Capitolo 86

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Tobio sbuffò sonoramente, con la guancia poggiata sul suo pugno chiuso e la pianta del piede che batteva freneticamente sulle mattonelle lucide del pavimento, segno che stesse per avere una crisi di nervi.



"Ma è possibile che sono passate 2 ore e non abbiamo ancora avuto una misera notizia?!" sbottò, il corvino, allontanando la schiena dallo schienale di plastica della sedia, sporgendosi in avanti e posano entrambi i palmi sui braccioli neri.




"Concordo. Sto morendo dall'ansia" sospirò, Miwa, con il retro del capo poggiato contro la parete, osservando un punto indefinito in alto.



"Dovrebbe essere una cosa positiva, no? Significa che non ci sono cattive notizie" provò a rassicurare i fratelli Kageyama, Hinata, voltandosi verso i due e cercando il loro sguardo, sforzando un piccolo sorriso, in cui era però visibile dell'incertezza.



"Significa anche che non ci sono belle notizie" gli rammentò con tono rassegnato, Eriko, incrociando le braccia e lanciando un piccolo sorriso alla figlia, la quale aveva posato il capo sulla sua spalla.



Shoyo chinò lo sguardo, accasciandosi nuovamente contro lo schienale, ed osservando di sottecchi il suo ragazzo, percependo nuovamente gli occhi diventare lucidi quando vide la notevole preoccupazione presente sul volto dell'alzatore e che lo stava logorando dentro.



Come se le preghiere di Tobio fossero state ascoltate, un'infermiera uscì dalla camera 87, con lo sguardo rivolto su una cartella clinica, probabilmente appartenente all'uomo che era costretto nel letto di quella stanza.



"Come sta? Qualche novità?" si parò davanti la dottoressa, Tobio, facendo alzare di scatto lo sguardo della donna, la quale, più bassa del corvino di probabilmente 10 centimetri o di più, dai capelli biondi legati in uno chignon basso e disordinato, sgranò gli occhi per la paura.



"Mi dispiace signorino, ma per ora non abbiamo nulla nessuna notizia" annunciò con tono freddo, la bionda, tossendo per ritrovare compostezza dopo lo spavento causatogli dal corvino, per poi ripuntare le iridi verdi sui fogli della cartella, mentre dalla stanza di Kazuyo usciva un ulteriore dottore.



"Ma sono passate più di due ore, com'è possibile che non ci siano miglioramenti o peggioramenti? Dobbiamo preoccuparci?" domandò, la madre, corrucciando le sopracciglia in un'espressione allarmata, alzandosi dalla sedia ed affiancando il figlio, seguita poi dal marito.



"Signora, al momento dovete solamente mantenere la calma, noi stiamo facendo il possibile per controllare la polmonite" aggiunse l'uomo dalla chioma grigia appena uscito dalla camera di Kazuyo, fiancheggiando la dottoressa e sorridendo alla famiglia Kageyama.



"È la terza volta che ce lo dite. Se non ha miglioramenti, ma nemmeno peggioramenti, possiamo entrare per vederlo?" domandò a braccia conserte, Konoye, alzando un sopracciglio infastidito.



"Signore, in questo momento il signor Kageyama non può ricevere visite perché è in una condizione troppo delicata e non può muoversi. Stiamo infatti cercando di non far sviluppare la polmonite, o comunque di rallentare il più possibile lo sviluppo, prima che arrivi alla parte più profonda dei polmoni, ed in quel caso sarebbe un punto di non ritorno" spiegò, il dottore, cercando di fornire più dettagli possibili alla famiglia, senza recare loro ulteriore ansia.



Eppure, quelle parole non fecero altro che aumentare la rabbia che Tobio aveva provato a sotterrare dentro di sé, ma che, in quell'istante, dove era in balia alla disperazione, ebbe la meglio su di lui.



"Ci avete detto le stesse stronzate un'ora e mezza fa, poi poco più di quarantacinque minuti fa..." iniziò, in un ringhio sussurrato, il palleggiatore, con il capo chino e la frangia corvina a coprirgli quelle pozze blu, scure e profonde, stringendo i pugni con forza, facendo sbiancare le nocche.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora