𝖈𝖎𝖓𝖖𝖚𝖊: 𝖙𝖆𝖈𝖙𝖚𝖘

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tactus: toccare, sentire.

DRACO sibilò mentre la ferita sul suo braccio si chiudeva da sola, il sangue smise di scendere.

Prese la fiala di Dittamo, lasciò cadere un paio di gocce sul taglio sulla clavicola e buttò la testa all'indietro, respirando a denti stretti, mentre bruciava.

L'aria nel bagno era fredda contro la sua pelle nuda e cercò di regolarizzare il respiro, sussultando vedendo spirali di Magia Oscura lampeggiare sotto la sua pelle per un secondo- resti delle torture del Signore Oscuro, che gli aveva inflitto per aver fallito nel suo compito di catturare i membri dell'Ordine in Albania qualche settimana prima.

Come uno dei più potenti e fidati Mangiamorte del Signore Oscuro, il fallimento non era un'opzione per Draco. Avrebbe potuto catturare facilmente Shacklebolt e la ragazza Weasley quando aveva trovato la loro casa sicura nelle praterie- ma lì lasciò andare sapendo che la ragazza Weasley era troppo importante. Se fosse stata catturata o uccisa, Potter sarebbe caduto e la guerra sarebbe andata pericolosamente a favore del Signore Oscuro.

E Draco non era un santo- Merlino non voglia- ma Voldemort era il motivo di quello che era successo ad Elara in quella cella. Draco voleva vendetta- vendetta per gli scorci di tortura che aveva visto nella sua mente il giorno che l'aveva liberata, vendetta per come l'avevano ridotta, ferita e morente, le ossa le uscivano quasi fuori dalla pelle pallida, macchiata di sangue e sporcizia. Con delle iniziali marchiate nella pelle.

Come se fosse una proprietà.

La sua mente passò al ricordo più recente che aveva di lei, alla sua mano intorno al suo collo. Era avvolta perfettamente intorno a lei- proprio come negli anni prima. Non intendeva toccarla ma lei stava combattendo già per girarsi e colpirlo, e la sua mano si mosse di sua spontanea volontà per fermarla.

E lei lo guardava in su con quegli occhi marroni spalancati e lui poteva sentire il battito accelerarle contro le sue dita sulla gola, aveva visto qualcosa scattare nei suoi occhi prima che svanisse. Si domandò se si ricordava di tutte le volte che la sua mano era scivolata sulla sua gola proprio così- come le piaceva a lei.

Era sua e di nessun'altro.

Draco strinse i denti e alzò di nuovo i suoi muri magici di Occlumenzia, prendendo la sua bacchetta e mormorando un incantesimo di guarigione sulla ferita alla clavicola, non sussultando nemmeno questa volta al tessuto che si univa, lasciando una cicatrice.

Aveva lanciato il Patronus della Granger- qualcosa che era possibile solo se la Magia Oscura che aveva assorbito quella fatidica sera era ancora in circolo.

Non sapeva di cos'altro fosse capace- e se la magia era come quella che pulsava sotto la sua pelle ora, dopo le sue sessioni di tortura personale, non sapeva se fosse una cosa positiva che vivesse dentro di lei.

Si riscosse dai suoi pensieri, abbassando la testa per poggiarla sulle sue ginocchia nude, le sue braccia intorno a esse, la bacchetta penzolante in mano.

Questa era una guerra. Le persone morivano a destra e sinistra tutti i giorni- ma in qualche modo, niente importava se non lei.

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"Quella è nuova"

Draco alzò lo sguardo da dov'era in piedi, scrutando la mappa sul tavolo nel soggiorno del Malfoy Manor, le mani appoggiate ad entrambi i lati del tavolo per reggersi.

Celeste Zabini entrò nella stanza, seguita da Pansy Parkinson, la prima ragazza sorrise e annuì alla cicatrice che usciva dal colletto della camicia di Draco.

ᴛʜᴇ ɢɪʀʟ ᴡʜᴏ ʟᴏꜱᴛ ɪᴛ ᴀʟʟ/ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora