❄︎ 15• Dodici maggio ❄︎

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Non avevo mai notato quanto anche le piccole cose potessero essere belle.

Non riuscivo a pensare ad altro mentre guardavo l’alba tramite la finestra della mia stanza nel dormitorio della Yuuei.
Vivevamo lì come garanzia per la nostra sicurezza da forse metà del primo anno. Beh, sicuramente ci avevano fatto trasferire in quella struttura dopo l’ennesimo attacco che la nostra scuola aveva subito e che aveva avuto come risultati degli alunni feriti e il rapimento di altri due.
Notai che ero stata troppo attaccata alla finestra a ponderare mentre guardavo il sole salire nel cielo e mi alzai dal davanzale per cominciare a cambiarmi e mettere la divisa. Non appena ebbi finito di sistemarla lanciai uno sguardo alla scrivania per cercare il telefono che avevo appoggiato a caricare la sera precedente e lo trovai sotto il mio diario che tenevo da anni. Ci scrivevo tutto ciò che succedeva, ma avevo smesso ormai due anni prima. Le ultime pagine si limitavano a raccontare fino al rapimento di Kathara e Katsuki, il resto era solo un insieme di pagine bianche e vuote che attendevano pazientemente di essere riempite con parole scritte rigorosamente in penna nera. 

Uscii dalla camera e mi avviai nella sorta di sala comune dove ci ritiravamo per mangiare e cercai qualcosa con cui fare colazione, scegliendo una semplice mela. 
Mano a mano cominciavano ad essere tutti pronti e a sedersi ai tavoli per far colazione. Mi avvicinai ai miei amici e mi sedetti al loro stesso tavolo, salutandoli tutti.
Davanti a me c’era Hikari, alla sua destra era tranquillamente -si fa per dire, ovvio- seduto Katsuki e alla sua sinistra Atsuko, una ragazza che si era fatta trasferire dalla sezione B in seconda perché non si trovava bene. Come due capotavola c’erano Eijirou e Denki, alla mia destra Tsuki e alla mia sinistra Sero. Mina era in ritardo, perciò avrebbe fatto come al solito e si sarebbe seduta accanto a Tsuki rubando una sedia a un altro tavolo.
La colazione era un momento particolarmente tranquillo: non c’erano urla né un vociferare dal volume molto alto, dato che la maggior parte di noi ancora stava praticamente dormendo.

“Hai passato ancora la notte in piedi?” mi chiese Hikari con tono di rimprovero. 
“Sì, perché?” risposi finendo l’ultimo spicchio della mia mela.
“Ti avevo detto che continuando così una sera sì e l’altra pure ti saresti rimbecillita. Oggi è sabato, non abbiamo lezione” sospirò. “Dopo vatti a cambiare, abbiamo ottenuto un permesso per uscire” finì il suo discorso.
Effettivamente aveva ragione: nessun altro aveva la divisa scolastica, compreso Iida, che solitamente era il primo ad essere pronto e spronare gli altri ad evitare il ritardo.
“Eddai, non riprenderla così, capita a tutti di confondersi” mi difese Sero.
“Dovrebbe riposarsi di più, non è la prima volta che confonde i giorni della settimana” affermò Atsuko con tono preoccupato.
“Eddai, è palloso dormire, siete tutti voi che non vi sapete godere le nottate! È rilassante guardare l’alba” dissi.

Non lo facevo effettivamente apposta a non dormire, né ne ero così felice: avevo semplicemente i nervi troppo tesi per farlo. Un paio di mesi prima di smettere di dormire continuavo ad avere degli strani sogni che si concludevano sempre con una voce che diceva: “Preparati, maggio sarà critico”, perciò da metà aprile non riuscivo più a chiudere occhio. Non avevo prove che tutto ciò fosse vero: insomma, era solo un sogno. Infatti, all’inizio lo ignorai bellamente. Il problema si ripresentò la sera dopo, quella dopo ancora e… così per due mesi interi. Ed ecco a voi la storia su come smisi di dormire e come acquisii due fantastiche occhiaie. 

Gli altri non commentarono la mia affermazione e cadde un silenzio per me abbastanza imbarazzante. Atsuko si alzò e con lei Hikari e Tsuki.
“Su, vieni con noi che ti devi preparare per l’uscita” disse la prima prendendomi per il polso e trascinandomi verso la mia stanza assieme alle altre, mentre i ragazzi ridacchiavano a causa dei miei commenti svogliati. Per strada trovammo anche una Mina mezza assonnata che le ragazze presero e portarono di peso con noi, lasciandola confusa.

𝐓𝐡𝐞 𝐃𝐚𝐲 | Mʏ Hᴇʀᴏ AᴄᴀᴅᴇᴍɪᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora