𝒐𝒏𝒆

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Chapter 1: "I won't never let you in"

Nell'ospedale regnava il silenzio.

Gli unici suoni audibili erano il lieve strusciare di alcuni manifesti e documenti sparsi per terra spostati dal vento e il cinguettio degli uccelli nel cortile dell'edificio.

Il giardino era ormai abitato da diversi animali, anche selvatici, che rincorrendosi tra i cieliegi in fiore, scuotevano i fusti.

Uno dei petali rosa, staccatosi dal proprio ramo fu trasportato dal vento fino allo spiffero di una stanza dell' ospedale.

Una chioma bionda cenere con una lunga ricrescita corvina alle radici, spiccava tra le lenzuola, i mobili e le pareti bianche del' edificio.

Il viso del ragazzo era infossato e secco, le labbra erano violastre e screpolate, ma dormiva profondamente indisturbato.

Il petalo continuò a precipitare con grazia, poggiandosi infine sulla punta del naso dell' adolescente, che al lieve contatto contorse il viso in una smorfia, svegliandosi dal suo lungo sonno.

Aprì un occhio per volta e si sedette con calma, guardandosi intorno confuso.

Sbadigliò stiracchiandosi.

Si sarebbe rimesso a dormire, se non fosse che si era appena risvegliato da un coma.

Rimase sorpreso dal non trovare nessuno nella sua stanza.

Il silenzio tombale non prometteva nulla di buono ma cercò di non soffermarsi troppo su quel pensiero.

Si tolse i vari tubicini che lo avevano nutrito e idratato fino a quel momento, trovado i contenitori di essi senza alcun liquido al loro interno.

Diede un ultimo sguardo alla stanza, notando come avesse una sola finestrella posta piuttosto in alto, quello che lo sorprese fu il mobiletto fuori posto, probabilmente caduto orizzontalmente, che bloccava la porta.

Nonostante fosse senza forze, riuscì a togliere il mobile di mezzo, procedendo poi con l'aprire la porta.

La prima cosa che i suoi occhi incontrarono gli fece perdere un battito.

Il suo stomaco si strinse.

Degluitì, fissando la macchia di sangue sulla parete davanti a se, incapace di muoversi.

Cazzo.

La prima parola che si disse tra se e se fu quella: inizio promettente.

Mentre le sue iridi viaggiavano da un angolo all' altro, squadrando i suoi dintorni, il suo battito cardiaco accellerava maggiormente.

I corridoi erano deserti, nessun medico o infermiera era presente, ma solo cartacce inutili e mobili ribaltati sul pavimento.

Sbattè le palpebre un paio di volte, per poi tenerle chiuse poco più a lungo  cercando di ricomporsi.

Cercando con tutto se stesso di pensare in positivo, continuò a camminare, scacciando via qualsiasi pensiero che riguardasse le finestre rotte, le macchie di sangue sparse perlopiù ovunque, i mobili, i lettini e i documenfi fuori posto.

Uno dei tanti giornali sparsi sul pavimento attirò la sua attenzione, si accucció e lo prese in mano con fare nervoso.

Non ci fu bisogno di leggere neanche tutto l'articolo, bastò soltanto il titolo: "Morti che camminano a Seul. I film prendono realtà."

Mentre sfogliava le pagine, le mani del biondo iniziarono a tremare e il suo cuore a battere all'impazzata.

Sarebbe potuto svenire da un momento all'altro.

~𝑺𝒘𝒆𝒆𝒕 𝑬𝒚𝒆𝒔~𝐌𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora