meno di lui, che lasciarlo andare non se ne parlava nemmeno, quel ragazzino gli faceva brillare gli occhi di gioia e al contempo fu l'immagine del suo passato. Se credeva che non fosse una buona idea fare entrate James nella sua vita, nella sua quotidianità, nel suo mondo, ora era diversamente convinto che tenersi quel ragazzino fosse una convenienza unica.

Un'ondata di calore lo avvolse quando si focalizzò nel nero dei suoi occhi, si avvicinò placido e incorniciò il viso di James nelle sue grandi mani che l'altro strinse a sua volta per accoccolarsi. Schiuse le labbra e le avvicinò a quelle del piccolo, posandogli un bacio non troppo soffocante ma leggero come una piuma. Voleva premiarlo per il suo lavoro, ma senza ricadere nella brama.

-Perdonami James, non è da me essere così bruto- si sforzò a dire con sincerità, lasciandogli questa volta un bacio sulla fronte e abbandonarlo li, sul pavimento gelido dove era appena terminata la lotta tra il piacere e la conoscenza. Si passò nervoso una mano fra i capelli e si dedicò al cibo che era disposo in disordine sul marmo del bancone, afferrò i pacchi di pasta e li appoggiò di fianco ai fornelli, dove c'era ancora l'acqua in pentola a bollire. Si prese un attimo per riflettere mentre si manteneva impegnato con il cibo, con la coda dell'occhio vide il piccolo distendersi sul pavimento e rilassare le spalle appoggiandole al frigo. I suoi occhi furono calamitati da quelli di Bryan, che lo stava già puntando.

-Ti è passata la fame?- chiese con una nota di malizia mentre si aggiustava il pacco nei calzoncini. Sorrise appena quando vide fare lo stesso a James.

-Non ho cambiato idea solo perché ti ho fatto un pompino- furono queste parole a scatenare in Bryan altri dubbi. Lui era di un parere completamente opposto.

-Io voglio davvero sapere di te, Bryan, perché ho la netta sensazione che la scorsa sera non fosse la prima volta ad esserci incontrati.-

"Allora non sono il solo a pensarlo" disse a se stesso calando gli occhi sui piedi per riflettere.
Avevano la stessa impressione e pure non riuscirono a ricordare quale attimo fu già vissuto dai due. Era un déjà vu continuo ma senza un filo logico a portarli ad una spiegazione, eppure... in fondo a tanta inconsapevolezza c'era una conoscenza. Quale? Dove? E perché?
Cosa avrebbero avuto in comuni due sconosciuti come loro?
E fu questa la domanda che divorava entrambi.
Non fu facile capire all'istante come potessero già essersi visti, ma se avessero pronunciato qualche parola di troppo forse sarebbero arrivati a un minimo di traguardo.
Ma, era ancora troppo presto, o ne fu solo per poco.