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15 settembre.
Piove.
Una volta odiavo la pioggia, ora la amo, mi ricorda di lei.
Lei, si, proprio lei. Jade Miller.
Amava la pioggia, era il suo modo di far capire agli altri di non avere paura di mostrare le loro emozioni, perché tutti abbiamo bisogno di piangere ogni tanto, anche il cielo.

É Noah che parla.
Quel Noah, Noah Schnapp.
Sono passati tanti mesi dalla morte della mia principessa...
In tanti mesi, tante cose sono cambiate.
Sono tornato a Toronto, in Canada. Non potevo rimanere a New York. Ecco, tante cose sono cambiate, ma forse io non sono ancora cambiato, le mie paranoie, la rabbia, la voglia di uccidere...
Forse non sono ancora svanite del tutto queste cose. Ma sento che posso riuscire a controllarmi sta volta.

Jade.
Sappiamo bene cosa le é successo, io meglio di tutti quanti... É colpa mia, non avrei mai dovuto farmi prendere un'arma così pericolosa, anzi: non avrei mai dovuto lasciare che la rabbia vincesse sui miei sentimenti e su me stesso.
Ogni giorno rimpiango sempre di più il fatto di essere ancora al mondo, un mostro come me, qui, che potrebbe ancora godersi il piacere della vita, mentre una ragazza, una dolce ragazza dagli occhi verde smeraldo e dai capelli castani, morta.
Lei sì che meritava di vivere, lo meritava più di chiunque altro.

Ogni fottuto giorno dalla morte di Jade é sempre peggio. Ho passato l'estate da solo. Non riesco a vedere più nessuno, anche se in realtà, non avrei comunque nessuno da vedere, nessuno mi vuole qua in Canada.
Gli unici che si fidavano di me li ho uccisi.

Vivo da solo.
Mio padre é scomparso... Forse é ancora a New York. Se n'è andato da quando mi ha quasi spaccato la testa contro la finestra.

Però mi sono iscritto di nuovo alla mia vecchia scuola, domani é il primo giorno dal rientro dalle vacanze.
Andrà una merda di sicuro.
Mi sederò da solo alla mensa come sempre, d'altronde ci sono abituato a stare da solo.
Sicuramente nessuno vorrà sedersi vicino a me al banco, ma anche questo non importa.
Vorrei solo tornare al primo giorno in cui ho visto Jade e ricominciare tutto da capo.

Mi siedo sul letto a gambe incrociate e inizio a suonare qualche nota sulla mia chitarra, una chitarra elettrica, mentre le mie unghie dipinte di smalto nero scivolano sulle corde.
Il ciuffo di capelli mossi mi va davanti agli occhi, ma non mi importa.
Fuori continua a piovere, la pioggia si fa sempre più forte, fino ad arrivare al livello di quella pioggia torrenziale di quello stupido pomeriggio di merda.
"No! No, No, No!"
Ancora sento le mie urla di dolore al vedere Jade distesa a terra, una scena straziante.

La casa dove vivo è la stessa che avevo prima di trasferirmi a New York, anche se l'ho ristrutturata un po', mettendo delle cose che io e mio padre avevamo portato al numero 43 di Mable Street.
Alcune invece le avevo lasciate alla famiglia di Jade. Ricordo che quando portai lo scatolone, Grace aveva gli occhi gonfi e la madre il mascara colato, nonostante la morte di Jade fosse stata annunciata da tre giorni.
Mi sentivo uno schifo per loro.
È tutta colpa mia.
Non riuscivo a vedere il dolore che avevo creato, così lasciai lo scatolone e senza aspettare di ricevere troppi ringraziamenti mi voltai e me ne andai, potendo finalmente far scorrere le lacrime sul mio viso.

Sono quasi le 22.
Meglio che vada a dormire.
Mi addormento con le cuffie nelle orecchie, ascoltando musica rock.
Il rock mi calma, riesco a dormire con i Nirvana di sottofondo.

Domani sarà già una giornata di merda, non voglio avere anche delle enormi occhiaie sotto agli occhi, perciò buonanotte.

Continua...

𝐩𝐬𝐲𝐜𝐡𝐨𝐩𝐚𝐭𝐡 𝟐 [𝐧𝐨𝐚𝐡 𝐬𝐜𝐡𝐧𝐚𝐩𝐩] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora