𝖙𝖗𝖊𝖓𝖙𝖆: 𝖘𝖔𝖑

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sol: luce del sole.

ELARA era quasi convinta che era tutto un sogno.

Erano passati due anni in cui era stata tenuta lontana nel rifugio senza nient'altro da fare che raccogliere erbe, guardare gli altri allenarsi e disegnare nella sua stanza. Due anni a guardare dal tetto mentre i suoi amici partivano per un'altra pericolosa missione, chiedendosi se sarebbero tornati sani e salvi. Due anni trascorsi a lavare i piatti per calmarsi, sollecitando i suoi amici a trovare risposte che non potevano dare e chiedendosi quando la sua vita sarebbe cambiata.

Ma poi Draco Malfoy era rientrato nella sua vita cinque mesi prima e all'improvviso, tutto era stato capovolto.

Aveva imparato di più sul suo passato come non mai, aveva combattuto un Mangiamorte e vinto anche senza bacchetta magica, aveva guarito la ferita del lupo mannaro di Draco ed era stata portata nel cuore di una città piena di Mangiamorte per lavorare su come togliergli un Horcrux.

E ora le stava chiedendo di venire con loro mentre tiravano fuori Ginny Weasley da una prigione.

Tutti gli altri nella stanza sembravano scioccati quanto lei perché nessuno emetteva suono. Draco non sembrava turbato; si limitò a spingersi giù dal tavolo e incrociare le braccia sul petto, gli occhi su Elara.

"Cosa?" chiese alla fine Elara, il suo sussurro ruppe il silenzio.

"Lei non viene." Era Hermione. "Non sa nemmeno usare una bacchetta magica e la sua magia è inaffidabile nella migliore delle ipotesi."

Draco non si mosse. "Lei viene."

"Stai cercando di farla uccidere?" Sibilò Ron, facendosi avanti. Di nuovo, George lo prese per il braccio, fermandolo. "Che cazzo hai che non va?"

"Elara." Mariko la guardò, facendole un sorriso comprensivo. "Sei in grado di usare la tua magia a piacimento?"

Elara deglutì e aprì la bocca per rispondere, ma Hermione la picchiò. "No, non lo fa. Si presenta solo quando è sopraffatta o spaventata." Sembrando rendersi conto che Elara era ancora nella stanza, lanciò un'occhiata. "Giusto?"

Con riluttanza, Elara annuì. Non era mai stata in grado di evocare nulla a meno che non fosse sotto uno sciame di emozioni. Quando aveva prodotto il Patronus di Hermione, era stata disperazione. Quando Draco ed Hermione l'avevano affrontata in soggiorno e la sua magia li aveva allontanati da lei, era stata rabbia. La volta che Draco l'aveva afferrata mentre era seduta sulla neve, era stata pura paura come la volta in cui il Mangiamorte l'aveva presa. E quando aveva guarito Draco, era stata riempita con un arsenale di emozioni che non poteva nemmeno decifrare.

Lei stessa non pensava di potersi fidare di lei in una battaglia.

"Non farà altro che mettersi in pericolo e rallentarci," disse Harry, duramente, e poi lanciò uno sguardo di scusa a Elara. "Lei è uno svantaggio."

Non si offese, ma Draco sembrò farlo perché fece un passo avanti finché non fu torreggiante su Harry, gli occhi d'argento quasi assassini anche se lo sguardo sul suo viso era una perfetta maschera di ghiaccio.

"Dillo di nuovo," ringhiò Draco, così minacciosa che persino Elara rabbrividì. "Ti sfido."

Harry gli lanciò un'occhiataccia. "Anche lei sa che ho ragione, Malfoy. Sarà una responsabilità e non ha bisogno di essere neanche lontanamente vicina a una prigione. Ne ha passate abbastanza."

Elara trasalì quando Draco fece le fusa, il puro sarcasmo gli colava dalla lingua, "Oh, vero? Non l'avevo notato." La schernì, gli occhi che si posarono sui suoi prima di tornare a quelli di Harry. "Forse se molti smettessero di coccolarla come una bambina, sarebbe in grado di dirmi che cosa lei pensa sia meglio."

ᴛʜᴇ ɢɪʀʟ ᴡʜᴏ ʟᴏꜱᴛ ɪᴛ ᴀʟʟ/ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora