𝖘𝖊𝖙𝖙𝖊: 𝖈𝖆𝖘𝖘𝖔

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casso: scossa, scuotere, terremoto.

Draco non sentì nemmeno il sangue fino al dodicesimo pugno.

Non gli interessava nemmeno che stava rovinando un muro perfetto nella stanza—non gli importava che sua madre e Astoria probabilmente sentivano che stava tirando dei pugni contro il muro.

L'unica cosa che la sua mente indiavolata stava pensando era la sensazione della sua pelle sotto il suo palmo. Il modo in cui si era sentito, la sua pelle liscia e morbida, le piccole lentiggini sul suo naso mentre chiudeva gli occhi e si appoggiava alla sua mano—come se sapesse quante volte l'aveva toccata così prima.

Il modo in cui ansimò e le sue sopracciglia si aggrottavano come si stesse sforzando di ricordare, le sue stesse dita tremanti che mantenevano la sua mano al suo viso.

E come lui quasi—quasi—rilassò la sua mano facendola scivolare nei suoi capelli. Quasi stretta in quei ricci neri. Quasi spingendola più vicina. Quasi la baciò.

Quasi.

Draco gemette e fece cadere la mano, i suoi palmi contro il muro, il sangue gli scendeva dalle nocche e cadeva direttamente sul parquet.

Quasi era buono—quasi stava bene. Poteva conviverci, quasi- significava che in realtà non si era arreso.

Non importava quanto voleva, non si era arreso. Non si sarebbe mai arreso.

Lei, sarebbe stata sempre un quasi.

Aveva avuto il suo tempo per essere egoista. Per un breve tempo, lui l'aveva avuta, avvolto con lei nelle lenzuola, i suoi soffici gemiti mentre la baciava ansimando nelle sue orecchie. Aveva spinto via i pensieri sui suoi genitori, il suo compito e Voldemort e si era lasciato andare a lei.

Ma questa volta, non aveva questo privilegio. L'aveva quasi fatta uccidere, l'aveva praticamente costretta a due anni di torture in una cella per lui, e a malapena era riuscito a trovarla dopo due anni che la cercava. L'aveva tirata fuori e l'aveva messa nella posizione più sicuro possibile, mettendo poi la Granger come sorvegliante.

Se si fosse arreso solo perché lei l'aveva fottutamente toccato, l'avrebbe messa di nuovo in pericolo. Lui l'avrebbe gettata nel fuoco e lei non se ne sarebbe nemmeno resa conto.

Draco non avrebbe permesso a niente di ferirla di nuovo- non importava quanto doveva sacrificare.

Anche se era se stesso.

"Draco."

Non alzò la testa. Il suo intero corpo rigido, i capelli gli cadevano diritti sugli occhi. "Sto bene."
"Hai scheggiato il legno" Narcissa non sembrava divertita mentre entrava nella stanza- quella che non condivideva con Astoria- e si approcciò a lui, lentamente. "Penso sia giusto dire che non stai bene."
Alzò le spalle, finalmente raddirizzandosi e alzando la testa dal muro, guardando il sangue che aveva lasciato. "Lo riparerò."

"Non te lo sto chiedendo" Sua madre roteò la bacchetta e il muro iniziò a ricomporsi, tutti i pezzi rotti tornarono insieme. Anche il sangue scomparì. "Ti sto solo chiedendo di dirmi cosa c'è che non va."
Draco rise ma era una risata cupa, senza umorismo, e si passò una mano per i capelli, tirandoli verso la fine. "Cosa c'è che non va?" La guardò, incredulo, e si girò per collassare alla fine del letto, appoggiando i gomiti alle ginocchia. "Dimmi, Madre: cosa c'è che va?"

Sua madre sospirò, piegando le sue mani contro il suo petto. "Draco—"

"Ci stiamo nascondendo." Sputò, furioso. "Saremo mai in grado di vivere una fottuta vita normale?" fletté le nocche spaccate. "Saremo mai-"

ᴛʜᴇ ɢɪʀʟ ᴡʜᴏ ʟᴏꜱᴛ ɪᴛ ᴀʟʟ/ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora