Capitolo 117

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Dopo un'altra decina di minuti, Kageyama, a malincuore, dovette uscire dalla stanza, ma non prima di stampare un delicato ed amorevole bacio sulla fronte di Hinata, coperta in parte dalla fasciatura.



"Ci vediamo, cerca di farti trovare sveglio domani, va bene?" sussurrò, a qualche centimetro dal suo volto, per poi allontanarsi di malavoglia e raggiungere lentamente la porta.



Prima di abbassare la maniglia, si guardò intorno: quella stanza era completamente grigia, illuminata solamente dalla flebile luce di raggi solare che, filtrando a contrasto con quelle pareti dai colori smorti, non pareva nemmeno così luminosa, incupendo di conseguenza anche quell'unica fonte di luce.



L'unica cosa che sembrava dar colore a quella camera, era lo stesso Shoyo, con le sue ciocche rossicce, la sua carnagione appena abbronzata, le sue labbra pescate e le gote costantemente imporporate, nonostante in quel momento avesse perso un po' delle sue tonalità calde a causa dell'incidente e delle sue conseguenze; dopotutto bisognava anche considerare il fatto che, stando in coma, non toccava cibo e acqua da ormai due giorni, andando avanti tramite delle sacche alimentari.



Quell'ambiente proprio non caratterizzava Shoyo, anzi, era quasi un'offesa verso quello spirito ribelle e raggiante che risiedeva nell'adolescente.



Aveva letto, non ricordava da dove, probabilmente in qualche video suggerito dalla riproduzione casuale della sua playlist, che una persona che ha una minima coscienza ed è quindi parzialmente in coma per svegliarsi dev'essere anche stimolata dall'ambiente che lo circonda e, di certo, in una stanza così vuota e grigia, Shoyo non sarebbe mai stato stimolato.



Certo, Shoyo pareva non avere nemmeno nemmeno una minima coscienza, e non poteva in alcun modo interagire con l'ambiente intorno a sé, ma sperava che la sua coscienza addormentata e più remota potesse in quale modo rendersi consapevole di ciò che la circondava, tanto, si diceva, prima o poi quella coscienza sarebbe dovuta venire a galla e risvegliarsi da sé.



Per di più Tobio percepiva un fastidio assurdo agli occhi nell'osservare un secondo i più quella camera che non si addiceva assolutamente a Shoyo.



Si poteva dire che, anche in una stanza d'ospedale, rimaneva pur sempre lui il raggio di sole che dava vitalità e luce ad essa.



Un'idea gli balenò per la mente nel momento in cui si accorse che nessuno dei beni di Hinata era stato trasportato nella stanza d'ospedale.



Lanciò un ultimo sguardo al centrale, sorridendo appena con una punta malinconica, per poi abbassare la maniglia ed uscire dalla stanza.



Nel momento in cui si ritrovò nel corridoio, vide i volti cupi e provati dei signori Hinata, entrambi seduti l'uno accanto all'altro, tenendosi per mano, mentre forzavano un sorriso debole davanti la figlioletta in piedi di fronte a loro.



Quella scena frantumò il cuore di Tobio, non solo distrutto da quel che era accaduto al piccoletto, ma anche dal dolore che tale incidente aveva causato nella famiglia Hinata.



La sofferenza sui volti visibilmente turbati e affranti dei due adulti, enormemente preoccupati per la sorte del figlio, e la piccola bambina che, nonostante provasse a mostrarsi costantemente allegra, aveva ormai già da un po' compreso perfettamente la situazione, essendo ella molto sveglia per la sua età.



La famiglia Hinata era sempre stata composta da persone dolci e amorevoli, che avevano sin da subito accolto Tobio come un terzo figlio e gli avevano donato e dato tutto quel che poterono, pur di farlo sentire parte della loro famiglia.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora