❄︎ 13• Non farti male, scema ❄︎

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Finalmente dopo circa una settimana mi avevano dimessa dall'ospedale. 
Prima di andarmene decisi di passare nella camera di mia madre per scambiare qualche chiacchiera, fino a che Fuyumi non mi scrisse chiedendomi se mi andasse di passare da lei.
"Mamma... cosa posso fare?" chiesi guardandola.
"Vai, no? Tranquilla, non soffrirò la solitudine" ridacchiò scompigliandomi i capelli.
"Non è quello... solo, non voglio vedere Tsuki se significa litigare ancora, né tantomeno voglio vederlo. Mi è bastato l'altro giorno" confessai riattaccando gli occhi al telefono, dove mi aspettava una nuova risposta.

《Saremo solo io e te, Natsuo al massimo. Stai tranquilla》

"Vedi? Si sono già risolti tutti i tuoi problemi. Ti ho sempre detto che è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela, Miya" mi riprese bonariamente per poi far cenno alla porta.
"Va a sistemare le tue cose a casa e poi va da lei, ti farà bene un po' di tempo tra sorelle".
Feci un cenno positivo col capo e poi mi avviai verso la porta prima di essere fermata nuovamente.
"Se dovessi vedere Tsuki, prova a far pace. Lei non ti odia, è solo ferita. Non puoi fargliene una colpa, no?"
Restai in silenzio, anche se ogni parte di me urlava un 'no' secco. Lei non aveva nessuna colpa.
"Cercate di parlare come persone mature, ok? Ora vai, dai" sorrise.
"Ci proverò. Ci vediamo, mamma" le sorrisi a mia volta prima di incamminarmi verso casa mia. 

Non ero pronta al pensiero di dover entrare in casa e non avere Katsuki ad accogliermi, ma dovevo farmi forza e continuare solo a pensare alla modalità più sicura per portare via sia lui che Kathara da quella gabbia di matti.
Sperai solamente che Touya stesse dando loro un occhio per me, ma non era né un babysitter né dopo il nostro ultimo incontro sarebbe stato disposto a evitare che facessero loro del male per conto mio.

Scossi la testa a questi pensieri e mi accorsi di essere davanti a casa, così presi le chiavi di scorta e aprii la porta.
"Sono a casa!" esclamai appoggiando le chiavi sul mobile dopo aver chiuso la porta.
In realtà ero da sola, perciò non attesi risposta. Mamma e papà -sì, continuavo a chiamarli così e continuo ancora adesso- erano a lavoro e... beh, si sa.
Andai al piano di sopra e appoggiai il borsone sul mio letto per poi decidere di farmi una doccia veloce.
Rubai una felpa di Katsuki e presi dei semplici jeans neri, per poi andare a lavarmi.
Cercai di impiegarci il minor tempo possibile, ma le goccioline calde che cadevano sul mio corpo stavano aiutando a distendere i nervi, così mi concessi un paio di minuti in più. 
Una volta chiusa l'acqua mi asciugai e mi vestii il più in fretta possibile, pettinai i capelli e scesi nuovamente le scale, presi il telefono e le chiavi ed uscii dal portone.

Stavo per metter piede sul marciapiede, quando una chioma rossa mi sbucò di fianco facendomi sobbalzare dallo spavento.
"Scusa Miya, non volevo spaventarti"
"Tranquillo Eijirou, hai bisogno? Sto uscendo" dissi cercando di non sembrare rude. 
"Vorrei parlarti un attimo, posso?" 
"Sì, ti spiace parlarmene mentre camminiamo? Sono un poco in ritardo".
Lui si limitò ad annuire e ci incamminammo entrambi verso la mia vecchia casa.
"Di cosa volevi parlarmi?"
"Ho un piano per salvare Bakugou e Kathara".
Mi girai verso di lui con uno sguardo che diceva palesemente ‘Dimmi tutto’, così si sbrigò a sputare il rospo.
“In realtà ne ho già parlato con Midoriya, Todoroki e Kaminari, ci troviamo questa sera per andare tutti assieme ad aiutarli. Sei dei nostri o non te la senti?” spiegò senza entrare troppo nei dettagli.
“Non chiederlo nemmeno. Sono più dentro di tutti voi messi assieme” mi limitai a rispondere continuando a guardare dritto.
La strada per casa era dietro l’angolo, perciò la conversazione sarebbe dovuta terminare da lì a poco.
“Dove ci troviamo?” domandai prima di svoltare a sinistra. 
“In un parco dietro casa di Midoriya, ti mando la posizione un paio d'ore prima. Abbiamo deciso di vederci per le sette e mezza: ti va bene?”.
Mi limitai ad annuire prima di vedere la mia ormai ex casa in fondo alla strada, così mi fermai prima.
“Tra pochi passi sono arrivata, posso pure continuare da sola, tranquillo” dissi indicando la mia metà alla fine della via. 
Lui fece un cenno affermativo con il capo.
“Allora a dopo, scrivimi se hai bisogno di qualcosa” 
“Va bene, grazie Eijirou, a dopo” lo salutai con la mano prima di finire la mia camminata e arrivare davanti al cancello e citofonare.
Cercai di ignorare i brividi e i ricordi che cominciavano ad assalire la mia mente e fortunatamente la voce di Fuyumi mi riscosse dai miei pensieri.
<<Sì?>>
<<Sono io, Miya>> 
Non arrivò risposta e il cancello si aprì automaticamente e così mi feci spazio nella stradina e arrivai davanti alla porta dove lei mi attendeva con un sorriso caloroso.
“Ciao Miya” mi salutò per abbracciarmi subito dopo e scrutarmi attentamente.
“Stai meglio?” 
“Sì, tranquilla” risposi con un sorrisetto, cercando di non ripensare per l’ennesima volta a quella scena.
“Bene. Vieni pure, siamo solo io e te tanto, Shoto e Tsuki sono andati a fare un giro”.

𝐓𝐡𝐞 𝐃𝐚𝐲 | Mʏ Hᴇʀᴏ AᴄᴀᴅᴇᴍɪᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora